Destini intrecciati

Mentre alla Vuelta giocano ai quattro cantoni e si passano la maglia rossa l’uno con l’altro, che sembra quasi che nessuno la vuole, la RAI ci propone dal Canada i più spettacolari mondiali di MTB, ma non  c’è niente da fare, Jolanda Neff la soddisfazione di vederla vincere in diretta non vuole darmela. Anche stavolta è battuta dalla treccina di Francia, Pauline Ferrand-Prévot, che è rinata da quando fa coppia con Julien Absalon suo compagno e allenatore, il quale però perde il record di quattro titoli mondiali consecutivi che condivideva con Nino Schurter, che oggi quando a un certo punto si è stufato di sgomitare con gli avversari ha detto: Basta, me ne vado! e ha vinto il quinto titolo consecutivo, ottavo in totale. Il tirolese Kerschbaumer, dopo una prima parte svagata, ha fatto una rimonta fino al secondo posto, e quasi faceva pensare che se si fosse mosso un po’ prima…, beh la mtb non sarà più quella avventurosa degli inizi, quando se si bucava bisognava riparare la ruota più o meno come Rambo si ricuciva il braccio, ma se si rompe la ruota all’ultima curva lo stesso non c’è nulla da fare, e così in un niente Kerschbaumer si è ritrovato quinto, e neanche stavolta il buon Celestino ha potuto farsi un selfie con medaglia. Il commentatore Luca Bramati ha impreziosito la diretta con le sue uscite infelicemente divertenti, come quando l’australiana Mcconnell era ancora in lotta per l’argento e lui ha detto “è tutto oro che cola”, e poi più volte ha parlato della gamba di Jolanda Neff, che non sembrava quella dei giorni migliori, e allora è importante precisare per i profani totali che quando si dice che una ciclista ha una bella gamba ci si riferisce alla sua condizione atletica, perché poi nell’altro senso, quello estetico, … vabbe’, meglio se soprassediamo, che già c’è stato un sito italiano che ha cercato di giocare sulla sua avvenenza titolando: “IL GIORNO TANTO ATTESO È ARRIVATO, JOLANDA NEFF SENZA VELI AI MONDIALI”, ma non era come pensate voi, in realtà si riferiva al fatto che durante le prove aveva coperto l’ammortizzatore con una cuffia nera.

La Zeriba Suonata – l’estate sta finendo ma detto meglio

Un’altra etichetta che dice poco è “prog”, che negli ottanta bastava a far storcere il naso a punk e new wavers, anche se proprio la new wave, soprattutto con i gruppi più loookosi, finiva per confinare a volte con il prog. Basti pensare ai Japan, che non cito a caso perché da loro derivarono i Rain Tree Crow e poi i Porcupine Tree del futuro prezzemolone Steven Wilson, il quale poi, con il protagonista di questo post, Tim Bowness, formò i No-Man. Tim Bowness, tra tante collaborazioni e partecipazioni, ha trovato il tempo anche per una carriera solista che ha già prodotto  vari album, il secondo dei quali ha l’evocativo titolo Abandoned Dancehall Dreams (InsideOut Music, 2014), come evocativa è la copertina di Jarrod Gosling. E infatti qui c’è musica pacata, niente a che vedere con la pompa magna di Genesis e Yes, la sua influenza principale è piuttosto Peter Hammill con o senza VDGG e poi l’immancabile Scott Walker fissa di tanti britannici, e in più Bowness ha una voce che mi ricorda quella di Paddy McAloon, e Songs Of Distant Summers sembra quasi un pezzo dei Prefab Sprout, altro che ELP.

Quella è la nostalgica canzone delle canzoni delle estati lontane, ma nell’album successivo dal titolo meno evocativo ma più lungo Stupid Things That Mean the World (InsideOut Music, 2015), c’è una canzone che parla proprio della fine delle vacanze, a leggere il testo non proprio allegra, ma non per il semplice motivo che l’estate sta finendo: At The end Of The Holiday.

Me And Too And Everyone We Know

Ogni tanto magistrati o politici mostrano le statistiche, dicono: vedete, i reati sono diminuiti, di cosa avete paura? Forse è solo una percezione sbagliata della gente che gli sembra siano aumentati, dicono. Ma uno potrebbe dire sì, ma quei numeri lì mica sono i reati, sono solo le denunce, e se vogliamo parlare di percezione allora può darsi che la gente percepisce che i reati spesso è inutile denunciarli, la giustizia la percepisce come difficile da ottenere. Sarà così anche per le molestie? Nel ciclismo dicono che le prime sono state quelle di una squadra belga contro il loro direttore sportivo, così dicono. Ma in realtà prima ancora ci sono state delle pistard britanniche che hanno denunciato un tecnico della nazionale. Si domandano: l’Italia è un’isola felice? Un momento, se l’aritmetica geografica non è un’opinione e se fossero solo questi i casi, semmai sarebbero Belgio e Regno Unito a essere isole infelici. Ma poi arriva il cercatore di scandali, uno che da solo tiene testa a tutta la cosiddetta rosea la quale però preferisce gli scandali legati al doping e ai motorini, e il giornalista che scrive i libri con il banchiere dice che anche in Italia sarebbe successo qualcosa. Gli articoli più forti sono usciti su un quotidiano che mi rifiuto di comprare non tanto per l’indirizzo politico quanto piuttosto per il linguaggio, però leggendo qua e là su internet sembra che il giornalista non faccia nomi, citi un’accusa del commentatore contro tutti, che però non ha nomi da fare neanche lui ma avrebbe invitato una ragazza a denunciare, e poi quel giornalista chiede al Presidente a vita che risponde che senza denunce, senza nomi, non si può fare nulla. Interviene pure il Capo dello Sport che promette un’inchiesta, sempre che ci siano denunce con tanto di nomi. Qualcuno dice che in Italia la vicinanza delle famiglie agli atleti può evitare le molestie, io ricordando quando negli anni 90 potevo seguire da vicino una gara per allievi che si correva in centro città direi meglio se le lasciamo stare le famiglie, però in effetti a volte può essere vero, se si pensa alle figlie d’arte che sono presenti anche in nazionale, seguite da vicino dai padri che sono anche i loro allenatori o diesse, almeno quelle non credo corrano pericoli. Però qui sembra ci si riferisca a qualcosa che sarebbe accaduto nello scorso decennio, e allora non c’è problema, anzi non c’è fretta, perché se le potenti attrici di Hollywood hanno insegnato qualcosa alle molto meno potenti lavoratrici nel mondo, sportive comprese, facendo due conti direi che dopo le Olimpiadi del 2024 o quelle del 2028 qualche accusa verrà fuori.

 

Novelle da una vita

Qualche giorno fa nei vicoletti dei blog, insomma nei commenti al blog di Lucia Vombato, si accennava alla narrativa mitteleuropea, e sono andato a verificare che in Italia un classico come Novelle da un minuto di Istvan Orkeny, scritto con accenti e dieresi varie, non viene ristampato dal 1991, quasi da una vita.

Io non credo

Io non credo che quelli de Il Giornalino solo ora che è morto Massimo Mattioli e tv e siti vari ricordano tutte le cose che ha fatto, solo ora hanno scoperto che altro genere di fumetti faceva l’autore di Pinky, non credo.

 

La Zeriba Suonata – la Spagna vista dall’Irlanda

Alla Vuelta Roche junior, si fa per dire dato che ha già la sua età, è in maglia rossa e Sam Bennett vince la prima volata. Gli irlandesi fanno fiesta ma dei Pogues, che per chi non li conoscesse furono tra i primi a mischiare punk e folk angloceltico, invece che il lato A del singolo del 1988 intitolato appunto Fiesta, preferisco postarvi il retro intitolato Sketches Of Spain in cui si sente anche un po’ di ska.

La questione della lunghezza

E invece niente da fare, ad Amburgo sembra proprio che non c’è modo di evitare la volata e così lo spettacolo scarseggia. L’unica salitella che potrebbe fare selezione è il muro del Waseberg sulla cui lunghezza non c’è mai stato accordo: 400 metri secondo gli organizzatori, 300 secondo la Questura, 500 secondo Cicloweb, 700 secondo Bortuzzo, addirittura 800 secondo Saligari ma si sa che il Commissario è uno che si entusiasma facilmente. La questione non è di poca importanza perché già la salitella è dura solo nella parte finale, se almeno fosse lunga il doppio gli attaccanti potrebbero prendere un vantaggio maggiore da gestire nel finale. Oggi ci prova Peter Sagan, nel penultimo passaggio fa le prove e nell’ultimo porta via un gruppettino che già è poco convinto, ma soprattutto cosa aveva detto Viviani dopo aver vinto l’Europeo? Aveva detto che si era visto un nuovo Viviani, capace anche di attaccare, e infatti pure oggi tra i primi a riportarsi sugli attaccanti c’è proprio lui, e cosa insisti a fare in una fuga se vuoi staccare i velocisti e invece il più forte e principale favorito rimane attaccato e anzi fa pure una tirata come a incitare i fuggitivi? Così la fuga fallisce, si va alla volata e Viviani fa il record di tre vittorie consecutive. Però l’anno prossimo ricordate che se il Waseberg è breve il tratto da lì all’arrivo è relativamente lungo e l’ultimo ad aver anticipato il gruppo, cioè Ballan, attaccò nell’ultimo km, perché il finale è nel centro cittadino, con curve controcurve e spartitraffico che dovrebbero favorire l’eventuale fuggitivo oltre che dare un’occasione di attacco a chi ne è capace, e se non volete dare retta a me chiedete pure a Marianne Vos che sa come si fa.

Ancora un altro Viviani: in contemporanea il fratello Attilio vince in Belgio la corsa dedicata a Museeuw.

Ad Amburgo va bene

Ad Amburgo che giorno è? E’ il giorno della classica dal nome cangiante, ora si chiama EuroEyes. Le due edizioni precedenti le ha vinte Viviani che in questo trienno ha vinto varie classichette, ha vinto pure l’Europeo, insomma si è preso le sue belle soddisfazioni, ma ora una soddisfazione vorremmo prendercela pure noi spettatori che di un’altra volata ne faremmo volentieri a meno e vorremmo un finale diverso. Finisseurs di tutto il Mondo unitevi! Non avete da perdere che questa corsa. Fate come Celestino, che in genere più spesso perdeva ma da quando è cittì della mtb non si perde un selfie, come Casagrande anzi no perché si portò dietro solo Missaglia e perse, come Ballan che ha vinto poco ma sempre in maniera spettacolare, e che fino alla scorsa primavera era l’ultimo italiano ad aver vinto il Fiandre ed è tuttora l’ultimo italiano ad aver vinto il Mondiale e anche l’ultimo in generale ad aver anticipato la volata ad Amburgo. Gianni Celati invece non correva, ma qui ha ambientato Lunario del Paradiso, uno dei suoi libri più belli, forse questa cosa l’ho già scritta ma va bene.

Il Waseberg.