Tanti amori, Conversazioni con Marco Manzoni, di Gianni Mura, è un’antologia di articoli con annessa intervista edita nel 2013 da Feltrinelli, che parla di sport e delle altre passioni di Mura, ed è un libro fondamentalmente nostalgico, in cui compare 3286 volte la parola “etica”, cosa che, lungi dal voler criticare chi ancora si ostina a dare importanza a queste cose, a volte rende il discorso pesante come un sermone. Però è curioso notare anche qui quella diffusa visione differenziata, per cui si parla del ciclismo quasi solo in termini di doping, mentre tra i personaggi positivi per dire c’è Helenio Herrera, quello delle pilloline ricordate da alcuni ex interisti, e chissà come mai gli ex ciclisti stanno ancora tutti lì che sembrano dei giovanotti, guardate quella capa di bomba di Rijs, e alcuni della Grande Inter sono morti precocemente. E alla fine quasi viene il dubbio che Mura abbia continuato a seguire non il ciclismo ma il Tour solo perché gli piacciono la Francia e la cucina e le cantine francesi, e però poi bisogna ricordare che lui ha scritto una canzone per i Têtes de Bois, che si intitola Le bal des cols, il cui testo è la semplice elencazione delle salite del Tour, non ha scritto Le bal des vins, e allora vabbe’. Ma neanche volevo parlare di questo. E’ che alla fine della lettura di questo libro mi è venuto da pensare una cosa che non c’entra con lo sport. Pensavo che se, per ipotesi, per un motivo misterioso, uno sceicco fosse pure lui nostalgico di quella Milano che non c’è più, forse si farebbe costruire, in mezzo al deserto di un emirato a scelta, un enorme palazzo con ringhiere d’oro e una grande fontana, anch’essa d’oro, per lavarsi giù nel cortile.