Animali e bestie

Ancora cicaleccio al Giro. Si arriva a Bibione, per la quinta volta nella storia, e mai che fosse in gara il Delfino di Bibione. E’ la tappa meno avvincente fin qui, e dopo una lunghissima estenuante preparazione alla volata, che sembrava non si arrivava mai, vince il Gorilla, da Scinto ribattezzato il cinghialotto, ma questa volta la sensazione è stata che Ewan potesse batterlo, solo che lo dicono tanto spericolato ma non sa ancora correre sulle transenne, unica possibilità che gli ha lasciato il tedesco. Il quale ora si ritira. E tutti a lamentarsi, la De Stefano sembra farne una questione personale, non sta bene che la maglia rossa si ritira, se fosse stato al Tour in maglia verde si sarebbe ritirato? E poi a dire che una volta non era così, ma non è esatto, basti pensare che Zabel è venuto al Giro solo a fine carriera. Il punto, secondo me, è che ancora una volta bisognerebbe mettersi d’accordo. E’ come pure la faccenda dalla sicurezza, ci si lamenta dei pericoli, delle troppe moto, finché si corre in Belgio, poi se qui il direttore di corsa Allocchio sanziona qualcuno allora dicono che è severo. E così per i velocisti in ritirata: si pubblicizza la corsa più dura del mondo nel paese più bello e permaloso del mondo, ci si vanta di avere montagne vere che al Tour e alla Vuelta non ce l’hanno, e poi, quando sta per infuriare la battaglia e lo Squalo dello Stretto, con l’aiuto dell’Aquila di Filottrano, dovrà cercare di mettere in difficoltà la Movistar bilama, ci si lamenta se dei pesanti armadi scelgono di non trascinarsi senza senso su quelle salite, tanto più quest’anno che c’è un mondiale per velocisti. Sembra quasi che al Processo non abbiano niente di cui parlare. E deve essere davvero così se poi si finisce a parlare anche di un libro, senza citarne né il titolo né l’autore né il ghostwriter, ma che è chiaramente Bestie da vittoria, oggi pubblicizzato sulla prima pagina de La Repubblica. Ma sarebbe stato meglio ignorarlo, lasciarlo ai lettori di quel quotidiano, al pubblico delle jene, a quelli che come hobby principale hanno quello di scandalizzarsi e dire: Che vergogna!

Matteo-Renzi-in-bici