San Sebastian è la prima classica dopo il Tour e ne sembra un’appendice perché anch’essa poco battagliata. Sarà stata una corsa sgradita anche a un po’ di selezionatori delle nazionali: Gallopin è arrivato secondo e non è tra i convocati per le Olimpiadi, in verità dopo un Tour anonimo, Brambilla è stato il migliore degli italiani e neanche lui ha trovato un posto nella nazionale nibaliana, e infine Valverde e Rodriguez hanno fatto le prove generali per Rio, guardandosi tra loro, vai tu no vai tu, e perdendo. Purito non ha neanche fatto lo sprint per il podio, attardandosi a salutare il pubblico nell’ultima partecipazione a questa che è una delle tante gare dove in passato è giunto secondo. E a proposito di piazzamenti, fa piacere quando vince finalmente uno che si è piazzato spesso, e oggi è stata la volta di Mollema. L’olandese, insieme a Valverde Rodriguez e Gallopin, è scollinato in testa sull’ultima salita, di quelle ripide adatte proprio ai due spagnoli, e si è subito buttato in discesa contando sulla loro rivalità, ed ha avuto ragione. Quest’anno la corsa è andata meglio dell’anno scorso: la trasmissione tv c’è stata, pur con qualche difetto, e nessuna moto ha buttato giù dei corridori. A quello ci ha pensato il solito Geniez, che è caduto mandando giù anche il suo capitano Vichot, e quando si è rialzato, Martinello ha detto che non sembrava in grado di ripartire, ma la verità è che spesso non sembra in grado di andare in bicicletta.
Mese: luglio 2016
110
E stamattina in piazza un pensionato, un anziano, insomma un vecchio diceva che il Napoli ha venduto il suo giocatore per centodieci miliardi.
una papera
scontri culturali
Estate
una breve in cronaca
C’è scritto oggi su un quotidiano che “Salvini paragona la Boldrini a una bambola gonfiabile per avere ancora più spazio su giornali e tv. Il castigo migliore è dedicargli una breve in cronaca”, c’è scritto in prima pagina.
A Rio
E ora tutti a Rio. Ovviamente tranne quelli infortunati. E quelli che non sono in condizione. E quelli che il percorso non gli si addice. E quelli non selezionati. E qualcuno che ha rinunciato per paura del virus zika. E qualcun altro fermato per storie di doping…
parole di commiato
Per commentare questo Tour si potrebbe parlare di Froome che ha vinto in maniera diversa che in passato, e se adesso vincesse anche qualche corsa importante diversa colorerebbe la sua carriera. O di Sagan sempre più tutto, non ci sono più parole. O di Valverde che non si iscrive mai a una corsa per prepararne un’altra, non so se mi sono spiegato. O di Cavendish che quando lottava con gli italiani ne sottolineavano sempre limiti e presunte scorrettezze e ora che invece lotta con i tedeschi, rei di Leso Giro d’Italia, viene incensato. O di Quintana inferiore alle attese: allergia si dice, forse alla vittoria? O di Majka che due anni fa si lamentò con la squadra perché gli fece correre due grandi giri consecutivi, e quest’anno, dopo un piazzamento al Giro, si è scatenato al Tour. O della sapienza italica presente nell’Astana: ds, allenatori, preparatori, citati ed elogiati, ma poi siamo proprio sicuri che ne capiscono? O dei giovani, ci sono sempre stati i giovani promettenti, come però ci sono sempre stati i vecchi che non hanno mantenuto le promesse fatte da giovani. O di Bardet, che forse non rientrerà in quest’ultima categoria. Ma sentendo il discorso di Froome sul podio, mi è venuto da pensare che mi spiace che il Tour non l’abbia mai vinto Purito Rodriguez, non fosse altro perché avrei voluto sentire un suo discorso. Nello sport, come anche nella musica, nello spettacolo, quando uno diventa vecchio, o veterano se preferite, pare che diventi più rispettabile e rispettato, e si tendono a ricordarne i lati positivi e dimenticarne quelli negativi. Simpatico vincente tendenzialmente perdente, in fondo Rodriguez era specializzato in scatti su pendenze ripide. Ha cercato di vincere qualche grande giro con scatti negli ultimi chilometri, ed è stato battuto da corridori più fantasiosi e completi (Contador) o tenaci (Hesjedal). Ma se le parole hanno un po’ di importanza, Purito in questo è uno dei migliori, concreto e non retorico, l’anti-Basso, e ho detto tutto. Per questo avrei voluto sentire un suo discorso: almeno in quel campo non avrebbe avuto difficoltà a fare meglio di Froome.
Biologia della fame
Dicono che nello sport vince chi ha più fame. Allora forse per questo nella penultima tappa del Tour Nibali è arrivato terzo: perché lui ha vinto molto e ora ha un obiettivo più importante come le Olimpiadi, mentre Izagirre e Pantano in carriera hanno vinto molto di meno e hanno rischiato molto di più in discesa. Si, ma la faccenda della fame può andare bene come figura retorica, ma nella realtà biologica, fisiologica, chi ha fame non ha la forza per fare niente, come Aru che oggi è andato in crisi, forse di fame, e, quando ha iniziato ad essere in difficoltà, Rosa gli ha offerto gel, barrette, un panino con la porchetta, una torta glassata, dicendogli come una vecchia nonna: “Mangiach’èbbuono”. Certo sarebbe strano: le squadre hanno preparatori, allenatori, nutrizionisti (almeno quelle world tour, poi le continental non so, forse hanno il kebabbaro) e poi rispunta fuori la fringale che ci insegnò De Zan. Comunque il Tour è ormai finito e la RAI già sta pubblicizzando il film sulla corsa che andrà in onda la settimana prossima: sarà un programma consigliato soprattutto a quelli che seguono Paperissima e programmi simili, insomma quelli che si divertono a vedere le cadute, perché, tolte quelle, di questo Tour non rimane granché.
Come se fosse
Quando nel 1994 Giorgio Furlan vinse la Milano Sanremo c’era lo sciopero dei giornalisti, la RAI trasmise le immagini senza commento e non fu difficile seguire la corsa. Oggi, durante la diretta della terzultima tappa del Tour, c’è stato un servizio storico e Beppe Conti ha tirato fuori ancora la storia di Bugno alleato di Indurain contro Chiappucci nel 1992, come se Bugno fosse stato decimo o fuori classifica e non in lotta per il podio. In questo Tour, invece, ci si è lamentati sempre della mancanza di coraggio e dello spettacolo, ma poi, quando è partito Bardet, Pancani si è chiesto se non fosse partito troppo presto, come se avesse attaccato a 150 km anziché a 15, e non era presto visto che poi ha vinto la tappa ed ora è secondo in classifica. Se non fosse per Martinello, varrebbe la pena di togliere l’audio come se fosse ancora sciopero dei giornalisti.