La Zeriba 10 – Jonny senza l’acca e senza lacca

In questa rubrica sugli anni 10 mi trovo a scrivere per la seconda volta di Norman Blake leader dei Teenage Fanclub nonostante non abbia mai stravisto per questa band, e penso che se avessi fatto un’analoga rubrica sugli anni 90 ne avrei parlato di meno. Ma il fatto è che Blake si è messo a vagabondare e formare gruppi occasionali con altri musicisti come lui poco attenti al look e tre anni prima di The New Mendicants formò i Jonny insieme al gallese Euros Child leader dei Gorky’s Zygotic Mynci, la meglio brit-pop band degli anni 90. Quell’anno il gruppo incise l’album omonimo in cui ci sono brani un po’ anni 60/70 perfino glam, più alla Blake

Candyfloss

e fantasie canterburiane più specialità di Child.

Bread

Ridotti all’ossimoro

Avrete saputo che nei giorni scorsi nel Parco della Reggia di Caserta è morto un cavallo che trainava un calesse per turisti pigri. Forse la gente dovrebbe assecondare un po’ di più le proprie inclinazioni e chi è pigro dovrebbe starsene a casa sul divano e i monumenti vederli nei documentari. Se invece le persone si fanno il giro in carrozza a guisa di aristocratici per ostentazione, per fare i grandi, allora sarebbe comunque meglio che come misura precauzionale, direi perfino igienica, se ne stessero ugualmente a casa, oppure se proprio si ritengono tanto grandi che si facciano la loro reggia personale e dentro ci facciano quello che gli pare, ci scorrazzino con una carrozza trainata da varani di Komodo, basta che non vadano in giro. Voi direte che ci sono anche persone che hanno problemi a camminare, e avete ragione pure voi, ma per quelli c’è anche un servizio di navette, e peccato che l’architetto Luigi Vanvitelli non pensò pure a una linea di metropolitana, il massimo del progresso è una specie di ascensore all’interno del Palazzo. Purtroppo la Direzione non va nella direzione che auspicherei, anche perché i cosiddetti Beni Artistici Eccetera hanno come obiettivo principale quello di staccare biglietti, tanti biglietti, e sostituirà il servizio di carrozze a cavallo con le golf-car, così quelli che vogliono fare i grandi potranno sentirsi come Tyger Woods e fantasticare di congiungersi carnalmente con Lindsey Vonn. A proposito di storie erotiche, chi non è pratico del Parco della Reggia deve sapere che i vetturini dicevano agli sprovveduti turisti che avrebbero potuto vedere tutto il parco ma non è vero perché a un certo punto, poco oltre la metà, c’è una curva in salita troppo ripida, e forse lo sarà anche per le golf-car, e quindi lì le carrozze non arrivavano, tagliando fuori dal giro, oltre al suggestivo Giardino Inglese, le ultime fontane tra le quali spicca quella che raffigura l’episodio mitologico di Diana e Atteone.

Il Bagno di Venere nel Giardino Inglese: si lavavano molto queste divinità.

Diana era la Dea della caccia e stava esercitando la sua specifica funzione quando per il troppo caldo si spogliò per farsi un bagno, ma nei paraggi gironzolava Atteone, che era un suo collega perché si sa che l’uomo è cacciatore. Atteone non poté fare a meno di vedere la Dea in quella diciamo inedita veste, Diana se ne accorse e temeva una revenge porn con la tecnologia dell’epoca, cioè che Atteone andasse in giro a raccontare quello che aveva visto, ma qualcuno sospetta pure che tra i due ci fosse un’accesa rivalità venatoria, così per risolvere i suoi problemi lo trasformò in cervo, grazie ai suoi superpoteri, perché la faccenda di superpoteri e superproblemi non pensate che l’hanno inventata quelli della Marvel. Atteone non si accorse subito della sua metamorfosi anche perché non era reduce da una notte agitata ma se ne avvide solo guardandosi in una fonte, ma purtroppo per lui neanche i suoi 50 cani 50 lo riconobbero e lo sbranarono.

E pensavo che la civiltà di questa parte di mondo non ha fatto un grande affare ad abbandonare il simpatico carrozzone dell’Olimpo con tutti quei dei e semidei che ne combinavano di tutti i colori e quante ancora ne avrebbero combinate a cominciare da quel vecchio porco di Giove, per sostituirlo con le tristi religioni monoteiste basate su sofferenza penitenza e odio per la concorrenza perché l’espressione “dialogo interreligioso” è solo un ossimoro grandioso .

Very Nice

Antefatti. 2010 Mondiale di Geelong: Marianne Vos lancia la volata forse troppo presto e viene rimontata da Giorgia Bronzini. 2011 Mondiale di Copenaghen: Marianne Vos si lancia forse presto e meno velocemente di Giorgia Bronzini che la rimonta, terza la più veloce sulla carta Ina-Yoko Teutenberg. 2012 Olimpiadi di Londra: Marianne Vos sotto la pioggia batte in una volata a tre la giovane Lizzie Armitstead e la figlia di Soukhoroutchenkov. 2020: Quando l’UCI ridisegna la stagione ciclistica si era in un momento di maggiore ottimismo riguardo all’evoluzione della pandemia, così oggi inizia il Tour mentre Macron minaccia di chiudere di nuovo tutti in casa, perché forse in Francia la lobby dei ristoratori è meno potente che in Italia dove magna’ e béve è la principale attività produttiva e culturale. Il bello è che oggi parte anche il Giro d’Ungheria mentre Orban minaccia di chiudere le frontiere.

Fatti. Per la prima volta La Course by Le Tour, la corsa femminile che è in linea perché lì non si riesce o non si vuole riorganizzare la corsa a tappe, si svolge all’inizio e non alla fine della corsa maschile, a Nizza (Nice per i francofoni) sullo stesso percorso della prima tappa, e non ne guadagna molto in visibilità perché si corre di mattina, mentre la tappa maschile entra nel vivo, si spera, dopo la pennichella. Si corre tutte contro una, ma quell’una non è una ma sono due, a turno. Prima in salita attacca Annemiek Van Vleuten ma deve espiare, ha vinto l’Europeo inserendosi nella fuga ma senza quasi mai collaborare e non può sperare in un’aiuto delle altre cinque che la seguono mantenendo sempre la stessa posizione, seconda Elisa Longo Borghini, che un cambio forse non glielo darà mai più finché corre, e quinta Marianne Vos sorniona. In discesa vengono fuori i traumi: Kasia Niewadoma si scatena, Marianne nota funambola non esagera e continua sorniona, Van Vleuten che nella discesa olimpica rischiò la vita segue prudente e quasi si stacca, Elisa scende forte poi sbaglia una curva e preferisce continuare cauta perché in fondo anche lei ha un brutto precedente al campionato italiano del 2013 quando si incastrò sotto un guard-rail. In pianura si alternano a tirare, ma nel finale si cambia avversaria e si corre tutte contro la Vos che sembra in grande giornata, loro attaccano e lei le ripiglia come se niente fosse, ma le Trek sono in due e Longo Borghini non fa come Monia Baccaille a Copenaghen ma cerca l’attacco nell’ultimo km, Marianne la segue e forse si sente troppo forte o forse crede sia ancora il 2012 e lancia una volata lunghisssssima, la Signora Armitstead sposata Deignan non si scoraggia la segue a qualche metro e nel finale la batte al fotofinish, diventando in un colpo solo leader del World Tour e anche nella categoria “mamme” visto che Marta Bastianelli non trova la gara giusta. Quando la intervistano, Lizzie ringrazia i suoi direttori sportivi, che nel suo caso non sono uomini che non trovano di meglio ma nientemeno che Giorgia Bronzini e Ina-Yoko Teutenberg (vedi antefatti). E ora spazio ai maschi sperando che almeno due o tre tappe siano altrettanto spettacolari.

La Zeriba 10 – dei due, l’altro

E se il poliziotto che a Roma fermò l’auto con a bordo Morrissey, che si stupì di non essere stato riconosciuto, lo sapeva in realtà chi era quel tipo e proprio per questo non voleva riconoscere in quel vecchio reazionario brontolone il cantante del gruppo più importante degli anni 80? Ma se per certi versi Moz può essere accostato al reduce Ferretti, almeno Johnny Marr non ha niente in comune con lo strareduce Zamboni.

Johnny Marr – Actor Attractor

La maglietta a righe orizzontali è un classico del brit-pop.

Statistiche illustrate – la combinata che non c’era

Uno dei misteri del ciclo-sciovinismo italiano è perché il Trentino ha fatto bene a rinunciare ai campionati europei di ciclismo e altre zone fanno bene a candidarsi per ospitare il mondiale. Infatti questi europei che si concludono oggi non dovevano disputarsi a Plouay, ma essendo rimasti senza una sede hanno chiesto alla località bretone, dove il 25 agosto era già in programma il Gran Premio prova del World Tour, se potevano aggregarsi pure loro, non davano fastidio, e non ci sono stati problemi. Così il 25 sia per gli uomini che per le donne c’è stata la classica dove pochi ricordano che ci fu la prima vittoria importante di Nibali, poi il 26 il campionato europeo in linea maschile e il giorno dopo quello femminile. Ed è successo che in campo maschile, tra infortuni, ciclisti bloccati dalla cosiddetta bolla in attesa del Tour e mancate convocazioni, in pochi hanno corso tutte e due le prove, al contrario delle donne che con un giorno di intervallo e la prospettiva di un calendario miserello non hanno voluto perdere un’occasione. Ovviamente non c’era una classifica per i migliori piazzamenti nelle due prove, ma se ci fosse stata avrebbero vinto tra gli uomini lo spagnolo Ivan Garcia Cortina, decimo alla Bretagne Classic e ottavo all’Europeo, e tra le donne Elena Cecchini, quinta al GP de Plouay e nona all’Europeo. Peccato, hanno perso l’occasione di vincere un trofeo loro che non vincono spesso.

La spauracchia

Come capita spesso (e come caspita fanno a vincere lo stesso?) nei campionati internazionali la tattica delle ex olandesi è un giallo di colore arancione, non si capisce se corrono male o si corrono contro. Oggi agli Europei va una fuga con tre di loro dentro, compresa Blaak ex campionessa del mondo, e dietro le compagne lavorano per ricongiungersi e ci riescono. Vos lancia l’attacco della Van Vleuten che però, una volta formato un trio con Longo Borghini e Niewadoma, non tira e non sembra lei, quando riprova da sola non stacca le rivali e poi torna a non collaborare, e la sensazione è che non sia in gran forma, mica poteva mantenere la condizione di inizio agosto, e che la gara sia condizionata più dallo spauracchio della Van Vleuten, dal suo palmarès e dal suo potenziale, che da quello che si è visto in corsa. Il ritorno sulle prime tre di Chantal Blaak fa pensare che la nazionale dei Paesi Bassi non abbia fiducia nella campionessa del mondo che in volata non è imbattibile, e le sue avversarie, tre cicliste ritrovate perché reduci da mesi in tono minore, oggi sembrano più forti, ma con l’esperienza e la forza di volontà Annemiek riesce a staccare la compagna di squadra e la polacca e poi a battere in volata una Longo Borghini inesauribile, e l’ultima cosa che non si capisce se alla fine ringrazia la squadra per educazione, perché è andato tutto bene o perché di quella tattica ci ha capito qualcosa, e in tal caso è stata due volte brava.

Cartolina da Malta

A volte può capitare che questa cosa evanescente e virtuale che è il blog si materializzi, ad esempio in forma di cartolina cartacea con il francobollo della stessa materia. Questo per dire che ringrazio pubblicamente il blog gemellato Schiantavenna che per il terzo anno consecutivo mi ha spedito una cartolina dalla località delle vacanze. Quest’anno è toccato a Malta, luogo ideale per riposare perché ciclisticamente quasi inesistente: scopro che vi si disputa il Tout Ta’ Malta, una gara dilettantistisca nel cui albo d’oro però figura Stefan Schumacher ai tempi in cui tornò a testa bassa dopo la sua seconda (credo) squalifica per doping. Un grazie quindi a tutto lo staff di Schiantavenna’s blog.

La Pupa e la Secchiona

Elisa Balsamo e Letizia Paternoster sono ancora molto giovani ma già da qualche anno sono compagne di avventure ciclistiche, in pista nell’inseguimento a squadre e nella madison e poi su strada nei campionati europei e mondiali giovanili a turno hanno lavorato l’una per l’altra. Se siano pure amiche non ci interessa ma sembrano molto diverse: Elisa si è diplomata con il supermassimo dei voti e suona il piano che per il momento ha dovuto mettere da parte, Letizia vuole fare la modella, come diceva una vecchia pubblicità, e se non vuole farla comunque è chiaro che punta a sfruttare la sua bellezza per fatti suoi, neanche questo ci riguarda, di sicuro i suoi video sono inconsistenti. Letizia corre in una squadra di prima fascia in cui è una delle tante, Elisa ha trascinato la squadra con cui correva da junior a passare nella categoria élite. Letizia al momento è infortunata e non ha potuto correre l’Europeo Under 23 che si disputava a Plouay sul percorso del GP omonimo. Letizia questo titolo lo vinse l’anno scorso anche grazie a Elisa che le tirò la volata, così Elisa oggi partiva strafavorita e ha stravinto. Per il futuro del ciclismo femminile italiano Elisa è una certezza, Letizia sembra sempre più distratta e potrebbe perdersi come fosse una moserina, e attenzione che ci sono altre coetanee forti, tra le quali si fa notare per l’esuberanza Chiara Consonni, la sorella più forte di Simone, che l’anno scorso vinse la sua prima corsa tra le élites e intervistata ringraziò tutte le persone presenti nel raggio di 50.000 km, e ieri sempre a Plouay ha ottenuto il primo podio in una corsa World Tour e ha esultato come se avesse vinto, e oggi non era scontato che tirasse lei la volata a Elisa come poi è successo. Però possiamo attendere anche Letizia, del resto oggi la corsa Elite Maschile ha dimostrato che anche i ciclisti fru fru possono andare forte: infatti ha vinto lo stilista Giacomo Nizzolo che a Plouay già nel 2013 fu secondo dietro Pozzato in un ordine d’arrivo tutto fighetto, e da allora si aspettavano grandi cose da lui ma ad oggi non ha vinto né classiche né tappe nei grandi giri però almeno si è specializzato in campionati e dopo due titoli italiani ha vinto anche il bistrattato titolo europeo, aiutato da una squadra fortissima in cui ha corso bene e generosamente perfino Ulissi, mentre si sono perse Francia e Paesi Bassi che non sono riuscite a lanciare bene Démare e Van Der Poel che era il più forte fisicamente ma ha sbagliato tutto quello che poteva.

Quel fulmine di Dick

Dick Fulmine potrebbe sembrare il nome di un protagonista di film porno e invece è un personaggio dei fumetti ritenuto il primo supereroe italiano. Creato durante il fascismo il personaggio è sopravvissuto nel dopoguerra riciclandosi come tanti italiani in carne e ossa. Non aveva poteri particolari, solo una forza erculea naturale che non gli derivava da nessun evento particolare come accadeva con i colleghi americani, insomma non era caduto in un crogiolo dove si fondeva l’oro donato alla patria o altre cose del genere. Io ne ho letto una sola storia che in una lunga vicenda editoriale non è un campione significativo, insomma non è sufficiente a farsi un’idea del personaggio o del suo linguaggio. Nel volumone Gli scorpioni del deserto. Uomini e guerra, realizzato per l’edicola da Panini e quotidiani vari e quasi interamente dedicato a Hugo Pratt, c’è la storia intitolata L’S.79 di Dick Fulmine pubblicata nel 1940, in cui il nostro eroe in poche pagine prima si batte contro gli inglesi che indossano il pratico gonnellino scozzese e poi contro i famosi negri che fanno torture etniche. E’ interessante passare in rassegna le esclamazioni che l’eroico e virile personaggio non riesce a trattenere nei momenti salienti della vicenda perché quando ci vuole ci vuole: Accipicchia, Perbaccone, Porca l’oca, Perdiana, Perdiancina (dev’essere un diminutivo di Perdiana). Ma il finale riserva la classica delusione cocente (del resto la storia si svolge sotto il sole africano): Dick e un suo amico vengono salvati da una pattuglia di connazionali che vedendoli malridotti gli chiedono se hanno bisogno di qualcosa dall’infermeria, e Dick risponde che hanno bisogno solo di pollo e birra, ma allora che ne dobbiamo fare di tutti gli energetici bocconi simultaneisti e cangianti cucinati secondo le ricette di Filippo Tommaso e che sono avanzati, li dobbiamo buttare?!