Racconti occulti – La cucina di Tereso

Tereso era cresciuto in una famiglia molto tradizionale e per lui cucinare lavare e cucire erano occupazioni da donne mentre piantare chiodi aggiustare finestre e segare gambe di mobili di legno traballanti erano lavori da uomini. Ma quando era ormai prossimo ai 40 anni la madre Signora Giacinta, che gli chiedeva sempre quando si decideva a farsi una famiglia ma lui col suo lavoro precario non poteva, morì e lui rimase solo. Dopo un mese passato a mangiare scatolette panini con affettati e gli avanzi immangiabili del ristorante per cui faceva il fattorino, Tereso si guardò intorno, notò che sfortunatamente a casa sua i mobili erano di materiale plastico, gli infissi di alluminio e all’interno delle mura correvano imperscrutabili fili della corrente per cui piantarvi chiodi non era il caso, e decise allora di imparare a cucinare. Iniziò a seguire tutti i programmi televisivi sull’argomento, dal tutorial sulla cucina povera “Quello che passa il convento” in cui però Suor Ercolina finiva sempre per preparare la sua specialità, gli strozzapreti alla puttanesca, ai talent con giudici gli chef severi, tipo “Pasticcieri pasticcioni” e “Le mousse inquietanti”. Dopo mesi di apprendimento ed esperimenti diventò bravo e riuscì perfino a farsi promuovere cuoco dal ristorantino “Brodomonte” per il quale lavorava, un locale che faceva cucina etnica saracena, dove facevano tutto col grano saraceno, pure le polpette di soia. A quel punto Tereso pensò che era finalmente possibile invitare a casa sua per una cenetta la cameriera del locale Berbera, che in realtà si chiamava Barbara, ma il proprietario del locale la chiamava così perché voleva che lì tutto sembrasse maghrebino, e anche lui si faceva chiamare Maomet ma in realtà si chiamava Mao Xe Lu e si guardava bene dal mostrare i suoi occhi a mandorla in sala. Tereso aveva sempre avuto l’impressione che la signorina Berbera ricambiasse la sua simpatia, ma con il suo lavoro precario non aveva mai osato, ora invece osò osare e la ragazza, che tanto ragazza non era più manco lei, subito acconsentì. La sera della cenetta la cucina di Tereso emanava odori che facevano venire l’acquolina in bocca a tutto il palazzo, finché Berbera arrivò con un abitino stretto e il trucco ancora più marcato del solito, una cosa che Tereso giustificava in una donna che a una certa età non aveva ancora trovato l’uomo della sua vita. E la sera passò tra un boccone e una chiacchiera quando a un certo punto Berbera accennò al fatto che sua madre, buonanima, era stata sfortunata. Tereso le chiese perché e lei rispose che la madre era una bella donna, lui aspettava solo un pretesto per farle i complimenti e disse che allora la figlia aveva preso dalla madre, che però non capiva perché era stata sfortunata. E Berbera disse che se fosse vissuta in tempi recenti avrebbe fatto la escort e si sarebbe arricchita, invece ai suoi tempi fu una semplice prostituta. A quel punto Tereso, che era pur sempre cresciuto con un’educazione tradizionale, pensò che questo spiegava tutto, e i sorrisi invitanti e il trucco pesante e la facilità con cui aveva accettato l’invito, e allora non fu la disillusione il problema bensì il timore che se l’avesse portata a letto la mattina dopo quella gli avrebbe presentato il conto da pagare. E così Tereso iniziò a cercare una scusa per chiudere la serata e rimandarla a casa, ma non ce ne fu bisogno perché si distrasse con la caffettiera e ci pensarono i pompieri a chiudere la seratina e raffreddare gli spiriti. Il giorno dopo Tereso si licenziò dal ristorante e andò a lavorare come commesso nel negozio di ferramenta vintage Bricol Agé.

La famosa scissione del ‘21

Nell’autunno del ’20 e nell’inverno del ’21 abbiamo visto sempre le stesse cicliste in prima fila in Coppa del Mondo, ma non tutte hanno l’età, come cantava Gigliola Cinquetti,  cioè alcune sono under 23 e, poiché non tutte le ragazzine forti possono o vogliono passare precocemente tra le élite come fece Alvarado un anno fa, all’odierno Campionato mondiale le giovanissime hanno preferito cercare più facile gloria nella loro categoria e il movimento femminile si è scisso, Vas di là Vos di qua, le élite si sono ricompattate e così è ritornata in prima fila la tricampiona Sanne Cant che va forte sulla sabbia e correndo in casa nelle più ottimistiche rosee previsioni dei fiamminghi poteva pure aspirare a tentare di cercare di provare a infilarsi nella prevedibile valanga arancione. Questi mondiali infatti si corrono a Ostenda su un percorso metà sabbia della spiaggia e metà serpentine velenose spelacchiate e ghiacciate, e se ci fosse stato De Zan avrebbe avuto difficoltà a parlare di ciclopratismo. Ma il pericolo Cant è stato scongiurato proprio dalla campionessa uscente Alvarado che si è suo malgrado immolata per la causa olandese e alla prima curva è scivolata facendo cadere la sola Cant, però anche il suo mondiale è praticamente finito lì, perché si è poi sfinita in un inseguimento inefficace e logorante, che l’ha portata dapprima in quarta posizione per poi retrocedere fino al sesto posto, preceduta pure dalla ritrovata Yara Kastelijn che ha ormai imparato ad andare in bicicletta, e l’unica che è riuscita a inserirsi tra le arancioni è stata la ormai solita Clara Honsinger quarta. Ma il podio è stato tutto per le ex olandesi, con il bronzo a Denise Betsema, prima nella classifica avulsa delle mamme, che non ha fatto errori o forse uno solo e pure grande, il solito: partire fortissimo, staccare tutte, e arrivare all’ultimo giro senza più forze. Ancora una volta è arrivata seconda Annemarie Worst capace di straordinarie volate sulla sabbia e continue cadute e rimonte fino a cercare in vista del finale la cosiddetta sportellata con Lucinda Brand che però è più possente mentre lei ancora una volta sembra difettare di cattiveria. E così al termine di una stagione dominata ha vinto la favorita Lucinda Brand, allenata da Sven Nys non da Pinco, che non si è fatta prendere dal nervosismo, quando ha fatto qualche piccolo errore è stata Lucida (scarto di consonante) al punto che in quei frangenti riusciva anche a guadagnare sulle rivali e poi è stata la più forte, lei che ha deciso di tornare al ciclocross quando su strada era diventata brava anche nelle corse a tappe. Quando c’è stato il contatto tra le due i commentatori RAI hanno detto che non c’è stata scorrettezza però all’arrivo si aspettavano che le due si azzuffassero afferrandosi per i capelli ma invece si sono abbracciate. Già è successo con Van Vleuten-Van Der Breggen che gli uomini RAI si attendessero che le rivali presunte acerrime non si salutassero e sputassero l’una nella borraccia dell’altro o chissà cos’altro e invece niente, il problema è che in RAI leggono troppi libri di Beppe Conti. Invece l’inviato dell’UCI ha fatto alla vincitrice la stessa domanda che sarebbe venuta in mente anche a me, cioè se ora punta alla Roubaix, ma pensandoci non è troppo delicato a una persona reduce da una faticaccia evocarne un’altra, però Lucinda ha detto che punta alla Roubaix e pure a qualificarsi per l’Olimpiade, tié, e intanto si gode il titolo mondiale nel quale forse non sperava più e che certamente in futuro sarà più difficile da ottenere, quando le ragazzine saranno cresciute e si riunificheranno tutte nella categoria élite. La gara è stata davvero appassionante e combattuta, ma la regia internazionale è stata molto democratica e non si è limitata a seguire la lotta tra le prime tre, rischiando di perdere qualche momento cruciale, per inquadrare anche le altre inseguitrici, e poi ha mostrato gli arrivi di tutte, almeno fino alla trentunesima, quella Sophie De Boer che bella è sempre bella ma non più forte come quando vinse la Coppa del Mondo, al punto che mi sorprende anche il fatto che venga ancora convocata, ma è questione di tempo perché quando arriveranno le attuali under 23 addio bella Sofia.

Lucinda guarda dietro di sé e sembra chiedersi: “Ma davvero ce l’ho fatta a vincere un mondiale? E davvero c’è gente che preferisce vedere la vela?”

Perline di Sport – il ripiego

Zdenek Stybar nel ciclocross ha vinto due mondiali under 23, poi due mondiali élite, una Coppa del Mondo, un Superprestige, poi è passato alla strada e ha corso nel cross solo per allenarsi e divertirsi, ma nel 2014 si allenò anche per vincere il terzo mondiale, detto fatto, battendo ancora una volta Nys e compagni. Su strada ha vinto corse importanti ma non classiche monumento, alla Roubaix è arrivato secondo, e nel ciclocross ha corso sempre meno, nella stagione scorsa ad esempio in una prova di Coppa del Mondo prima danneggiò Toon Aerts e poi lo aiutò a recuperare. Ma in questa annata in cui non ha corso neanche una volta per i campi e le corse su strada continuano a essere cancellate, si è trovato senza competizioni e ha pensato di partecipare al mondiale di cross che si corre in Belgio dove vive da anni, e il suo manager Lefevere gli ha dato il via libera. Dato che il mondiale è una corsa seria non partirà dalla prima fila, come succedeva con Aru in Italia, ma lui non dispera di poter arrivare alle spalle dei due fenomeni, davanti no. Il video che vi propongo è il riassunto con colonna sonora enfatica della sua prima vittoria nel mondiale élite, disputato a Tabor nella Repubblica Ceca tra neve e ghiaccio, in cui vinse staccando Klaas Vantournout e Sven Nys. 

Tabor – Campionato Mondiale 2010

Cambio di vocale

Aspettando i mondiali di ciclocross potete risolvere questo semplice cambio di vocale (Wxz, Wyz) che però non è ancora cambio generazionale. La soluzione potete trovarla negli ordini di arrivo delle gare di quest’anno.

La Zeriba Suonata – autentici tromboni

Questo non è il mio solito titolo fuorviante e non intendo parlare di tromboni in senso figurato come U2 o simili, ma proprio di un vero trombone che assieme a tromba sax batteria harmonica e chitarre (solo bassotuba non c’è neanche qua) costituiscono la corposa strumentazione del gruppo newyorkese Hazmat Modine che incide per l’etichetta Barbès Records, di cui ho scritto qualche giorno fa a proposito della chicha, e suona blues e folk, e con questi strumenti a volte finisce inevitabilmente per ricordare Swordfishtrombones di Tom Waits.

HAZMAT MODINE – Moving Stones

Per lo spettabile pubblico

I siti e i giornali che riportano i programmi televisivi a stento inseriscono quelli di RaiSport, e giustamente ignorano RaiSportWeb che non è sul digitale terrestre. In realtà i giornalini dedicati alla tivvù che si trovano in edicola presumo che in base a qualche indagine di mercato presumano a loro volta che i lettori siano soprattutto lettrici interessate al riassunto di quello che vedranno e ai fatterelli dei protagonisti, soprattutto l’età che viene immancabilmente e spietatamente messa tra parentesi accanto a ogni nome. E dato che questo blog non è schizzinoso con questo post vuole rivolgersi anche a quel tipo di pubblico. Dicevo che è praticamente impossibile sapere la programmazione di RaiSportWeb, che tra l’altro ha tre canali, anche andando sui siti della RAI, e così vengono annunciate delle dirette sul web ma senza specificare su quale canale. Qualcuno del pubblico forse l’avrà fatto notare perché giovedì scorso a Radiocorsa hanno precisato che la diretta della prova di Coppa del Mondo di Overijse sarebbe stata trasmessa su RaiSportWeb 2, e pure durante la gara femminile, trasmessa su RaiSport liscio, hanno ribadito la cosa. E infatti all’orario previsto su RaiSportWeb 2 dopo l’iniziale e non saltabile spot di 15 secondi c’era lo short-track, proviamo l’1, altro spot altro sport, il ciclocross era sul 3, ovviamente dopo un altro spot. Il percorso di Overijse è davvero impegnativo e spettacolare e la partenza con i due fenomeni subito in testa faceva pregustare una gara di sportellate, ma dopo una foratura di Van Der Poel (26 anni) il duello è proseguito a distanza come la didattica, con Van Der Poel che recuperava e poi faceva qualche sbaglio, poi recuperava di nuovo e poi faceva qualche altro sbaglio, tutti errori di vario genere, dal mancato cambio della bici al rapporto fino agli scivoloni quando è andato nel pallone, e così Van Aert (26 anni) ha vinto la gara e la Coppa, al terzo posto si è piazzato il semi-fenomeno Tom Pidcock (21 anni) e poi è arrivato Michael Vanthourenhout (27 anni), cugino del supercittì Sven (40 anni), che in questa stagione è stato il più regolare tra gli inseguitori, mentre non è neanche partito l’ancora malandato Eli Iserbyt (23 anni), ex fidanzato di Puck Moonen (25 anni), di cui ho più volte scritto che ha la faccia da rockstar sfigata perché mi ricorda Lee Mavers (58 anni) dei The LA’s ma sfigato lo è di sicuro. Durante la diretta i commentatori RAI hanno ricordato il recente anatema di Axel Merck (48 anni) figlio di Eddy (75 anni), che ha messo in guardia i due fenomeni dallo spremersi troppo, ma i due dicono sempre che a correre si divertono, e pure Fabio Aru (30 anni) tornando al ciclocross è tornato a divertirsi, a differenza di Tom Dumoulin (30 anni) che proprio il giorno dopo l’annuncio dei programmi della sua squadra ha detto che vuole prendersi una pausa di riflessione. Ha detto che sente troppa pressione esterna come se avesse sulle spalle uno zaino da 100 chili e che vuole capire cosa vuole da sé stesso, ma probabilmente c’entrano l’infortunio mai recuperato e il covid e pure il fatto che in questa stagione avrebbe dovuto di nuovo aiutare Primoz Roglic (31 anni). Quando Merckxino predisse vita sportiva breve a WVA e MVDP fece anche un esempio di una persona che si era troppo spremuta troppo correndo e ora aveva solo dei lampi, e quella persona è Marianne Vos (33 anni), e potrebbe far notare che anche a Overijse la ragazza è partita forte ma ha perso posizioni man mano, e certo ha corso meno rispetto alle avversarie e sembra che a volte le manchi pure un po’ di confidenza con la specialità che pure dominò, ma in un percorso in cui al rettilineo di partenza seguiva una ripida salita in asfalto solo lei poteva partire dalla terza fila e passare per prima su quel muro. La gara femminile è stata più combattuta, con Denise Betsema (28 anni) che sembrava la più forte di giornata ma forse non si è saputa gestire, Lucinda Brand (31 anni) che dopo una stagione al massimo sembra in fase calante ma intanto ha vinto la Coppa, tante giovani emergenti da Clara Honsinger (23 anni) alla troppo muscolosa Evie Richards (23 anni) da Mannon Bakker (21 anni) a Anna Kay (21 anni) e Blanka Kata Vas (19 anni), una Annemarie Worst (25 anni) non in forma, una Sanne Cant (30 anni) in ripresa, e una scatenata  Ceylin Del Carmen Alvarado (22 anni) che ha rischiato molto nei tratti in discesa e quando ne ha affrontata una à la Alexandre Geniez (32 anni) finendo nella recinzione non è andata nel panico e anzi ha poi preso il largo. Quando Lucinda Brand vinse a Hamme la prova precedente mandò un bacio allo spettabile ma inesistente pubblico, ieri invece Alvarado ha fatto un inchino, ma il pubblico era sempre quello dell’altra volta, solo gli addetti ai lavori, e tra essi va segnalata l’ottima condizione atletica, dato che corre con un grosso zaino in spalla (però non quello di Dumoulin) e per di più con la mascherina, l’immancabile Alvarado madre (età non pervenuta).

Racconti a colori – L’Orco Celestino

Vallegrona era una ridente località dove tutti, persone animali piante e anche qualche minerale, erano sconsideratamente allegri. Il Sindaco Felice Lieto non iniziava una riunione del consiglio senza raccontare prima una storiella divertente e le barzellette le scriveva anche dentro le delibere e alle cerimonie pubbliche faceva le pernacchie mentre alzavano la bandiera. In quel paese ogni essere vivente era pure ridente, c’erano la iena ridens e il picchio picchiatello, i salici ridenti e gli abeti ebeti. Vallegrona confinava con Valluttuosa, una piangente località il cui borgomastro Addolorato Della Nicchia aveva fatto costruire un cimitero grande la metà del paese. Qui infatti la morte era il pensiero principale e tutti gli esseri viventi, pardon, morenti erano tristi e cupi, e c’erano barbagianni civette e gufi, salici piangenti e cipressi depressi. A Valluttuosa tutti erano molto indispettiti dall’allegria di Vallegrona e la ritenevano un’offesa per la sacra gravità della Vita, e per porre un giusto freno a questo che era a tutti gli effetti un peccato pensarono di provocare una disgrazia, di attirare una calamità su quel luogo, e pensa che ti ripensa decisero di invocare un orco che viveva su un’alta rupe lontana, offrendogli in dono dieci buoi con le corna all’ingiù, dieci cervi orfanelli e dieci avvoltoi, perché seminasse paura e terrore in quel paese perduto. L’orco accettò e affrontò il lungo e disagiato cammino come una passeggiata di piacere, finché a grandi falcate e col suo alone di insetti fosforescenti entrò a Vallegrona, e qui successe quello che non si sarebbe mai aspettato, ma il fatto è che l’orco era Celestino di nome e di fatto, e quel suo colorito vivace e festoso anziché la paura scatenò l’ilarità nel paese che già rideva di suo. Celestino stizzito diede un pugno sul tetto del municipio ma la cosa fece scompisciare ancora di più i cittadini. L’orco di fronte a quelle reazioni prima rimase deluso e sconcertato ma poi si arrabbiò moltissimo e decise di vendicarsi dell’affronto rifacendosi su chi l’aveva esposto a quella mortificazione, e digrignando i denti e urlando e sputacchiando entrò in Valluttuosa dove per anni seminò il panico e gli abitanti vissero felici e contenti di essere spaventati a morte.

La Zeriba Suonata – avanti c’è Dani

I Gatti di Vicolo Miracoli dicevano che loro erano avanti di anni e che la gente si sarebbe fatta tante risate 10, 20 o 50 anni dopo, non ricordo di preciso, ma il tempo passa e delle loro battute direi che si salva solo questa, forse è ancora presto, ma tutte le altre ancora oggi fanno cagare. La statunitense Dani Siciliano, invece, a distanza di anni mi sembra che migliori, e certo quando uscirono i suoi dischi solisti Likes… (2004) e Slappers (2006) furono molto bene accolti, a me piacquero ma oggi mi piacciono di più. Faceva quel tipo di jazz che si usava 15/25 anni fa, che i critici chiamavano nu o future jazz o downtempo o volendo electronica, o forse era più avanti, ma nel secondo album ci sono influenze soul mentre nel terzo e ultimo disco Dani Siciliano, già del 2016, ci sono anche momenti folkeggianti.

Dani Siciliano – Repeats

Prima dell’esordio solista già cantava nell’orchestra del suo ex marito, il britannico Matthew Herbert, dj musicista e produttore che ricambiò collaborando ai suoi primi due album. e se volete sentire Dani Siciliano in qualcosa che somiglia molto al jazz eccovi un trascinante pezzo dal vivo con l’orchestra di famiglia.

Matthew Herbert Big Band – The Audience