sensazionale

La Gazzetta riesce sempre ad andare sotto le più rosee aspettative. L’ho comprata dopo tanto tempo per un inserto sulla stagione ciclistica e ho trovato una (per me) nuova rubrica intitolata  “dentro la notizia” con commenti tra cui uno sulla vittoria di Evenepoel a Burgos, e la cosa bella è che il commento c’è ma è la notizia che, girando e rigirando il giornale, non si trova. Ma forse la Gazzetta è avanti e con i nuovi media che ti danno le notizie in tempo reale ritiene che il quotidiano debba dare altro, commenti appunto, e allora aspetto il giorno in cui sul giornale non ci siano più risultati e classifiche del pallone. Ma a proposito di Evenepoel viene fuori una cosa interessante, perché si parla tanto di lui come fenomeno per la giovane età, la cosa fa sensazione, ovviamente autorizza i sospettoni a sospettare, ci siano pure i fenomeni 14enni negli altri sport (che poi uno per ragazzi di quella età dovrebbe forse porre altre domande) ma giovani ancorché maggiorenni nel ciclismo puzza, no? Ebbene, se anche vincesse il Giro, il ragazzo Evenepoel  non sarebbe il più giovane vincitore della storia perché era ancora più giovane di lui un ciclista eroico dei tempi eroici ancorché informatissimo più dei medici sui preparati, presumo eroici, da assumere o meno.

Remco e la sua ex che ha lasciato perché gli ricordava una cartina altimetrica, e invece c’è bisogno di staccare dal ciclismo almeno nei momenti intimi.

La Zeriba Suonata – Arca per sempre

La prima volta che ne ho parlato in questo blog ne ho scritto al maschile, ora bisogna scriverne al femminile, ma per noi bjorkophili Alejandra Ghersi alias Arca potrebbe restare per sempre innanzitutto il produttore che ha rimesso in forma l’islandesina, e devo dire che almeno io mi sono incuriosito alla musicista mutante proprio per quello. E in un periodo in cui moltissimi guardano alla musica dei padri, dei nonni (e il punk siamo là, eh) e degli arcavoli, ben vengano musiciste come Arca e Holly Herndon che guardano alla musica dei figli e dei nipoti. E dal nuovo album di Arca intitolato Kick I e pubblicato da XL vi propongo un brano qualunque, proprio uno a caso, che guarda caso ha un’ospite che ricambia i favori.

Afterwards feat. Bjork

Ma tra i due l’influenza è reciproca. Guardate il video di Nonbinary, che se ci va potremmo pure definire manifesto: Arca non vuole scegliere tra generi sessuali ma neanche tra pop e sperimentazione. E guarda un po’ la prima parte del video ricorda quello di All Is Full Of Love che fu diretto dal solito Chris Cunningham.

Nonbinary

Una vecchia foto di Arca, Bjork e Jesse Kanda artista visivo e regista collaboratore di Arca.

La lunga estate fredda illustrata

Se il battito d’ali di una farfalla può provocare un uragano in un’altra parte del mondo figuriamoci la fortissima eruzione di un vulcano. Nel 1815 il vulcano Tambora nelle isole della Sonda causò sconvolgimenti climatici al punto che l’anno dopo, cioè 2 secoli prima che la casa di Greta andasse a fuoco, in estate ci fu brutto tempo e per questo motivo gli ospiti di una villa sul Lago di Ginevra furono costretti a rimanere al chiuso come se ci fosse stato il lockdown. Quei 5 personaggi erano il medico John William Polidori, nessuna parentela con quel Giancarlo che circa 150 anni dopo si tolse lo sfizio di provarsi sia la maglia rosa che quella gialla ma non divaghiamo, e i poeti romantici Percy Bysshe Shelley e George Gordon Byron, più due donne scappate di casa e unitesi a loro ovvero Mary Wollstonecraft Godwin moglie di Shelley e la sua sorellastra Claire Clairmont amante di Byron. E, sapete come sono fatti questi artisti, si annoiano facilmente e allora Lord Byron lanciò una sfida artistico-letteraria per cui ognuno doveva scrivere una storia di fantasmi. I poeti partivano con i favori del pronostico essendo del mestiere ma dopo un po’ si annoiarono mentre il medico invece scrisse Il vampiro che diede il via a un ricco filone letterario. Ma il botto lo fece Mary Shelley che era un’esordiente diciannovenne, quindi solo da poco nella categoria under 23, e grazie alla sua fantasia e a suggestioni derivanti dalle chiacchiere sul galvanismo e gli esperimenti sull’elettricità animale, durante una notte buia e tempestosa come neanche nei romanzi di Snoopy ebbe una prima visione su cui decise di costruire il suo racconto Frankenstein. Spinta a proporre il racconto agli editori, Mary si trovò di fronte al loro scetticismo, perché convinti che quella storia paurosa non potesse averla scritta una leggiadra fanciulla ma fosse opera di quel debosciato del marito. Ma come è noto tutto finì bene: il libro fu pubblicato e diventò un classicissimo, i poeti Shelley e Byron morirono giovani e Polidori si suicidò. La storia della fantasiosa Mary Shelley è stata di recente raccontata dalla scrittrice canadese Linda Bailey nel volume Mary La ragazza che creò Frankenstein pubblicato in Italia da Rizzoli/Mondadori con le magnifi(goti)che illustrazioni della catalana Julia Sardà, ex colorista per Disney da cui si è poi affrancata e ha fatto proprio bene.

P.S. Julia Sardà sa disegnare pure le biciclette.

 

La Sanremo decapitata

L’hanno presa bene. I tradizionalisti non hanno avuto da ridire sul cambio di percorso all’intoccabile Sanremo tradizionale, perché quando l’alternativa è l’annullamento anche il tradizionalista accetta di buon grado i cambiamenti. Quando già si sapeva che alcuni sindaci del savonese erano contrari per motivi vari al passaggio della corsa molti pensavano che non c’erano alternative, lo vedete com’è fatta la Liguria? Per forza di qui si deve passare, per la riviera e per i Capi Mele Cervo & Berta. Invece di alternative ce n’era più di una, si poteva fare la riviera direttamente in mare con i pedalò e al posto delle ammiraglie i motoscafi, un Glastron stile 007 per Savio e un motopeschereccio per Reverberi, oppure, dato che quella è la zona di Celestino, fare un tratto fuoristrada con la mtb. Il Sergente Torriani avrebbe sicuramente fatto di più, avrebbe lasciato la via vecchia di Andora per trovare quella nuova di Andorra allungando di pochissimo il chilometraggio e chi avrebbe avuto da ridire sarebbe stato schedato come asino.  Invece Vegni aveva già capito e studiato la soluzione, passare per Alessandria e Asti, le terre di Gerbi Girardengo Coppi, ma superando così il limite dei 300 km previsto dall’UCI, e allora, dato che Milano vuole la partenza e la visibilità che ai sindaci di Savona fa schifo, ecco il solito escamotaggio del ritrovo di qua e partenza ufficiale di là ad appena 8 km neutralizzati che però si aggiungono ai 299 di corsa e al caldo di agosto e alla preparazione particolare di quest’anno, insomma rischia, contrariamente alla tradizione, di essere una Sanremo divertente.

La Zeriba Suonata – gemelle separate

Hanno molto in comune: entrambe sono nate nel 1977, entrambe nel 1996, a soli 19 anni, hanno pubblicato la loro prima opera nei rispettivi settori artistici, in entrambi i casi è stato un esordio molto apprezzato, ed entrambe, anche se non si somigliano, sono belle di una bellezza autentica e non plastificata, ma, poiché nessuna è perfetta, entrambe sono molto poco prolifiche.

Chiara Zocchi è nata a Varese. Nel 1996 ha pubblicato Olga, edizioni Garzanti con in copertina un disegno a pastello di un quasi irriconoscibile Matticchio. Quando è in pieno vigore lo schiamazzo notturno e anche diurno degli scrittori cannibali, Chiara scrive il diario di una bambina che ha un padre violento che finisce in galera e un fratello violento e drogato che muore di aids, e con queste premesse si potrebbe pensare a un altro effimero libello cannibalesco o a una cosa pallosa e risaputa, e invece non c’è niente di splatter e l’occhio bambinesco e ingenuo della protagonista rende la lettura finanche divertente, e anni fa quando arrivai alla fine del libro avrei iniziato a leggerlo da capo, ma invece l’ho rifatto solo in questi giorni, anche per questo post, e la lettura è sempre un piacere. Ricordo che su un giornale dell’epoca, forse Comix, proprio uno della generazione cannibale, lo scrittore fasullo Aldo Nove, scrisse un articolo soltanto sulla bellezza della ragazza incontrata in un programma televisivo. In seguito Chiara Zocchi ha fatto studi universitari, ha scritto poco, articoli per giornali retrogradi come L’Avvenire e Rolling Stone, e solo nel 2005 ha pubblicato un altro libro intitolato Tre voli sempre con Garzanti, ma poi l’ha rinnegato. Le ultime notizie relative a compiti scritti ci dicono che è suo il testo per un libro pop-up di Valerio Berruti intitolato La giostra di Nina e pubblicato da Gallucci. Ma oltre allo scritto lei fa  anche l’orale, canta le sue bislacche canzoni, semmai alternandole a letture di brani di Olga, come in questa sua esibizione da artista di strada

sotto i portici di Bologna.

Fiona Apple è di New York e poco più che bambina ha vissuto esperienze peggiori di quelle di Olga, come lei stessa ha più volte raccontato. Di queste e altre brutte storie sono pieni i testi delle sue canzoni, dal primo album Tidal a Fetch The Bolt Cutters che è uscito in questi giorni. Le due protagoniste di questo post si sono “incontrate” di nuovo nel 2005: quando Chiara pubblicò il secondo libro lei era “già” al terzo disco, tra l’altro uscito dopo contrasti vari. In 25 anni ha pubblicato solo 5 dischi e per l’ultimo ci si è messo pure il covid a rimandarne più volte l’uscita. La sua musica è folk, blues, canzone americana da Joni Mitchell al musical passando per Suzanne Vega, e abitando entrambe a New York può darsi pure che lei ci è davvero passata da Suzanne Vega, ma secondo me poi ha suonato il citofono e se n’è scappata. A proposito di musical ascoltate e vedete la bellissima Paper bag, su When The Pawn del 1999, accompagnata da un video con ballerini molto “ini”. Il nuovo album è stato molto ben accolto dalla critica, ma di certo non è il più immediato all’ascolto, anche se il suo unico vero difetto è la brutta copertina dove si vede un dettaglio del viso con un occhio sgranato che, tra l’altro, anziché far apprezzare la bellezza dei suoi occhi, la fa quasi assomigliare a quella politica burina che si è autoproclamata difensora delle partite iva. Ma, a proposito di latrati, vi propongo la title-track in cui alla fine si sentono anche i  suoi cani che però sono regolarmente accreditati sul disco e chissà che non abbiano aperto anche loro una partita iva.

Fetch The Bolt Cutters

La Zeriba Suonata – calcestruzzo

Secondo i politici e i loro suggeritori, cioè gli imprenditori, il Paese deve ripartire dal cemento, anche se da tempo si sa che il calcestruzzo è deperibile e il crollo del ponte Morandi lo ha drammaticamente mostrato a tutti. Però, se il calcestruzzo non sarebbe adatto per l’edilizia, da esso almeno può ripartire pure la musica, anche se non proprio convenzionale, anzi “priva di melodia, solo rumori, urla, ferro e cemento” come quella dei trevigiani Béton Brut, che non significa Brutto Bestione, tanto più che quelli, i brutti bestioni attorniati da ragazze sculettanti, in genere fanno musica da classifica, ma è un rimando all’omonimo movimento architettonico. I Béton Brut sono La Suprema Assenza, Il Buio Oltre La Siepe e Oscura Speranza più la voce di Sylvia Schlecker e hanno inciso un 7 pollici picture disc in 23 copie intitolato Brutalismo, e a me piace molto l’idea delle stampe in numero molto limitato di copie, si tratti di dischi o di libri, e a vederlo in foto il disco si direbbe anch’esso di calcestruzzo, ma ciò non è possibile perché romperebbe la puntina o più probabilmente accadrebbe il contrario, e infatti è di vinile trasparente come trasparenti sono anche la busta e il foglio con i testi. Sul sito bandcamp del gruppo potete ascoltare il brano omonimo, che non è musica per tutti né vuole esserlo, di sicuro non piacerebbe ai muratori che con sufficienza potrebbero commentare: Questo sapevo farlo anch’io, un po’ come fanno alcuni di fronte alle opere d’arte non figurativa, ma il buon Bruno Munari diceva: “Quando qualcuno dice: questo lo so fare anch’io, vuol dire che lo sa rifare altrimenti lo avrebbe già fatto prima.”

Brutalismo

La Zeriba 10 – Scozia ballerina

Non è che tutti i gruppi scozzesi suonino punk influenzato dal soul o melodie anni 60 rumorose. Ad esempio gli Aerogramme, che facevano parte della scuderia Chemikal Underground più varia della Creation come offerta musicale, suonavano un rock che veniva definito alternativo e anche prog, probabilmente influenzato dai Radiohead e sicuramente non proprio allegro, e Barriers era uno dei loro pezzi più sostenibili. Poi il gruppo si sciolse e due suoi membri, Iain Cook e Martin Doherty, decisero di formare un gruppo che facesse una synth-pop in stile anni 80, tipo Depeche Mode New Order e simili, roba che si potesse ballare dopo le tristezze del decennio precedente. Ingaggiarono Lauren Mayberry che inizialmente pare dovesse avere un ruolo più defilato e invece è diventata la cantante e frontwoman del gruppo, che fu chiamato Chvrches perché si pronunciasse come churches ma fosse più facilmente rintracciabile in internet. Dal loro primo disco del 2013 intitolato The Bones Of What You Believe vi faccio ascoltare Lies, che non parla né di TG né degli studi della CGIA di Mestre che lassù in Scozia non hanno mai sentito nominare beati loro, ma solo di faccende di coppia, insomma non sono fatti che ci riguardano.

Lies

Chissà quante bomboniere, quanti veli per confetti ci sono voluti per confezionare questo vestitino leggiadro.

 

Il ritorno dei viaggiatori viventi

Un po’ perché è estate e un po’ perché c’è stata la falsa ripartenza molti riprendono a viaggiare e come sempre, soprattutto per gli italiani che si compiacciono di essere ignoranti e cafoni, si pone il problema della comprensione della lingua e anche della gestualità e il rispetto dei costumi dei paesi invasi.  Ad esempio un italiano amante del linguaggio pre-masticato se dovesse andare a un funerale su Marte potrebbe dire qualcosa fuori luogo.