Un weekend greco

Sabato a Selva di Val Gardena Ilias  Periklis è arrivato a quarto nel Campionato Mondiale mountain bike marathon, competizione che vinse nel 2012. Qualche veniale taglio di percorso non è bastato per salire sul podio.

Domenica nel campionato nazionale in linea su strada il dilettante Polychrónis Tzotrzákis ha battuto il favorito Ioannis Tamouridis. Tamouridis ha vinto titoli nazionali in linea, a cronometro, su pista e anche in mtb, varie medaglia su pista in competizioni internazionali (compresi Mondiale e Coppa del Mondo) e nel 2013, in cui si affacciò nel World Tour con l’Euskaltel, concluse sia la Sanremo assiderata che il Giro d’Italia.

Ieri nella prima serata delle  6 Giorni delle Rose al velodromo “Attilio Pavesi” di Fiorenzuola d’Arda, nelle gare di contorno che assegnano punti UCI, Christos Volikakis ha vinto il torneo di Velocità Elite.

ATENE

Atene in bicicletta

dietro

Una di quelle tante frasi fatte consolatorie, che molti trovano conveniente usare, dice che dietro un uomo di successo c’è sempre una grande donna. Per le pari opportunità si potrebbe dire che anche dietro una donna di successo c’è sempre un grande uomo. Kenneth Flesjå era un mediocre ciclista norvegese che a un certo punto ha capito che era meglio cambiare attività e mettersi a fare l’allenatore. Nel 2001 ha iniziato ad allenare Gunn Rita Dahle, sua connazionale forte in mountain bike, che inoltre aveva fatto bene anche su strada. Nel 2005 i due si sono sposati, e così anche Kenneth ha avuto delle belle soddisfazioni, dato che la moglie ha vinto un’Olimpiade, Coppe del Mondo, Campionati mondiali ed Europei nel cross country e nella marathon, e da qualche anno c’è anche una corsa intitolata a lei, che a 42 anni continua a vincere, portando anche il nome del marito allenatore. Ora secondo me questo non significa niente riguardo a quello che dicevo all’inizio, ma, se per orientarvi nella vita e per conoscere le cose avete bisogno delle frasi fatte, vedete un po’ voi se significa qualcosa.

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Cose che succedono a Ljubljiana

L’imminente Giro d’Italia Donne partirà da Ljubljana, in Slovenia. Poiché il ciclismo femminile è meno seguito di quello maschile, in proporzione ci saranno meno persone che si scandalizzeranno perché Il Giro d’Italia parte dall’estero, e ancora meno che si lamenteranno del fatto che non tocca il sud. Questa faccenda delle tappe al sud è stata chiarita da Carmine Castellano, ex patron del Giro maschile, che è di Sorrento, quindi non può essere sospettato di chissà che, con poche parole ma ha detto tutto. Di certo non sarà difficile avere a Ljubljiana più pubblico di quanto ce n’era al prologo dell’anno scorso. Però mica volevo scrivere di questo. Volevo invece dire che a Ljubljiana c’è una di quelle orchestre che sono formate interamente o quasi da un unico tipo di strumento, l’ Orkester Mandolina Ljubljiana. E questo genere di orchestre a volte si diletta a eseguire brani rock o pop, guadagnandone ovviamente in popolarità. La più famosa nel genere probabilmente è The Ukulele Orchestra of Great Britain, che ha pubblicato vari album, tra cui Anarchy in the Ukelele, con brani punk e new-wave. Dell’Orkester Mandolina Ljubjiana potete visitare il sito oppure  vedere qualche video su you tube, in cui fanno brani pop o temi per film; ma quello che più mi ha colpito per l’azzardo e la buona riuscita dell’operazione è Out of Space, uno dei miei pezzi preferiti dei Prodigy. Va detto che però in quel pezzo c’è tanto di batterista, così come un coro si aggiunge nell’esecuzione dei temi da film. Il direttore è il maestro Andrej Zupan, atteggiamento spavaldo, e forse una certa tendenza alla gigioneria, perché devo dire che non mi è piaciuto nella versione di Take On Me degli A-Ha, quando ha trasformato la cosa in una specie di grande karaoke, invitando il pubblico a cantare, col risultato di coprire gli strumentisti, non facendone apprezzare l’esecuzione. Comunque sarebbe bello se questa orchestra venisse ingaggiata per eseguire qualcosa alla partenza del Giro, va bene pure l’inno del paese della vincitrice, presumibilmente quello olandese anche in assenza della Marianne, perché gli inni hanno solo da guadagnarci se vengono eseguiti con un po’ di ironia.

O.M.Ljubljana

Privati e integrati

Il capo degli industriali, quello che disse di essere come Freire, ha detto delle cose sul welfare italiano. Ora io non ne capisco molto, potevo capire Freire quando diceva che la squadra non aveva lavorato per lui o cose del genere, non queste cose di economia, ma mi sembra, però – ripeto- può darsi che non ho capito, o sono i giornali che scrivono quello che gli fa comodo, mi sembra che abbia detto più o meno che bisogna tagliare la sanità pubblica e puntare  sulla sanità privata e sui fondi pensione integrativi. Quindi, se uno si sente poco bene, se per esempio ha l’ematocrito un po’ alto, oppure il cortisolo un po’ basso, mi chiedo se può ricoverarsi al Centro Mapei, che lì lo rimettono a nuovo, e ne esce come se fosse Basso quando ha fatto la prima comunione.

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Sanchez e biSanchez

Gli spagnoli non hanno una grande varietà di cognomi, sempre gli stessi che si ripetono, semmai cambiano le combinazioni, dato che portano sia quello del padre che quello della madre. Però è curioso che hanno due Sanchez ciclisti, non parenti, e uno ha vinto l’Olimpiade di Pechino e l’altro oggi ha vinto la prima edizione dei cosiddetti Giochi Olimpici Europei. E non sono due fenomeni. Più forte senz’altro l’oro cinese Samuel, qualche podio in classiche monumento e il defunto Campionato di Zurigo come più importante vittoria in linea. Luis Leon, più discontinuo e anche più chiacchierato, ha vinto due volte a San Sebastian. Ma il livello della gara di oggi, al contrario della prova femminile di ieri, non era granché, c’erano molti atleti di squadre continental. E poi basti il fatto che i primi due (secondo è arrivato Grivko) sono dell’Astana, che nella stagione delle classiche sembrava distribuisse a casaccio i suoi uomini tra le varie prove, senza una strategia. Eppure fino a poco tempo fa la Spagna sembrava non avesse un grande futuro: aveva i suoi grandi vecchi (Contador, Rodriguez, Valverde) ma nessun giovane promettente. Poi, all’improvviso, i giovani sono spuntati, Landa e Lobato su tutti, mentre i vecchi continuano a vincere, anche quelli meno blasonati. in Italia, invece, i vecchi si riciclano tutti, chi prima chi dopo, come chiocce o gregari. Anche Pozzato sembra avviarsi su questa strada, ed è meglio così.

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il prevedibile ritorno di Rossella

Questi primi Giochi Europei che si tengono a Baku (cioè in Europa per un pelo) li hanno incastrati male nei calendari internazionali delle varie discipline e sono anche quasi invisibili. La prova di ciclismo in linea femminile aveva un buon campo di partenti, nonostante la contemporaneità del Giro di Gran Bretagna, e l’ordine d’arrivo lo dimostra: Amialiusik, Niewadoma, Van Den Breggen, Van Dijk. Questa volta non è arrivata la medaglia per le italiane, ma la prima di loro, subito dopo le quattro elencate, non è stata la Scandolara, o la Cecchini che partiva come punta, o l’ancor giovane veterana Guderzo, ma la sempre criticata Rossella Ratto, che dopo essere stata sempre protagonista a mondiali ed europei nelle categorie giovanili, passata tra le élite, ha terminato tra le prime in tre mondiali consecutivi, prendendosi il bronzo fiorentino. See you in Richmond.

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coretti

Ci sono un’inglese, un’irlandese e una francese, ma non è una barzelletta con i pregiudizi razziali dentro, è un trio femminile, The Wharves,  che fa un rock un po’ folk e un po’ anni 90, di quello che chiamano “indie”, cioè con un aggettivo che non vuole dire niente. Il loro vero e proprio esordio è l’album At Bay dell’anno scorso, accolto generalmente bene, anche se a qualcuno è sembrato poco originale e perciò si è messo a fare i paragoni e a dire che si vabbe’ ma questo già ci stavano quelle altre che lo facevano meglio, e i paragoni sono con Slits e Raincoats, Breeders e Sleater Kinney, fino alle Warpaint. A me il disco non è dispiaciuto, ma nei momenti in cui fanno dei coretti mi ricordavano qualcos’altro, qualcun altro, ma non riuscivo a capire chi. Poi il disco l’ho diciamo archiviato, quasi dimenticato, e quando mi è capitato di nuovo davanti, che in un primo momento mi sono chiesto chi erano, poi a poco a poco mi sono ricordato di quello che se n’era detto, l’ho riascoltato, mi è piaciuto di più, e poi finalmente ho capito chi mi ricordano in quei coretti: le Roches, Maggie & Terre & Suzzy Roche, un trio folk, anzi tri-folk (bi-folk no di sicuro) di sorelle americane di origine irlandese che erano uno spettacolo per le orecchie.

TheWharves