Notizie col caffè

Quando si fa colazione col caffè l’ultima o al limite la penultima notizia che si vorrebbe leggere è che un giudice americano ha sentenziato che il caffè è cancerogeno e che la cosa andrebbe scritta sulle confezioni come si fa con le sigarette. E pensavo a tutti quegli ingenui del basso casertano e del napoletano che si vantano del fatto che il caffè solo a Napoli lo sanno fare, è una vera specialità, e non hanno capito che invece è la vera causa delle tante morti per tumore, che loro invece attribuiscono alla terra dei fuochi, la quale in realtà con gli incendi fornisce all’utenza dei salutari suffumigi gratuiti, che il Sistema Sanitario non sarebbe in grado di offrire.

E poi c’è sempre l’allarme per la stazione spaziale cinese che potrebbe cadere nel vostro giardino o sul terrazzo. In tal caso bisogna agire con molta cautela poiché la stazione è stata fabbricata in Cina, quindi con materiale scadente, per cui bisogna stare attenti che i bambini non ne ingoino qualche pezzo e, soprattutto, per i maniaci del collezionismo che volessero conservarla, non la ripongano vicino agli abiti, perché potrebbe stingere camicette, pelliccette, e non è il caso di andare poi fino in Cina a fare una sceneggiata.

Infine a Gaza e dintorni ci sono disordini che continueranno almeno fino alla data simbolica del 15 maggio. Tenuto conto che il Giro d’Italia dovrebbe partire il 4 maggio da Gerusalemme e restare in Israele fino al 6, io direi che se Vegni non vuole inserire Maine e Pompeiana nella Sanremo le inserisca nel Giro, partenza dalla Liguria e state sicuri che Bono e Maestri vanno in fuga.

Questo l’ho fatto io a suo tempo ma non ha vinto l’828esimo Concorso di Fantasia Grafica.

Perline di sport – La scoperta di un Nuovo Mondo

Ho ricordi vaghi delle classiche del nord fino al 1988, la RAI trasmetteva brevi cronache o apriva finestre nei  programmi-contenitore dei pomeriggi domenicali, per di più sempre più spesso su Rai3 che in alcune zone ancora non era ben visibile. Ogni tanto su RaiSport capita di rivedere, ad esempio, il filmato della telecronaca della terza Roubaix di Moser: De Zan si collegava a 5 k dalla fine, Moser era già solo, e in pratica si vedeva solo la passerella finale, non si era visto praticamente niente. Poi nel 1989 la cesura storica, nacque la Coppa del Mondo che sulla carta avrebbe dovuto racchiudere le più importanti corse in linea, ma in realtà c’erano anche corse con poca storia e altre nate appositamente e, soprattutto, per limitare il numero di prove per ogni singolo paese, restavano fuori classiche come la Freccia Vallone, la Gent-Wevelgem e il Giro del Lazio. La RAI, sempre rigida nella programmazione, non si fece trovare pronta e, del resto, nello stesso anno, per il campionato italiano si collegò mentre Argentin e Bugno davano il colpo di reni, un secondo di diretta. Però c’erano le televisioni dei paesi confinanti che rimediavano, anzi di più, e così nel 1989 potei seguire per la prima volta telecronache che iniziavano a molti chilometri dall’arrivo. Dopo la Sanremo del bis di Fignon c’era il Giro delle Fiandre, e vedere due ore di cronaca, con questi muri in pavé e queste stradine strette, era come scoprire un mondo nuovo, un mondo che c’era già ma non lo conoscevamo. E forse anche per questo ci sono molti appassionati legati al vecchio percorso, o meglio al percorso di quelle edizioni della Ronde, con la sequenza Ten Bosse- Geraardsbergen- Bosberg e l’arrivo a Meerbeke. In quel periodo si andava verso un ricambio generazionale, dai vari Kelly, Vanderaerden, Van Der Poel, si sarebbe passati a Museeuw, Tchmil, Ballerini, ma quell’anno vinse Edwig Van Hooydonck. Ci sono stati ciclisti che avevano un muro in particolare su cui preferivano attaccare, Boonen sul Taaienberg, Museeuw sul Ten Bosse; Van Hooydonck attaccava sul Bosberg, dove appunto nel 1989 staccò il norvegese Lauritzen, che poi finì terzo, superato anche da Frison. Per questo Van Hooydonck fu soprannominato Eddy Bosberg. EdV fu un ottimo corridore e più versatile di quello che si potrebbe credere, si piazzò anche a Sanremo e Liegi oltre che alla Roubaix, rivinse la Ronde nel 1991, e poi qualche semiclassica fiamminga, una tappa alla Vuelta, e infine è il plurivittorioso della Freccia del Brabante con 4 successi. Si ritirò polemizzando sul doping e attaccando Museeuw. Però poi, alla fine, buttandola in retorica, la vera droga pare essere il ciclismo, e oggi in gruppo corre il nipote Nathan.

La Zeriba Suonata – il tarlo del verme

C’erano una volta, molti anni prima dell’ipod e dello streaming eccetera, le radio e le musicassette su cui si registravano i brani suonati dalle radio per poterli poi ascoltare, senza stare a comprare tanti dischi, fino a quando il nastro non si avvolgeva su sé stesso o attorno agli ingranaggi dello stereo. In una di quelle cassette avevo registrato un pezzo dei The Weather Prophets, intitolato Worm In My Brain, mai uscito in album inediti ufficiali, ma solo in una compilation della Creation e in qualche rara antologia. Quella cassetta perse la vita nello scontro con le nuove tecnologie, ma il brano, come un tarlo, da decenni mi risuona in mente ogni tanto. Dei vari gruppi dello scozzese Peter Astor, forse questo è stato quello che prometteva di più, ma la sua breve carriera non ha prodotti capolavori. Rimangono alcune canzoni, come il successino Almost Prayed, She Comes From The Rain, perché i gruppi scozzesi un pezzo con dentro la pioggia non se lo fanno mai mancare, e questo pezzo psichedelico, in cui Astor canta che ha un verme nel cervello e si meraviglia che non gli credono.

Arte e spazzatura

Una bella giornata di primavera sarebbe l’ideale per una passeggiata nel Parco, se non la ritenessero ideale anche le scolaresche. Però, guardando e sentendo le loro schiamazzanti comitive, mi chiedo perché non li portano piuttosto a visitare le discariche, che tra legali e abusive ce ne sono tante in Campania, può darsi che i gitanti scolastici apprezzerebbero di più, soprattutto quelli che leggono Saviano o seguono Gomorra, non per colpa loro ma perché per sventura generazionale questo gli è toccato. Poi, in un cortile del Palazzo trovo un’installazione che farebbe al caso loro, ma non fraintendetemi, non è un giudizio sull’opera, solo che questa Pars Pro Toto, ovvero parte per il tutto, è realizzata con rifiuti di plastica riciclata.

Se volete sapere chi è l’artista Wolfgang Weileder e cosa mi rappresenta la sua opera leggete il cartello posto nel cortile, che vi propongo in foto così risparmio di scrivere due righe, che sarebbero copiate, perché non ne ho mai sentito parlare.

Di certo, dopo decenni in cui la Reggia ha proposto mostre su I Vanvitelli, I Borbone, I Vanvitelli & I Borbone, Gli Altri ai tempi dei Vanvitelli, cose così, in pratica girando e rigirando sempre le stesse cose, o le varie dislocazioni di Terrae Motus, la collezione che il gallerista Lucio Amelio si intestardì a donare alla Reggia, e anche qui si è trattato di esporre le stesse cose in stanze diverse, ben venga qualcosa di nuovo, piaccia o non piaccia.

 

Perline di sport – Attraverso la RAI

Non c’è tempo da perdere, ci sono state le elezioni, sono stati eletti i Presidenti delle Camere, alla Camera bassa, più giovanile popolare e trasgressiva, mi pare abbiano eletto F*** , e alla Camera Alta, più aristocratica vecchia e saggia, mi pare Serbelloni Mazzanti Viendalmare, ma non sono sicuro perché seguo poco la politica. Adesso urge che si formi il governo, e la speranza è che Auro Bulbarelli, ritenuto vicino alla Lega, venga nominato al vertice della RAI e da lì sopra faccia trasmettere le corse belghe a reti unificate, e del resto sono le classiche del Nord, quindi sarebbe in linea con la Lega. Quest’anno ormai è andato ma la prossima stagione fiamminga vorremmo vederla interamente in RAI, cosa che in realtà si verificò nei primi anni 10 proprio per merito di Auro, l’unico, che io sappia, per il quale è iniziato il processo di beatificazione mentre è ancora in vita; di lui si ricorda anche il miracolo della resurrezione di Roberto Visentini. Fu così che allora potemmo rivedere la Gent-Wevelgem e il GP. di Harelbeke, ma anche classiche minori. Tra queste mi piacque subito la Dwars Door Vlaanderen (tradotto: Attraverso le Fiandre), che in quella occasione fu vinta da Nuyens, il quale poi si ripetè la domenica successiva alla Ronde. Ma di questa storia e della sorpresa di Ads ho scritto fin troppo, e allora ricordiamo l’edizione dell’anno dopo, vinta da Niki Terpstra grazie a una lunga fuga. Fu la prima vittoria importante dell’olandese che fino ad allora si era messo in luce soprattutto nelle 6 giorni, vincendone alcune in coppia con Keisse, oggi ancora suo compagno di squadra. Nonostante la pratica nei velodromi, Terpstra non è velocissimo, tanto che, alla fine di quello stesso 2012, alla Paris-Tours perse contro Marcato. Questo è un breve video inconcludente, sarebbe l’ideale per i caotici servizi di Beppe Conti.

La Zeriba Suonata – ringraziamenti

Il dj francese Christophe Le Friant è universalmente noto come Bob Sinclar e già dal nome d’arte scelto, tratto da un personaggio di un film comico avventuroso sentimentale, insomma un film di genere, anzi tri-genere, si rivela un riciclatore di immaginario pop. Il suo primo album è Paradise del 1998, durante il boom del french touch. In genere i primi album sono quelli i cui gli autori si sbizzarriscono con i ringraziamenti, spesso a parenti e amici che, più che supportati, li hanno sopportati finché non sono arrivati a una pubblicazione, e ora, più che i ringraziamenti, gradirebbero una redistribuzione delle royalties, anche sotto forma di doni, omaggi tangibili e generi di conforto. Ma Bob Sinclar invece si limita, senza limiti di vergogna, a uno dei ringraziamenti più originali che ricordi. O forse sono io che non traduco bene e penso male?

Il brano di chiusura dell’album è Gym Tonic, che campiona Jane Fonda ai tempi dell’aerobica, proposta in una versione già remixata da Thomas Bangalter senza casco.

Una vittoria che fa pendant

Ieri scrivevo che il ciclismo, almeno a volte, premia la tenacia. Ma a volte ce ne vuole di tenacia per avere quel premio. Marta Bastianelli da juniores lottava alla pari o quasi con Mariannina Vos. Da appena maggiorenni Marianne vinse il mondiale 2006 e Marta quello successivo, con un’audace fuga negli ultimi 15 km. Poi Bastianelli, che in quel mondiale ricordiamo già magra, si preoccupava un po’ troppo di dimagrire, forse per andare meglio in salita, e questo le procurò un secondo posto alla Freccia Vallone, dietro Vos tanto per cambiare, ma anche problemi di doping. Dopo qualche altro contrattempo ritornò a gareggiare e poi anche a vincere. Poi il matrimonio con il ciclista Roberto De Patre, e, al contrario di quello che in genere accade nel mondo del lavoro, fu lui che lasciò il ciclismo. Una figlia e poi tornò a correre, a vincere corse internazionali, piccole corse in linea o tappe, una anche al Giro ultimo scorso, e poi gare nazionali, in cui non ha quasi rivali, ma niente che non accada anche al nord. Intanto la collega Cucinotta aveva vinto una causa per poter tornare in nazionale, contro il divieto di Di Rocco, e il “liberi tutti” per gli squalificati le riaprì, come si dice, le porte della nazionale medesima. Da azzurra è stata quinta al mondiale nel deserto ma non è stata poi convocata per quello successivo di Bergen che pure era adatto alle sue caratteristiche, lei che ormai è una velocista resistente, anzi la più veloce in Italia, più della stessa Bronzini o della Guarischi che non è più, o ancora, quella del 2015. Ma da 11 anni si aspettava una vittoria importante, in una classica del world tour, che facesse pendant con quel mondiale e dimostrasse definitivamente che lo meritava, che non era tipo Barbara Heeb o tra gli uomini Laurent Brochard. E quella vittoria è arrivata oggi alla Gent-Wevelgem, dove, dopo che la compagna Hosking è stata battuta dall’idolo locale D’Hoore a De Panne, è come se avesse detto tirami un po’ la volata che a quella ci penso io, e infatti l’ha battuta nettamente. Speriamo che il dièsse multimedagliato lo abbia saputo e ne tenga conto, perché se il mondiale austriaco è troppo duro, l’europeo almeno quello si può fare. E l’avranno saputo anche a Casa Deignan, dove la treccina angloirlandese è incinta ma pensa di tornare per il mondiale casalingo 2020, e questa vittoria le dimostra che si può fare, yes.