La Disfida

Fu così che si decise per una disfida tra liberisti da divano da una parte e radical chic da salotto dall’altra, previsto ricco buffet.

La Zeriba Suonata – per la riconciliazione

Chi di recente ha dovuto contattare una nota compagnia telefonica si è dovuto sorbire in sottofondo una Mina disneyana, e io per la lunga attesa e la circostanza sarei diventato insofferente pure verso Bjork, figuriamoci con quella canzoncina non essendo io un’amante né della compagnia americana né della Mina istituzionale invisibile che ha successo per forza d’inerzia. Quindi per riconciliarsi con Mina bisogna ascoltare quella degli anni 60 che era famosa in tutto il mondo e cantava in tutte le lingue, pure in turco. Qui vi propongo Adiós, versione spagnola di Addio, di Amurri e Morgan che non è il famigerato cantante litigioso ma un alias di Piero Piccioni. Poi eccovi la versione in turco di Soli, di Bruno Canfora, che compose molti brani per lei, e Castellano e Pipolo, ovvero quei due autori di tanti buoni film e programmi tv che però dagli 80 imboccarono una discesa nel baratro, con Pipolo, padre di Federico Moccia, che diresse da solo Panarea, uno dei film più fastidiosi di sempre e non lo definisco brutto perché sembra già di fornirgli i requisiti per diventare cult, no, era proprio una cosa repellente. Tornando a Mina non c’è niente di strano che cantasse in turco, ci sono stato tanti stranieri che hanno cantato in quella lingua ostica che è l’italiano, ci vuole impegno per imparare le altre lingue, come ha fatto l’operatore albanese con cui mi ha fatto parlare la compagnia telefonica e che tra l’altro mi ha chiarito come stavano le cose meglio della sua precedente frettolosa collega italiana.

La Zeriba Animata – cose smarrite e cose diverse

Qualche settimana fa ho proposto un libro dell’illustratore e scrittore australiano Shaun Tan accennando a un suo cortometraggio. Quel corto animato intitolato The Lost Thing e tratto dal suo libro omonimo è stato realizzato nel 2010 e ha vinto il primo Oscar utile, cioè già nel 2011. Di questa storia di stranezze fantasiose e periferiche ho trovato sia la versione originale con sottotitoli in francese e russo (almeno credo) sia la versione tradotta in italiano e mi sembra che ci siano delle differenze nel testo, in particolare il finale di quella italiana sembra quasi un elogio dell’arte per l’arte abbandonando su un aiuola dell’autostrada la morale il messaggio e gli insegnamenti, state buoni lì che poi vedrete sicuramente passa qualcuno e vi raccatta.

Perline di Sport – Lieutenant Bruyère

Adriano De Zan definiva “luogotenenti” quei gregari che non si limitavano a portare l’acqua e tirare il gruppo o spingere il capitano, ma potevano essere anche dei consiglieri e soprattutto a volte avevano le loro occasioni di correre per vincere e casomai vincevano davvero, per esempio Palmiro Masciarelli supergregario di Moser oltre che capostipite di una famiglia numerosa di ciclisti. Ma erano comunque tempi in cui all’interno delle squadre, meno numerose di quelle di oggi che arrivano anche a trenta ciclisti, i ruoli erano più netti e il capitano, gira e gira, era sempre lo stesso. Figuratevi allora i gregari di Eddy Merckx che voleva vincere pure i traguardi volanti. Il vallone Joseph Bruyère, nato appena oltre confine a Maastricht, passò professionista nel 1970 e fu un fortissimo gregario di Eddy Merckx ma, quando iniziò il declino del capitano, Bruyère riuscì a vincere tappe di Grandi Giri, indossò pure la maglia gialla, e soprattutto vinse due volte la più importante corsa dalle sue parti, la Liegi Bastogne Liegi, nel 1976 e nel 1978, sempre per distacco. Nella telecronaca della seconda vittoria potete ammirare lo stile orrendo del compagno di fuga Michel Pollentier, la spinta che costui riceve da un tifoso definita “scandalosa” dal cronista, l’arrivo scenografico sul Boulevard de la Sauvenière, e si può anche notare la differenza del percorso in cui la selezione si faceva sulle Côtes de la Redoute e des Forges. Bruyère però seppe vincere anche sulle pietre di Fiandra portandosi a casa tre Het Volk, di cui l’ultima pochi giorni prima del ritiro nel 1980.

La figurina di Bruyère

La Domenica della Zeriba – L’Isola controvento

Qualche tempo fa ci fu una notte molto ventosa. La mattina dopo al risveglio trovai sul balcone, tra foglie e piccole bacche, una pagina forse strappata da qualche libro di viaggi con la descrizione di un’isola di cui poi non ho trovato traccia sull’atlante. Ve la trascrivo qui, tra i lettori qualcuno potrebbe saperne qualcosa.

L’Isola controvento

C’è un isola dove tira sempre vento, quest’isola aveva un nome ma nessuno se lo ricorda perché quando piantarono il cartello con quel nome scritto sopra il vento lo fece volare nell’oceano e allora per tutti quella è l’Isola controvento. Gli alberi crescono piegati e anche le case si piegano perché man mano che si mettono i mattoni uno sull’altro o le assi di legno il vento li sposta o li incurva. La gente ha imparato a camminare ricurva e ormai lo trova naturale e vanno meglio le persone basse che quelle alte. Quando si pettinano gli isolani aggiungono al gel un po’ di colla vinilica oppure miscelano la brillantina con la colla arabica. Coltivare alberi da frutta non rende perché appena crescono i frutti il vento li porta via nel mare o addirittura su un’altra isola qualche miglio più in là nell’oceano, dove gli abitanti potrebbero mangiarla senza essersela sudata. Neanche l’allevamento è molto praticato, galline o agnelli se li porterebbe il vento, vanno bene solo i bufali e anche gli ippopotami andrebbero bene ma, chissà perché, il latte di ippopotama nessuno lo vuole. Allora voi penserete che gli abitanti di quell’isola muoiono di fame e invece no, perché mangiano pesci e senza neanche doverli pescare visto che ci pensa il vento a portarli sulla spiaggia. L’unico problema è accendere il fuoco per farli alla griglia, si spegnerebbe sempre, e allora mangiano pesce crudo che, a sentire le notizie che porta il vento, in paesi lontani è un cibo molto apprezzato.

La Zeriba Suonata – bella “Ciao!”

La collana Atlanti Musicali Giunti ha diviso il brit rock, curato da Aurelio Pasini, in due volumi: i classici, che sono soprattutto gruppi degli anni 80, con in copertina Morrissey da solo, e i moderni, cioè semplicemente quelli venuti dopo i classici, con in copertina gli Oasis. I Lush sono inseriti tra i classici, poiché sono ritenuti tra gli iniziatori del movimento shoegaze, e ciò vuol dire che i vari Jesus & Mary Chain, Cocteau Twins e My Bloody Valentine sono da ritenersi precursori del genere, ma in Italia i Lush forse hanno avuto popolarità soprattutto con il loro ultimo album Lovelife che era ormai molto pop e poco shoegaze, comunque tra le cose migliori dell’onda brit-pop. Un brano aveva come gradito ospite Jarvis Cocker e come titolo una parola, anzi un saluto italiano: Ciao! Bella canzone.

Statistiche illustrate – facciamo due (beppe)conti

Beppe Conti è un grande storico del Ciclismo, conoscitore di storie storielle pettegolezzi fatti e fattacci, ma certe sue valutazioni lasciano perplessi e le sue considerazioni personali sono davvero personali. L’altroieri è andato in replica un programma agiografico su Moreno Argentin di cui Conti diceva che era più grande di Sean Kelly, e questa era tipo una bestemmia per me che in quegli anni apprezzavo Argentin ma vedevo Kelly come un mostro sacro mostruoso. Un paio di argomentazioni di Conti si smontano subito: 1. Argentin sarebbe stato più eclettico nelle corse di un giorno, ma non ha mai corso la Roubaix mentre Kelly ha vinto tutte le classiche monumento tranne il Fiandre in cui è arrivato secondo, e poi 2. Argentin ha vinto il mondiale e Kelly no, ma in nazionale Argentin aveva 11 compagni di squadra e Kelly massimo uno o due, e poi l’irlandese ha vinto la Coppa del Mondo e Argentin no. Quindi ho pensato di proporre un piccolo schema riassuntivo con le vittorie totale dei due ciclisti (quelle di Kelly sono il triplo), i Campionati Mondiali, le Coppe del Mondo, i Grandi Giri (Kelly ha vinto la Vuelta), le tappe nei medesimi, le piccole corse a tappe (2 giri di Svizzera e 7 Parigi-Nizza consecutive per l’irlandese), le Classiche Monumento e le altre Classiche Internazionali, cioè inserite in challenge come Coppa del Mondo o World Tour. E comunque se si fa un raffronto tra i due è meglio fermarsi alle gare in bicicletta e non a quelle in ammiraglia, perché Kelly ha gestito una piccola continental che ha lanciato il velocista Sam Bennett e buoni passisti come Bagdonas, Doull, Brammeier e Mullen, mentre per le squadre di Argentin sono passate le più sconcertanti meteore degli anni 90.

Perline di Sport – La Freccia del giorno dopo

Ieri ne avevano solo accennato in una Perla di Sport, quelle originali di RaiSport, e incuriosito sono andato a cercare le immagini della Freccia Vallone del 1976 per vedere un episodio curioso e forse mai visto in RAI, cosa che questo breve filmato non ci chiarisce perché è senza audio anche se in compenso le immagini sono pure sfocate. Domenica vi avevo proposto Joop Zoetemelk vincente all’Amstel e oggi invece ve lo propongo che vince uguale ma rischia grosso, però ha tanto vantaggio sugli inseguitori che, nonostante un’errata indicazione di percorso, torna sulla retta via ancora in testa alla corsa.

Dietrofront.