Se avessero dato retta a AdS, Elena Cecchini ed Elia Viviani oggi sarebbero andati in giro a comprare bomboniere e invece sono stati a prendere medaglie d’oro che sono pure gratis, o meglio, non costano soldi ma sudore: Elena alla crono dei Giochi del Mediterraneo ed Elia al campionato italiano. E sempre se avessero dato retta alla giornalista rosa, nei giorni scorsi sarebbero andati a cercare un locale per il matrimonio e invece sono andati a scalare lo Zoncolan, tu guarda questi due che tipi. Viviani, sminuito dai forumisti, dai social-commentatori, perché è solo un velocista e al Giro non ha battuto neanche i meglio sprinters, e invece, non bastassero Amburgo, Plouay e il secondo posto alla Gent-Wevelgem, quando ha preso a cazzotti il manubrio come se avesse perso un’occasione che non gli capiterà più e invece direi che gli ricapiterà, oggi ha corso come fosse Bartoli, non ha cercato di rimanere attaccato a un gruppetto da battere poi in volata, ma ha corso all’attacco e nel finale si è trovato con due Bahrain, due gran corridori come Visconti e Pozzovivo, e li ha controllati e battuti, ed è stato così sicuro e superiore che per stavolta non possiamo parlare di Giovannino Perdicorse. Ma davanti non doveva esserci un altro Bahrain, l’idolo di casa Colbrelli? No, oggi sono andati male proprio i preferiti dai forum, dai socialoidi, cioè Colbrelli e Moscon, il primo forse perché anche lui ogni tanto si lascia andare a qualche commento infelice, il secondo perché lo dicono un corridore deciso se non cattivo, o forse sì. Eppure Moscon non aveva più l’alibi di stare preoccupato per la questione tra lui e Reichenbach, che l’accusava di averlo fatto cadere di proposito perché era stato proprio lo svizzero a rivelare l’offesa razzista a Réza. Infatti l’UCI ha chiuso il caso dicendo che non è successo niente e tutti, tranne forse Reichenbach, sono contenti, ma stranamente nessuno in questo caso ha tirato in ballo lo strapotere della Sky, forse se al posto di Moscon ci fosse stato un inglese o un colombiano chissà, e del resto basta vedere le sacche di ostilità a Froome che ancora ci sono, ma stavolta prioritario era il fatto che il ciclista prosciolto fosse italiano. Ma bisogna dire che male è andata anche la squadra di Saronni, anzi direi molto male, tranne il solito Marcato, che però ha forato, e chissà forse un giorno in casa dei Galbusera troveranno una bambolina voodoo con una biciclettina di pezza, su cui gli ex datori di lavoro di Saronni infilzano spilloni. Ma, pensandoci bene, non ce n’è bisogno. Per finire con i singoli ciclisti, era noto che questa era l’ultima corsa di Cunego. Lui voleva chiudere col Giro d’Italia, la squadra non è stata invitata, e allora ha scelto di chiudere col Giro del Giappone, no, col Giro di Svizzera, no, col campionato italiano, e ora avrà più tempo per sentire i Doors, anche se mi chiedo, ma dopo tanti anni, non s’è ancora stufato di sentire i Doors? La corsa, per chi non l’avesse vista, è stata combattuta e selettiva, sono rimasti davanti in pochi, e nessuna squadra aveva tra i primi due gruppetti più di due elementi. Ed è stato un campionato con un numero record di partecipanti per le ultime edizioni. Negli ultimi anni succedeva infatti che c’era, nel senso che poi non c’era, non so se mi spiego, chi era stanco, chi preparava altre corse, chi riteneva il percorso non adatto a lui, chi non era interessato, chi non aveva voglia, chi era infortunato, chi era in malattia o in paternità, c’erano state delle edizioni poco partecipate, al punto che Cassani si è incazzato, perché il campionato italiano è una corsa importante, e ha stabilito che per essere convocati in nazionale bisogna aver corso prima l’italiano. E allora di fronte agli oltre 150 iscritti uno pensa che ci sono proprio tutti, che Cassani, trasformatosi in Visconte Cobram, abbia costretto alla partenza anche gli ammalati e lesionati, o che ci sia un boom, una rinnovata vitalità nel ciclismo italiano, forse più ciclisti, più squadre. Poi leggi l’elenco dei partecipanti e vedi le squadre World Tour praticamente al completo, manca solo Aru presumibilmente in ritiro in altura, poi le professional anch’esse al gran completo, bene, poi quelli delle continental che non hanno partecipato alla prova under 23, poi quelli che corrono all’estero, anche nonno Rebellin e nonnino Nocentini, poi c’è anche il veterocrossista Franzoi, e lì inizi a capire, e infatti ecco dopo gli atleti delle squadre cosiddette dilettanti. Dunque è successo che il campionato degli élite senza contratto (gli over 23 potremmo dire) è stato abolito e i dilettanti ripetenti corrono con i pro, e quindi ecco spiegato il gran numero di partecipanti, ecco la forzatura, il trucchetto statistico. Poi la durezza della prova ha fatto sì che ai primi posti arrivassero solo professionisti e i dilettanti e continental non andassero oltre la fuga della mattina. Ma chi ha seguito i campionati dei vari paesi si sarà accorto anche di un’altra cosa, che in Italia non si è disputata la prova a cronometro. Purtroppo dall’anno scorso la Federazione ha deciso lo sparpaglìo dei campionati, divisi per specialità, categorie, sesso, non ancora per razza, col risultato che l’anno scorso non sono stati disputati alcuni campionati su pista per i problemi di Montichiari, e quest’anno non si è trovata una località interessata a ospitare una prova che in Francia ha visto partecipare 62 uomini e 37 donne. C’è da sperare che anche stavolta Cassani nel suo piccolo si incazzi.

E come per magia, a fine gara è spuntata AdS a intervistare Viviani, ma non ha più detto nulla del matrimonio. Forse, come si dice qua, si è fatta capace.