Nel post sui Clannad azzardavo un paragone tra Moya Brennan e Antonella Ruggiero in età matura. Intendevo dire che entrambe mi sembrano adatte a concerti istituzionali di fronte a leader religiosi e capi di stato. La differenza semmai è nel loro passato perché i Clannad, come del resto molti gruppi folk, erano spesso seriosi e Moya non me la ricordo sorridente. La Ruggiero invece ha trascorsi spericolati, non dico scapigliati perché qualcosa mi fa pensare che abbia fatto la fortuna di diversi parrucchieri. Per quello che mi riguarda posso dire che quando apparvero i Matia Bazar negli anni 70 con i loro brani piacioni per pomicioni ormai non era più tempo di stare a sentire musica fatua, lasciamo stare quello che poi si ascoltava mancando di giusti canali, erano brutti tempi con l’impegno politico diffuso, ma devo dire che la versione funky (funqui) mi era sfuggita. Qualche anno dopo, quando l’Italia fu liberata dalle truppe alleate punk e new wave e i cantautori furono costretti a ripararsi nel Premio Tenco, c’era questo programma di culto intitolato Mr. Fantasy e lì a sorpresa ti arrivano proprio i Matia Bazar a dire che loro seguivano quello che succedeva a Berlino Parigi e Londra, eppure quando qualche giornalista che scriveva di new wave citava i Matia Bazar ci lasciava perplessi, perché in quel periodo si seguiva soprattutto la musica inglese e c’era un atteggiamento contraddittorio verso i gruppi italiani che dovevano suonare come gli stranieri e se cantavano in inglese era meglio: perché si ostinavano a cantare in italiano? I Matia Bazar intanto era più facile trovarli nei programmi nazionalpopolari che nei concerti rock che tornavano in Italia dopo gli anni dell’autoriduzione e altre stronzate violente, e proprio a Sanremo nel 1983 fecero il botto con Vacanze Romane, un brano postmoderno citazionista, contenuto nello storico album Tango (estratto: Elettrochoc), un disco influenzato dalla new wave e dalla musica elettronica europea, Kraftwerk su tutti, ma in cui si sente anche qualche ritmo africano. Anche l’immagine e i video erano molto curati e la grafica dei dischi mostrava affinità con i Valvoline e altri illustratori coevi. E poi nei testi a volte sfioravano il non sense e creavano neologismi (nuovi verbi in TangoMarlene). In conclusione direi che i MB sono stati una delle vette della musica italiana negli anni 80 al pari solo dei CCCP Fedeli alla linea! e forse dei troppo derivativi Diaframma, e lasciate perdere quei tamarri dei Litfiba. Eppure non so a cosa sarebbe valso tutto questo senza Antonella Ruggiero, con la sue doti vocali, la sua presenza scenica, il suo carisma, e infatti la sua uscita dal gruppo ha reso i Matia Bazar un’altra cosa, ben poca cosa, ma anche lei non ha proseguito sulla stessa linea, al di là degli omaggi e dei revival, è diventata una cantante di musica seria se non seriosa, fino a interpretare anche brani del suo triste concittadino De André e la leggerezza (cliccate leggermente qui) è l’eccezione senza invenzione. 