MisundersTour – prologo

Mentre i siti ciclistici seri vi anticiperanno le composizioni delle squadre, e poi vi proporranno l’analisi dei favoriti, degli outsider e del percorso, e poi, una volta partiti, vi forniranno puntuali cronache e competenti commenti, la Zeriba Illustrata, che è un blog fatto da uno che di ciclismo non ne capisce, può solo parlare di fraintendimenti, equivoci e notizie inequivocabilmente false ma plausibili. E gli equivoci nel ciclismo di oggi sono più facili, innanzitutto perché spesso non si possono usare le radioline ed è pratica sempre più diffusa che, ad ogni arrivo di ogni gruppetto sul traguardo, il primo, a scanso di equivoci, intanto esulti in segno di vittoria, e poi vada a verificare se c’erano altri davanti. E poi la globalizzazione: già è andata bene al ciclismo che nessuno lo definisca multietnico, ma comunque con le tante lingue che si parlano in gruppo è sempre più difficile farsi capire. Basti ricordare cosa è successo al Giro nella tappa di Bari, quando il gruppo andava a passeggio per la pericolosità delle strade non solo bagnate ma anche meridionali, e l’esperto vicesceriffo Quinziato, temendo una brunettiana accusa di essere fannulloni, gridava “Go” a quelli dell’ Orica, e invece quei mattacchioni australiani, noti anche per i video divertenti che mettono sul loro sito, hanno iniziato a cantare “Go Johnny Go / Johnny Be Good”, ed è dovuto intervenire Mauro Vegni per fermare Oss che stava già andando all’ammiraglia a prendere la chitarra elettrica da bagnato.

magritte

incomunicabilità

Didascalie

In libreria vedo Cattive ragazze. 15 storie di donne audaci e creative, di Assia Petricelli e Sergio Riccardi, che ha vinto il premio Andersen 2014 come miglior libro a fumetti. In copertina sono disegnate le 15 ragazze del titolo, donne del mondo dello spettacolo, della cultura, della politica, allineate e con un’espressione decisa e cattiva, come se fosse Neneh Cherry, ai bei tempi di Raw like sushi, moltiplicata per 15. Però mi è bastato sfogliarlo per capire che il libro ha una sua priorità didascalica tradotta letteralmente in un eccesso di didascalie, che circondano vignette che stanno lì giusto per far finta che si tratti di un fumetto. Insomma come le famigerate storie di quel soporifero Enzo Biagi, che solo il Cav (quello di Arcore, non quello di Man) poteva spacciare per comunista. Ma tra le 15 ragazze, che avrebbero meritato miglior sorte fumettistica, c’è Alfonsina Strada. Allora ho letto sul posto le 4 pagine dedicate alla storica ciclista, che non aggiungono niente di nuovo a quanto già si sapeva, e poi ho riposto il libro. Arrivederci.

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come se fosse

Fratelli, dove siete?

Una delle gare spagnole che resiste alla crisi è il G.P. Miguel Indurain. Pensavo che sarebbe bello organizzare anche una corsa dedicata a Prudencio Indurain, il ciclista che veniva quasi deriso, dicendo di lui che correva solo perché fratello di Miguelon, e che pure nel finale di carriera vinse tre tappe della Volta Ao Alentejo. Una corsa riservata ai fratelli di ciclisti più forti e titolati, e che in genere si smarriscono in fondo agli ordini di arrivo o corrono le gare minori. Potrebbero così almeno una volta correre da protagonisti Juraj Sagan e Martin Velits, Jérôme Gilbert e Dennis Vanendert, Valentin Iglinsky e, per le pari opportunità, anche Daniele Ratto e Paolo Longo Borghini. E, in questa irrealizzabile, ipotetica gara, farei correre anche il fratello di Frank Schleck, che potrebbe far bene e, chissà, anche arrivare secondo come ai vecchi tempi.

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Genova per noi

Ben venga l’attesa esplosione di Sonny Colbrelli, ma questo Giro dell’Appennino per uomini veloci mi lascia un po’ perplesso. Insomma preferivo quello che arrivava a Pontedecimo, più selettivo, quello delle 6 vittorie consecutive di GiBì e delle 3 di Bugno. Però, è anche vero che lo scenario del centro di Genova è uno dei più belli tra quelli proposti dal calendario ciclistico, e non avrebbe niente da invidiare al Boulevard de la Sauvenière, se ancora vi arrivasse la Liegi. Ragazzi, Genova è davvero una bella città se Renzo Piano non è riuscito a rovinarla.

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Uruguay

Per la cronaca, il campione uruguayano in carica è Nicolas Arachichu, che nel 2013 ha vinto la prova in linea su strada, e quest’anno si è già messo in evidenza con il 131° posto nella prima tappa del Tour di San Luis (fonte Cicloweb).

L’inferno

Doveva essere quello l’inferno? Senza audio. Un silenzio immobile in mezzo al costruttivismo russo.

(da G.D., Cap. IV, su schiantavenna’s blog)

Microdisney (Walt non c’entra)

Erano uno dei miei gruppi preferiti nei favolosi anni 80. Il loro capolavoro The Clock Comes Down The Stairs l’ho avuto in tutti i formati, allora mc, poi lp, mp3 e ora nelle versione cd, arricchita da John Peel sessions degne di cotanto padrone di casa. Facevano un elegante pop un po’ soul un po’po’ jazz, cantato con energia punk. Niente a che vedere con la musica lounge, soprattutto, a quanto pare – mai provato a tradurli – per i testi. Non facevano parte di nessuna voga di allora, non sono entrati in nessun revival successivo. La copertina del suddetto capolavoro è la foto di scambi ferroviari, forse quelli che dall’Irlanda li hanno portati a Londra. Nel video di Town to Town suonano su un autobus e a un certo punto affiancano un gruppo di ciclisti. Sean O’Hagan e Cathal Coughlan, chitarrista e cantante dei Microdisney : come se Sean Kelly e Stephen Roche, invece che un  mondiale i tre grandi giri e un set di classiche monumento, avessero raccolto i risultati di Daniel Martin e Nicolas Roche. E continuano ad essere uno dei miei gruppi preferiti dei favolosi anni ottanta, decennio fecondo per la musica e il ciclismo irlandesi.

microdisney+ciclisti

Occhio, malocchio

Quinta tappa del Giro di Svizzera. I corridori passano una prima volta sul traguardo. Il Team Manager dell’Omega Pharma, Patrick Lefévère, twitta che quello  è l’ennesimo finale pericoloso. Volata: cade Cavendish, della squadra di Lefévère. Io non sono superstizioso, Cavendish non saprei, soprattutto da ieri.

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Smoke Fairies

Vi potrei dare un consiglio, ma poi vi consiglierei di non dargli retta, al consiglio. Perché, a volte, pensandoci, cercando di guardare le cose con distacco, dall’alto, con lucidità, che non è mica facile, e poi non è facile neanche essere in grado di dire se in quel momento in cui lo credi stai effettivamente guardando le cose con distacco, dall’alto, con lucidità, in quei casi mi viene da pensare che forse io con le donne che fanno musica sono un po’ di bocca buona, perché me ne piacciono davvero tante, e loro se ne approfittano, fanno i dischi e io glieli compro. Questo potrei pensare in quei momenti in cui, forse, guardo le cose con distacco, dall’alto, con lucidità. Negli altri momenti, però vi consiglierei, se vi piacciono le Warpaint, di ascoltare anche queste fate fumose, o affumicate, che stanno in giro da più anni, e si potrebbe dire che sono un po’ più folk e un po’ meno sensuali.

SF

Siamo in 2, anzi 3

Quando ho aperto questo blog, il 2 aprile scorso, perché se l’avessi aperto il primo sarebbe stato preso ancora meno sul serio, pensavo che fosse un bell’azzardo un blog che non dichiarava di cosa parlava, lasciando che lo chiarissero i vari post, come se la gente avesse tempo da perdere su internet con tutti i siti porno che ci sono, un blog che alternasse ciclismo musica letteratura fumetti e chissà cos’altro ancora mi verrà da scrivere. Un blog che per il ciclismo preferisse un po’ di umorismo (sempre che ci riesca) alla retorica degli eroi, della fatica, della polvere e del bianco e nero, tipo quei servizi di Alessandra De Stefano con in sottofondo una musica da film dove lui e lei si amano ma uno dei due muore (e non era nemmeno ciclista, che uno poteva dire che è morto perché si drogava) e il film finisce giusto in tempo prima che il sopravvissuto trovi presta consolazione tra le braccia di un altro che goda di più salute. Poi, tra i miei visitatori ho scoperto schiantavenna’s blog, all’indirizzo schiantavenna.wordpress.com e non mi chiedete che significa questa parola – fatto, anch’esso con umorismo, da due ciclofili piemontesi. E da un po’, tre puntate, hanno iniziato la pubblicazione di un racconto, G.D., che non c’entra niente col ciclismo. E quindi non siamo soli in quest’infinito universo duepuntozero in espansione, ammesso che l’infinito abbia spazio per espandersi: ma tu guarda in che interrogativo logico-filosofico sono andato a cacciarmi proprio ora che il post era già finito!