Non date retta a Peter Sagan, quando all’indiscreta Alessandra De Stefano non rivela dove andrà in vacanza perché poi “vengono i paparazzi”. Tempo una settimana, al massimo qualche copertina di rotocalco per Nibali e i suoi, e poi anche questa famiglia poco glamour verrà finalmente abbandonata dai giornalisti che potranno passare a ben altri più vistosi personaggi. Poi non sappiamo se qualche settimanale slovacco segua le impennate di Sagan con le donne. Ma il gossip in genere non tocca il ciclismo.
In questo 2014 ricorrono molti anniversari: i 100 anni della Guerra Mondiale, che in Ucraina e in Medio Oriente celebrano nel migliore dei modi, il centenario della nascita di Bartali, i 20 anni dall’esplosione di Pantani e i 10 dalla sua morte, i 50 dallo sbarco dei Beatles in Usa, i 30 dall’uscita del primo 33 giri degli Smiths e del primo 7 pollici dei CCCP, e, come spesso ci ricorda Paolo Nori, il centonono anniversario della nascita di Daniil Charms. Ecco, quest’anno ricorre anche il decennale del folle gesto di Judith Arndt. Perché c’è una cosa che a volte mi chiedo e, andando a cercare su internet, non trovo niente. Ma andiamo per ordine.
Judith Arndt, passistona tedesca, era una delle più forti cicliste finché ha corso, figuriamoci nel 2004 quando la Vos era ancora junior. Alle Olimpiadi di Atene, nella prova in linea, va in fuga con l’australiana Sara Carrigan (una che aveva vinto qualcosa prima e ha vinto poco altro dopo), non fa la volata, arriva seconda e poi, con espressione arrabbiatissima, alza il dito medio rivolta a qualcuno. Se cercate immagini della Arndt su google vedete quanti diti medi escono. Che cosa era davvero successo – se non ricordo male – l’ho sentito raccontare in tv, con naturalezza, da Alessandra Cappellotto ai successivi Mondiali di Verona. Judith Arndt era arrabbiata con i dirigenti della Federazione tedesca perché non avevano convocato la sua compagna Petra Rossner, e così aveva deciso di fargliela pagare e di farli tornare dalle Olimpiadi con un oro in meno. E forse è stato dai Mondiali di Copenhagen del 2011 che ho iniziato a chiedermelo. La tedescona rivince il titolo a cronometro, sale sul podio, la tv inquadra il pubblico, c’è una donna anziana ma è la mamma; ci sarà Petra Rossner ad applaudire? Insomma mi chiedo se le due ex cicliste ex DDR siano ancora insieme. Perché, se si fossero lasciate, che cosa sarebbe rimasto ad ognuna di loro di quel folle gesto, di quel brutto regalo? E cosa ne avrà pensato col tempo la Arndt, che ha vinto titoli mondiali in linea e a cronometro, ma non olimpici? Si sarà pentita? Avrà rimpianti? E cosa ne avrà pensato la Rossner? Avrà gradito? O col tempo avrà iniziato a pensare che quella medaglia sarebbe stato bene nel loro salone, per fare pendant con quella che lei aveva vinto nell’inseguimento a Barcellona? E non sarebbe stato meglio se la Arndt avesse pensato a un gesto più egoistico e redditizio? Avrebbe potuto intanto vincere e poi, dall’alto del suo oro, polemizzare e maledire la Federazione, e infine, in favore di obiettivi e di telecamere, lasciarsi andare a più gestacci di quanti ne potrebbero fare Cavendish, Pirazzi e Tonkov durante una festa kazaka in una bettola di Grottaferrata. Digiti i loro nomi insieme e non esce niente di aggiornato. Un sito in tedesco la mette sul tattico, almeno a dar retta a google translate, cioè Rossner e Arndt avrebbe potuto fare un efficace gioco di squadra. Allora mi viene un’altra curiosità: ma chi fu convocata? Intanto i posti allora erano tre. Petra Rossner era già stagionata ma ancora vincente. Però in Germania la concorrenza non mancava. C’erano le forti velociste Regina Schleicher e Ina Yoko Teutenberg, e c’era l’altra passistona Hanka Kupfernagel, oggi splendida quarantenne ancora in gruppo. E invece le altre due convocate furono la giovane Trixi Worrack, con un luminoso futuro da promessa non mantenuta davanti a sé, e la molto meno titolata Angela Brodtka. In conclusione, sembra che la Federazione la prese bene, se poi Judith Arndt fu convocata due mesi dopo per i mondiali di Verona, dove andò in fuga, da sola, non fu più raggiunta, e vinse davanti a una sorprendente atleta locale appena ventenne, Tatiana Guderzo, che non c’entra niente con questa storia ma ci sta bene per chiudere in bellezza, in tutti i sensi direi.

Judith Arndt e Petra Rossner