Tutti al mare

Oggi per il ciclocross italiano c’era un appuntamento importante perché all’Idroscalo, il cosiddetto mare dei milanesi, si disputava il Trofeo dedicato alla famiglia Guerciotti da decenni molto attiva nel settore. La RAI che si vanta sempre di sostenere il ciclismo femminile aveva a disposizione lo spazio per una diretta e per una differita e ha scelta di mandare in diretta la gara maschile e in differita invece la gara maschile: niente gara femminile. Per l’occasione sono rientrati i big della squadra dei Guerciotti, i campioni italiani élite Bertolini e under 23 Dorigoni, e probabilmente tra infortuni e programmazione in vista della prova olimpica di mtb chi doveva rientrare è rientrato, dubito vedremo i fratelli Braidot e Colledani, quindi diciamo che c’erano tutti. Il percorso, checché ne dica Di Tano che lo ha allestito, era poco selettivo ma i due stradisti presenti hanno fatto solo … presenza: Martinelli e l’australiano Haussler ma poteva esserci anche il suo connazionale Ewan dato che a  momenti sembrava un criterium o una gara di scratch: scivolate, rallentamenti tattici e alla fine a giocarsi la vittoria erano in 6. Per Bramati i favoriti erano proprio Bertolini e Dorigoni e infatti ha vinto il tedesco Weber, ma Bramati ne capisce, le sue notazioni tecniche non sono da tutti e sbagliare un pronostico ci sta. Come ci sta anche il fatto che a una certa età i ricordi si confondano e però Beppe Conti dovrebbe stare attento e rinfrescarsi la memoria prima di raccontare aneddoti che ricorda solo lui anche se sbagliati. Infatti giovedì a Radiocorsa si ricordava il successo di Vito Di Tano al mondiale di Saccolongo nel lontanissimo 1979 e Conti ha raccontato che il percorso era quasi impraticabile, lo svizzero Zweifel se ne lamentò molto e infatti non vinse lui ma Di Tano. Un attimo, fermi tutti. Non sono uno storico né un esperto ma tre cose ricordo benissimo: che allora c’era la divisione tra dilettanti e professionisti, che Di Tano è sempre rimasto tra i dilettanti e che Zweifel invece era professionista. E allora chi lo vinse il mondiale professionisti a Saccolongo? Andiamo a controllare: vinse Zweifel.

Francesca Baroni e le altre ragazze in tenuta da mare.

Processo contro ignoti

Anche quando non corre Wout Van Aert riesce sempre a vincere. L’anno scorso per passare nel World Tour aveva rescisso il contratto con la Crelan ma il team manager di questa squadra non l’aveva presa bene e gli aveva chiesto i danni. Il Tribunale del lavoro ha dato ragione a Van Aert ma per dare un po’ di considerazione anche al team manager gli ha chiesto se per cortesia pagava le spese legali, così funziona. Per la cronaca lo sconfitto è Nick Nuyens che però nel 2011 vinse il Giro delle Fiandre con grande sorpresa di AdS.

L’inizio della causa disegnato come si usa negli USA.

La Zeriba Suonata – minori

Ci sono musicisti che sembrano incapaci di scrivere brutte canzoni e anche i loro dischi minori sono quantomeno piacevoli da ascoltare. Prendiamo gli Everything But The Girl: Baby, The Stars Shine Bright del 1986 presumo sia uno di quei dischi che i critici definirebbero di transizione, scrivono che è troppo orchestrale, ma se mi arrabbio va a finire che dico che è un gran disco e anzi in quel genere lì un po’ jazzato un po’ danzabile un po’ retrò meglio loro anche degli Style Council di Paul Weller, il più snob dei working class heroes a partire dalla copertina di Our Favourite Shop. Comunque sia Baby eccetera contiene molte belle canzoni e poi la voce unica di Tracey Thorn fa il resto, lei può cantare samba folk trip-hop o drum’n’bass fa sempre la differenza. E insieme a lei anche i ciclisti diciamo minori, cioè i gregari dopo il loro lavoro o quelli semplicemente meno forti, compresa Puck Moonen, potrebbero cantare Non lasciarmi indietro.

scampata galera

Per molti teorici dello scrivere bene, tra cui mi pare Umberto Eco, non bisogna ripetere lo stesso nome a distanza ravvicinata. Ad esempio se qualcuno scrive Mathieu Van Der Poel, la seconda volta può scrivere l’olandese, poi il figlio di Adrie, poi il nipote di Poupou, poi il campione del mondo, poi il campione europeo, poi il vincitore dell’Amstel, insomma in questo caso ci sarebbe solo l’imbarazzo della scelta. Per contro ci sono quelli che preferiscono le ripetizioni, come Aldo Buzzi che anzi avrebbe voluto proporre l’ergastolo per chi le evita e se dice New York la seconda volta dice la Grande Mela. Questa mi sembra una disputa tutta italiana, forse perché sarà solo italiana la prima teoria. Oggi sarebbe stato un problema con la prova di Coppa del Mondo di Koksijde: assolo di Van Der Poel e pur con tutti i sinonimi e le espressioni a disposizione inevitabilmente si doveva prima o poi ripeterne il nome. Parte dietro per finire ancora più dietro bloccato da una caduta e alla fine del primo giro è in testa: dice tutto l’espressione sconfortata del secondo di turno Laurens Sweeck che sembra chiedersi cosa si può fare di più contro questo qui.

La gara femminile invece è stata combattutissima ma ugualmente sarebbe stato difficile evitare le ripetizioni perché dopo aver detto una prima volta il nome di ognuna delle 5 in testa poi non si poteva dire l’olandese, perché erano tutte olandesi, si poteva semmai dire che ha vinto quella più scura davanti a quella più anziana poi l’imbranata quindi la più giovane e infine la treccina. Insomma qualche italiano oggi avrebbe rischiato l’ergastolo, meno male che qui del ciclocross non interessa a nessuno.

Nella foto vediamo al comando l’olandese seguita dalle due olandesi e dall’olandese e in quinta posizione l’olandese.

La Domenica della Zeriba – SDUGEDGCDIAV

L’acronimo del titolo sta per:

Storia di una gabbianella e del gatto che doveva insegnarle a volare

C’era una volta un Gatto che aveva l’esofagite da riflusso. Il veterinario gli aveva vietato di mangiare uccelli perché la loro carne gli faceva male e poi le penne e le piume potevano finirgli in gola. E poiché nella sua clinica in quel periodo non c’erano uccelli in buona salute il veterinario pensò che quel gatto era l’animale a cui poteva chiedere un favore per una faccenda delicata. Gli spiegò allora che c’era una gabbiana molto malata che poteva anche morire e che questa aveva una piccola gabbianella che ancora non sapeva volare e chiese al gatto di insegnarle. Il gatto non poteva rifiutarsi perché quello era il suo veterinario di fiducia, ne aveva bisogno, però non aveva nessuna voglia di insegnare una cosa che lui tra l’altro non sapeva neanche fare e pensava: Ma come si fa a chiedere a uno di insegnare a fare una cosa che non ha mai fatto, solo a un veterinario poteva venire in mente una cosa del genere, che una persona seria tipo uno scrittore, uno che scrive novelle, non arriverebbe neanche a concepirla. Ma mentre pensava queste cose si ricordò di un suo amico scrittore, che però era un poeta, uno di quelli che volano con la fantasia, e lui, il famoso poeta Patagonio, forse qualche cosa del volo avrebbe potuto insegnarla alla gabbianella, pure metaforicamente, sempre meglio di niente, no? E quindi andò a cercare il poeta ma non lo trovò perché era stato arrestato per plagio e ora le sue poesie le scriveva, vabbe’, le scopiazzava nella cella dove era stato rinchiuso insieme all’Abate Sciarìa che era stato arrestato per terrorismo multireligioso. Il gatto, non sapendo più che fare, si chiese: E ora?!

Erano passati dei mesi, la gabbiana madre era guarita e stava per essere dimessa. Il veterinario le disse che finalmente ora poteva andare a rivedere la figlia che sicuramente aveva imparato a volare, però lei che, dopo mesi passati in quelle stanze tristi, avrebbe voluto solo divertirsi e recuperare il tempo perduto, disse: Ma in natura non funziona che appena il figlio diventa indipendente si va ognun per sé e chi si è visto si è visto? E il veterinario le rispose: Eh, ma funziona pure che i deboli crepano perché in natura non ci sono i veterinari, non so se mi sono spiegato. Così la gabbiana partì in cerca del gatto, lo trovò fuori a un bar del porto e gli chiese se aveva insegnato alla figlia a volare. E quello le rispose: No, però le ho insegnato a cacciare i topi, che è una cosa più utile, invece di svolazzare sulle discariche di immondizia.

Tutt’oro

Chi ci è mancata finora in questa prima parte di stagione crossistica? Marianne Vos, certo, ma, dopo un paio di apparizioni è scomparsa anche Jolanda Neff, che sicuramente già programma le Olimpiadi prossime venture e intanto sul sito della Gazzetta l’abbiamo vista rilassarsi in una combinazione tutta sua di canoa nuoto e tuffi. Però c’è in giro un altro video della ciclista svizzera che dimostra come sia brava anche come attrice comica. In questo spot pubblicitario impersona una Riccioli d’Oro fracassona e devo dire che mi ha fatto ridere. Questa ragazza è forte atleticamente e molto brava tecnicamente, vince in mtb nel ciclocross e su strada, e quando smetterà, speriamo il più tardi possibile, o anche nei ritagli di tempo, potrebbe fare cinema o televisione, insomma tutto quello che fa o tocca diventa oro. Tranne le medaglie d’argento.