Rubrica a cura della redazione di Het Fakenieuwsblad
Mercoledì 22 marzo. Se il calcio è la continuazione della guerra con altri mezzi, il ciclismo al contrario lancia messaggi di pace, anche i ciclisti quando non sono troppo impegnati a prendersi a spallate, a stringersi alle transenne o a tirarsi le borracce. Prima ci fu l’ormai famoso ciclista sanmarinese che invitò gli appassionati di armi a non fare la guerra ma a sparare ai gatti. Mercoledì lo starter della Brugge De Panne è stato ancora più radicale perché la sua pistola non ha sparato e ai ciclisti perplessi ha dato a voce il permesso di partire.

Domenica 26 marzo. Stiamo vivendo mesi che potrebbero rimanere nella storia e nella memoria, se l’umanità avesse un futuro. Da dicembre a gennaio nel ciclocross è stata una continua e spettacolare battaglia tra i tre grandi, anche se Pidcock a un certo punto è caduto e ha smesso con il cross anzitempo, anche per preparare la stagione delle classiche, nella quale è caduto e ha smesso anzitempo. Ma gli altri giganti superbig tenori e chi più ne ha più ne spari, finora hanno battagliato tra loro con l’apoteosi provvisoria all’E3Prijs in cui, sotto lo sguardo attento delle paperelle gialle, Van Aert ha battuto in volata Van Der Poel e Pogacar.

Ma al fiammingo si chiedono le vittorie importantissime, tipo il Fiandre, e nel frattempo alla Wevelgem si è ritrovato di nuovo in testa alla corsa col fido Laporte. Successe già un anno fa proprio all’E3Prijs e Van Aert ringraziò pubblicamente il compagno ma intanto passò per primo sul traguardo. Stavolta Wout ha lasciato la vittoria al francese così sono pari, anche se viene da pensare che se fossero stati rivali il belga l’avrebbe seminato. I due jumbi hanno parlottato parecchio negli ultimi km e i commentatori si chiedevano che cosa si stessero dicendo. E’ semplice, Van Aert diceva a Laporte: Vedi, io ti faccio vincere, non so se Van Baarle (altro jumbo, NdZ.) avrebbe fatto lo stesso. Perciò al Fiandre non fate i scemi e aiutate me, non Van Baarle.

Domenica 26 marzo bis. Prima o poi doveva succedere ed è successo alla Wevelgem femminile. Prima o poi doveva succedere che la forte passistona svizzera Marlen Reusser, che finora in carriera ha vinto soprattutto a cronometro, andasse in fuga da sola in qualche classica e non la riprendessero più. Forte anche della squadra fortissima che ha marcato le avversarie, o così dicono, ha accumulato un tale vantaggio che nel finale aveva sbagliato percorso ma non avendo motivo di farsi prendere dal panico è tornata sulla retta via senza bestemmiare. Sembra che a farle sbagliare strada siano stati degli hackers analogici filo-russi.
