A casa per un mega raffreddore posso finalmente vedere il famoso “Memory” di Raisport, puntata dedicata a Ercole Baldini, e non capisco la RAI e i suoi palinsenti, perché un programma così non lo trasmettono in prima serata, al posto di uno dei tanti programmi chiassosi e maleducati. Qui si alternano filmati con piacevole colonna sonora e il personaggio della puntata che racconta. Non ci sono intervistatori logorroici, interlocutori, agiografi, denigratori, né sms e tweet in diretta dai telespettatori per dire banalità. Istruttivo.
Mese: novembre 2016
LA ZERIBA SUONATA – quiz del pomeriggio
A un ricevimento nuziale suonano gli Arab Strap, piagnoni scozzesi al cui confronto gli Smiths sembrano allegroni cuorcontenti. A un certo punto lo sposo litiga con la sposa e la manda a fare in cu…ore, come dicono i timorati di Dio, mentre alcuni invitati pestano il cantante. La domanda è: quale futile motivo ha scatenato questa efferata violenza?
A. Gli invitati sono esponenti di un clan camorristico e vogliono esprimere in un linguaggio crudo, ma immediatamente comprensibile, il disappunto per la mancata scelta di qualche cantante neomelodico.
B. Gli invitati sono teppisti norvegesi che, dopo il rito religioso, hanno dato fuoco alla chiesa e avrebbero preferito un po’ di black metal per rallegrare la festa.
C. Il cantante Aidan Moffat, con la sua faccia da cercatore di grane, ha avuto una storia con la sposa e non si è ancora rassegnato.
La soluzione è nel video Afternoon Soaps.
Due cose su quel morto famoso
Lo saprete che è morto questo famoso personaggio, un personaggio come si dice discusso e controverso, che nella seconda metà del secolo scorso ha diviso il mondo in ammiratori e denigratori, ma non mi riferisco al cubano che, non bastasse la lunga carriera da dittatore, è uscito poi anche il famigerato ex calciatore argentino a dire che era il suo secondo padre, e allora, come direbbero proprio a Napoli, bisognerebbe rimprovare al defunto di non aver imparato l’educazione al suo figliastro. No, mi riferivo a David Hamilton. E le due cose che volevo dire non sono affermazioni, ma domande. La prima domanda, dato che le sue foto esistono, sono pubblicate, di lui parlava anche la tv di stato, è se si possono guardare queste foto senza incorrere in qualche reato. E, visto che si parla soprattutto delle sue inclinazioni e vicende personali, la seconda domanda è, a prescindere dai soggetti, quanto valeva come fotografo, perché a me tutto questo flou non mi ha mai convinto.

Una foto doppiamente scandalosa: le due ritratte sono minorenni, e una ha pure la bicicletta: dopata?
ciclisti fantastici e dove guardarli
La metamorfosi del Giovane Holden
Se fosse musica sarebbe più o meno “Kafka plays Salinger” o viceversa.
Un mattino, al risveglio da sogni inquieti, Holden Caulfield si trovò trasformato in un enorme papero. Sdraiato nel letto si stiracchiò e poi si alzò senza problemi. Avendo rifiutato quella schifa proposta di lavoro come commesso viaggiatore non aveva niente da fare e, come tutte le mattine, se ne andò al parco a bighellonare.
LA ZERIBA SUONATA – La musica dei raggi
Nel ciclismo sono più forti danesi e norvegesi, nella musica invece svedesi e islandesi, e non solo per fenomeni come gli ABBA e Bjork, è un po’ tutto il movimento. Però i norvegesi si difendono, e non prendiamo in considerazione i gruppi di qualcosa-metal che nel tempo libero danno fuoco alle chiese. Del resto questi scandinavi il ritmo ce l’hanno nel sangue, basti pensare a Sondre Holst Enger che quando malauguratamente vince una corsa si mette a ballare sul palco. Può sembrare un trito luogo comune, ma gli scandinavi se non cantano muoiono. E il bello è che spesso sono anche originali. Prendiamo Hanne Hukkelberg. Quelli che si preoccupano di catalogare la musica hanno difficoltà ad inquadrarla: rock, pop, jazz, future jazz, acid jazz, downtempo, alternative, indie, sperimentale, folk, country, world, ambient, minimale. Lei, poi, non è di aiuto, come quando nel primo album Little Things utilizza “suoni trovati” come quello dei raggi di bicicletta. E se in Norvegia i ciclisti si mettono a ballare, niente di strano che una cantante vada in bici, come nel video di Blood From A Stone, dall’album omonimo.
Vita Variopinta di un Governatore Regionale
Animali fantastici e in quali libri trovarli
Gli animali fantastici sono forse la moda del momento. Quando poi si somma una moda all’altra, e l’ultima (o la penultima?) vuole che gli album da colorare, che forse ormai i bambini tecnologizzati vi tirano dietro, vengano riciclati per gli adulti perché chissà chi si è inventato che sia un’attività rilassante, ecco abbiamo ora i cosiddetti colouring book anche con draghi e grifoni. Adesso poi c’è questo film che ho scoperto fa parte dell’Universo di Harry Potter, però non ho mai letto né visto niente di questa saga e non so se il protagonista di questo film qui conosce il maghetto, oppure lo evita e fa finta di non conoscerlo perché quello ormai da quando è diventato famoso si da delle arie che è insopportabile. E poi un universo è un universo, mica un quartiere dove si conoscono tutti almeno di vista. Però quello degli animali fantastici è un argomento interessante, di cui hanno scritto alcuni dei miei autori preferiti, e quindi ho fatto 2+2=4, e la matematica non è un’opinione, anche se viceversa il matematico può essere un opinionista, come dimostra Odifreddi. Quest’estate, quando gli industriali del cinema già tramavano il lancio di quel film, però io non ne sapevo niente, ma anche se l’avessi saputo non cambiava le cose, è uscito un librino di Gallucci editore intitolato 10 Teorie sull’estinzione dei dinosauri (e 25 animali fantastici), dove Stefano Benni illustra con le parole 10 teorie sull’estinzione dei dinosauri e Altan illustra con le illustrazioni 25 animali estinti. Benni si può dire che torna sull’argomento perché già aveva scritto Stranalandia (Feltrinelli, ), un libro su un’isola con tanti animali di fantasia, ma io questo libro qui l’ho comprato per Altan. Qualche anno fa avevo letto Guida agli animali fantastici di Ermanno Cavazzoni (Guanda, 2011), una rassegna che tra vari esseri immaginari include anche animali veri, come il pollo e l’uomo. Cavazzoni è potenzialmente uno dei migliori umoristi italiani, con i suoi classici salti da un registro all’alto, i suoi interrogativi filosofici, ma secondo me ha fatto meglio quando si è concentrato su una sola creatura e ha scritto uno dei suoi capolavori: Storia naturale dei giganti (Guanda, 2007), di cui ho già scritto in un apposito post (un “appost”; se la Crusca vuole omologare questo termine bene, se no amici come prima). E insomma il libro di Altan e Benni mi ha fatto venire voglia di approfondire l’argomento, e così ho comprato il Manuale di Zoologia Fantastica di Jorge Luis Borges con Margarita Guerrero (Einaudi, 2015), repertorio di animali bestie bestiacce e intere cosmogonie sia derivanti dalla mitologia e dalla religione che da opere letterarie. Però se qualcuno ha difficoltà a immaginare questi esseri, e perciò un domani potrebbe trovarsi in difficoltà quando, camminando di notte in periferia per strade semideserte o guardando il cielo tra i fumi delle ciminiere (insomma una scena che farebbe contento Vasco Brondi), si trovasse davanti a uno di loro e non riuscisse a capire se è un grifone o un ippogrifo, un catoblepa o un chupacabra, ecco un volume illustrato edito da Il Sole 24 Ore, un giornale che se parlasse più di arte e letteratura e meno, molto meno di economia, sarebbe proprio un bel giornale. Il volume cartonato è Piccola Enciclopedia dei mostri e degli animali fantastici di Orazio Labbate, scrittore siciliano, con efficaci disegni di Marco Ugoni, artista milanese, e presenta l’identikit di 50 “mostri che rendono questo mondo un posto spaventoso”, compresi anche mostri recenti, del secolo scorso, accompagnato da una scheda con l’origine mitologica, religiosa, popolare o letteraria, e una descrizione delle sue caratteristiche, comprensiva di poteri malefici o salvifici e come regolarsi (quasi un bugiardino). E se gli amanti del classico possono andare a spulciare (nella migliore delle ipotesi a spolverare) classici greci e latini e bestiari medievali, per i lettori dalla generazione dei cartoni giapponesi in poi ci sono anche Enciclopedia dei Mostri giapponesi ed Enciclopedia degli Spiriti giapponesi, entrambi di Shigeru Mizuki per Kappalab (rispettivamente 2013 e 2015), giusto per capire da dove escono fuori tutti i demoni e i mostri che Rumiko Takahashi ha sguinzagliato dentro Inuyasha oppure quelli che appaiono prodigiosamente nei film dello Studio Ghibli, a partire dal meraviglioso La Principessa Mononoke di Hayao Miyazaki. Poi se vi preoccupate della vostra reputazione, non volete passare per un credulone che va dietro alle fanfaluche, e anzi volete fare pure bella figura in società, potete dire che esiste la criptozoologia, lo studio degli esseri di cui non è scientificamente provata l’esistenza, che da essa non sono definiti mostri ma “criptidi”. Una nota finale di carattere pratico: il libro di Altan+Benni e quello di Borges+Guerrero sono piccoli e leggeri, ma quello di Cavazzoni e soprattutto quello di Labbate+Ugoni possono benissimo essere utilizzati anche per spiaccicare zanzare, pesciolini d’argento e altre bestioline schifose che, non so voi, io non trovo per niente fantastiche.
ti ritiri tu?
Ieri a Koksijde è stata annullata la tappa di Coppa del mondo di ciclocross per motivi di sicurezza, cioè c’era troppo vento in una zona di sabbia e dune. Escluso ogni legame tra quanto accaduto e il terrorismo islamico. Però in Belgio non sono rimasti senza ciclismo, perché c’era anche la 6 Giorni di Gent, che non solo è, tra le poche rimaste, la più prestigiosa, ma era anche la gara d’addio o forse no di Bradley Wiggins. A sentire alcuni giudizi frettolosi, sembra che qualsiasi obiettivo si sia posto il ciclista mod l’abbia poi centrato: Tour, cronometro olimpica, record dell’Ora, ritorno su pista con nuovo oro olimpico. Ma in realtà non è proprio così, perché ha fallito il Giro del 2013 e la Roubaix dell’anno scorso, tanto per dire. E per finire la carriera vincendo si era dato una doppia possibilità, due 6 Giorni da correre nella classica e plurititolata coppia con Cavendish: quella di Londra, nel Regno di cui è Sir, e non è il primo baronetto rock’n’roll, e quella di Gent, la città dove è nato dietro al padre seigiornista. A Londra gli hanno guastato la festa i belgi De Ketele De Pauw; e poi dicono che queste gare sono combinate. In attesa della 6 giorni belga De Ketele, col giovane Ghys, si è scatenato nell’americana di Coppa del Mondo, e quindi a Gent si prospettava dura. Poi gli organizzatori hanno pensato di accoppiare lo specialista più famoso, Iljo Keisse, col campione olimpico Elia Viviani. E alla fine la differenza tra le tre coppie è stata piccola, ma Wiggo e Cav ce l’hanno fatta. Tra parentesi, poiché non c’era Pozzato, qualcuno doveva arrivare ultimo ed è toccato proprio al giovane Ghys. Però alla fine Wiggins non ha escluso di continuare a correre, e in tal caso chissà quale obiettivo si porrebbe. Si andrebbe così ad aggiungere alla lista delle persone che avevano dichiarato di volersi ritirare dopo Rio e poi hanno cambiato idea: Giorgia Bronzini, Tatiana Guderzo, Emma Johannson, Purito Rodriguez, e pare che pure Hayao Miyazaki, anche se non è un ciclista, farà ancora un lungometraggio animato.
Rwanda Van Vlaanderen
Tanta gente entusiasta a vedere una corsa ciclistica che passa su un muro in pavé. Dove siamo? La risposta è facile: nelle Fiandre. No, siamo al Giro del Ruanda. Vince la tappa, e poi il Giro per la seconda volta, il ruandese Valens Ndayisenga che corre per la Qhubeka, la squadra giovanile del Team Dimension Data. Il ragazzo tra poco compirà 23 anni, ma non sarà promosso nella squadra A, che pure ha rischiato di retrocedere in serie B, cioè tra le professional, e non può fare affidamento sempre e solo sui vecchi marpioni inglesi Cavendish e Cummings. In effetti l’altro ruandese Niyonshuti non ha fatto molto tra i “grandi”, ma in compenso ha aperto un’accademia ciclistica nel suo paese. Gli eritrei Teklehaymanot e Kudus non hanno ancora mantenuto le promesse fatte da under, e finora si è dimostrato più solido il loro connazionale Berhane, bravissimo anche al mondiale corso tutto in testa. Insomma ci sarebbe bisogno di altre speranze dall’Africa, ma, a vedere i risultati ottenuti fin qui dal valente Valens nelle corse disputate in Europa, forse neanche da lui c’è da attendersi molto. Però tentare i muri fiamminghi, anche in qualche corsa minore, non gli nuocerebbe.