C’è un giornalista che ha fatto fortuna con Tangentopoli e per continuare col filone “è una vergogna!” ora fa il paladino del Cittadino contro la Burocrazia. Ieri, dopo aver raschiato il cosiddetto fondo del barile, non ha avuto niente di meglio da mandare che un servizio su una donna cui un tasso ha provocato molti danni nel giardino e che ha chiesto che qualche ente intervenisse ma c’è stato un conflitto di competenze tra Regione e Provincia. Forse in questi casi la colpa non è dei pubblici amministratori ma delle leggi contorte fatte da quei geni dei parlamentari, basti pensare nel caso a quel fiorentino che porta male che abolì le province senza abolirle. Comunque l’esperto di animali che ha risolto il problema ha detto che il tasso può essere aggressivo e trasmettere malattie e quindi è pericoloso. E io posso confermare la pericolosità del tasso perché l’unica volta che il mio interesse per il ciclismo ha scricchiolato non è stato per qualche scandaletto legato al doping, ma quando, una quarantina di anni fa, se vinceva qualcun altro mi sembrava che ci fosse riuscito solo perché non c’era il Tasso, le Blaireau.
Il primo caso accertato in Italia di variante sudafricana è stato contratto in Mozambico ed è ora qui nei paraggi, e per la proprietà transitiva, che è sostanziale al virus ma non all’ecologia che invece transita poco, sarebbero state isolate due classi nella scuola a due passi da dove abito. Ma non è il caso di farsi prendere dal panico, anzi rilassiamoci con una bella canzone che dice: “Mi piace passare un po’ di tempo in Mozambico / Il cielo soleggiato è azzurro acqua / E tutte le coppie che ballano guancia a guancia / È molto bello stare una settimana o due / E forse innamorarsi, solo io e te.” Sembra il testo di una hit estiva e invece l’ha scritto un Premio Nobel. E allora forse questo significa che un giorno pure i Boomdabash potrebbero vincere il Nobel? Calma, non può succedere, non facciamoci prendere dal panico.
Domenica erano andati al mare, oggi i ciclocrossisti sono tornati nel loro habitat naturale, il fango e il freddo, e a Besançon faceva molto freddo, molte cicliste avevano i gambali ma questo si capiva solo alla partenza perché dopo un solo giro già non si discerneva più se le loro gambe erano nere per il vestiario supplementare o per il fango. Il commentatore RAI, che quest’anno è Enrico Martello, tecnico federale del fuoristrada, ha detto che le cicliste erano “in lungo”, e qualche spettatore occasionale – ma è difficile che ci sia sul web – avrà pensato a una gonna lunga che rischiava di infilarsi nella catena o tra i pedali o tra i raggi e comunque si sarebbe sporcata, ma lui intendeva semplicemente quei gambali. Ogni commentatore ha una sua fissazione, chi le maltodestrine e i gel, chi i rapporti, Martello ha le canale. La “canala” che lui cita continuamente è il solco che si scava nel terreno, soprattutto se fangoso, al ripetuto passaggio delle bici, comunemente si dice la “canalina”, ma forse il diminutivo gli sarà sembrato troppo kawaii. Quando le canale sono consolidate, quasi istituzionalizzate, le ruote scorrono più veloci e sicure e non conviene cambiare canale affrontando l’ignoto. Anche alla RAI si dovrebbe dire di non cambiare canale, perché domenica scorsa sul suo sito c’era scritto che per seguire la diretta del ciclocross bisognava cliccare qui, cliccavi qui e non c’era nulla, infatti bisognava cliccare lì, insomma alla RAI stanno messi che neanche loro sanno cosa e dove stanno trasmettendo. Oggi il terreno era pesante e già al primo giro si è capito che la possente Lucindona Brand avrebbe vinto per distacco, ma la sorpresa è stato il secondo posto della canadese e campionessa panamericana Magalie Rochette che fino a poco tempo fa era un’atleta casalinga, anche se con una casa grande quanto tutto il Nord America. Tra gli uomini invece il più forte era Toon Aerts ma ha perso per due errori nelle curve, nelle quali è più bravo Eli Iserbyt anche perché in passato si è molto esercitato con quelle pericolose di Puck Moonen. La sua attuale fidanzata, invece, all’arrivo ha avuto lo stomaco di dargli un bacio sulle labbra che come tutto il resto erano sporche di fango. L’ex sfigatino è diventato più costante e quando torneranno i tre fenomeni non sarà facile batterlo. Gli italiani infine sono annegati nel fango, ma dato che si era in Francia non potranno recitare la filastrocca, tanto cara ai loro connazionali, che fà: “Lo Stato ci ha abbandonato”. Ha fatto eccezione solo la Venturelli, ma è una junior, una promessa e, come ben sanno i politici, una promessa non si nega mai a nessuno, poi mantenerla non è necessario.
Qual’è la cosa più comoda? Il divano, il letto, una sedia sedicente ergonomica? No, la cosa più comoda è il luogo comune che ci risparmia il terribile sforzo di capire le cose. Ad esempio dei francesi dicono che sono sciovinisti, pochi giorni fa è stato assegnato il Vélo d’Or, diciamo il corrispettivo ciclistico del Pallone d’oro, Alaphilippe quest’anno ha vinto il mondiale e altre corsette importanti, però come si poteva negare che il più forte dell’anno fosse stato Pogacar? E infatti il premio l’hanno dato a Pogacar ma il francese si è piazzato solo quarto, preceduto pure da Roglic e Van Aert che in fondo gli obiettivi principali che si erano posti li hanno mancati. Gli svizzeri invece sono considerati esseri grigi, molto grigi, grigioni, eppure hanno i loro umoristi e, sempre per rimanere in ambito ciclistico, sono svizzeri il colombiano Pellaud capace di fermarsi al termine di una fuga per applaudire il gruppo, l’esuberante Reusser e quella mattacchiona di Riccioli d’Oro. Ma, come quello che cantava anche Lugano addio, voi chiederete: Sì ma, sì ma, tutto questo cosa c’entra con il Rock & Roll? C’entra con il rock e col punk e con il jazz e con le musiche africane e il kraut-rock, anche quello stereolabile, perché da Ginevra vengono l’eccentrica e poliedrica Orchestre Tout Puissant Marcel Duchamp e il suo ideatore Vincent Bertholet. L’orchestrina infatti riesce a fondere tutti quei generi, e pure il nome abbina la qualifica di onnipotenza che avevano alcune orchestre africane e l’estroso geniaccio francese dell’arte del 900 che però non sappiamo se era sciovinista.
Qui non voglio parlare di pedali con una bicicletta intorno, tantomeno della povera Puck Moonen che è ancora senza squadra, ma dei pedali per chitarra che immagino sia meglio manipolare, anzi pedipolare, con scarpe comode. Theresa Wayman lo fa con le scarpacce, P.J. Harvey invece non si faceva problemi se aveva i tacchi. Due giorni fa ho citato Charlotte Hatherley che, a giudicare dalle foto su internet, stava volentieri scalza e ne ho trovata una in cui a piedi nudi nel palco pigiava il pedale e ditemi voi se non è un’immagine molto sensuale.
Già che ci siamo ascoltiamola prima con gli Ash, che Carlotta a un certo punto lasciò e non so se allora al giovane Wheeler gli vennero i dolori.
Gli italiani stanno sempre a lamentarsi delle banche, dei prestiti non concessi e dei miseri interessi e delle spese del conto, poi però vogliono i banchieri a capo del Governo, della Repubblica, e si parla sempre dei banchieri, quelli vivi, quelli morti, pure io comprai quel libro scritto da un giornalista che manco mi piace insieme a un banchiere, ma solo perché speravo di trovarci qualche aneddoto sul ciclismo, ma aneddoti ancora non ne ho trovati perché il libro ancora non l’ho letto e non so se avrò mai voglia di leggerlo. E poi c’è quel calciatore morto che da queste parti dicono che non bisogna parlare male dei morti e allora non parliamone più, invece a un anno dalla morte a sentire il TGR già c’è la notizia del suo primo miracolo, che non dovrebbe essere neanche una cosa sorprendente visto che stava in stretto rapporto con Dio che gli dava una mano a segnare i gol, come dicono pure in un film che in Inghilterra non incasserà molto.
E’ uscito Valentine, il secondo album di Snail Mail (all’anagrafe marylandese Lindsey Jordan) subito ben accolto dalla critica, segno che a predominare tra i recensori è ora il turno di quelli cresciuti con l’indie pop, perché le nuove canzoni ancora richiamano alla memoria Liz Phair e Charlotte Hatherley, My Bloody Valentine e Breeders, ma qualcosa che se ne distacca c’è, l’ascolto è piacevole e la ragazza può solo migliorare. Però mi viene da pensare che certo suono ben codificato e ormai logoro un giorno sarà ripreso da corrispettivi futuri dei Maneskin che potranno così gridare: Indie Never Dies!
E a proposito di indie è curioso ascoltare adesso, in uno spot televisivo, poche note di una versione per solo piano di un pezzo che 33 anni fa, dopo lo scioglimento degli Smiths, ci annunziava l’arrivo di un nuovo gruppo epocale.
L’ho già scritto, sono molti anni che non vado al cinema e pure in tivvù e in dvd vedo pochi film, quindi per me Spike Lee era rimasto il ragazzo dei suoi primi film, poi invece quest’anno mi accorgo che è passato molto tempo da allora e che quel ragazzo è diventato un anziano anche un po’ rimbambito che a Cannes prima anticipa il titolo del film vincitore e poi pare non rendersi conto di quello che ha fatto. Ma così Spoiler Spike ha legittimato o, se preferite il linguaggio rimasticato, ha sdognanato lo spoileraggio perché se lo fa un autorevole regista vuol dire che si può. E allora nei giorni scorsi a reti unificate è andato ripetutamente lo spot per l’ultima stagione di Gomorra che dovrebbe essere già iniziata e io posso anticiparvi il finale: la camorra va al governo. Del resto già si sapeva che finiva così, era il finale migliore.