Oggi vi propongo una bella favola misogina tratta dal vasto repertorio della grande tradizione favolistica dei paesi slavi.
C’era una volta un contadino di nome Kirill che rimase vedovo ancora giovane. La moglie Methodia aveva voluto un gatto e alla sua morte Kirill volle tenerlo perché gli ricordava la defunta, essendo grasso e vorace come lei, che infatti si era strozzata mangiando. Ma col passare del tempo Kirill iniziò a stufarsi di questo gatto che non smetteva mai di mangiare, avido che sembrava uno zar, e allora lo infilò in un sacco e lo portò in un bosco, dove lo liberò dicendogli: Ecco, ora fai lo zar della foresta. Lì il gatto trovò ugualmente da mangiare ma non abbastanza. Poi un giorno passò di lì una gatta che cercava un marito, ma non uno qualunque, uno importante, e si presentò: Ciao, io sono la gatta Chikova, e tu chi sei? Lui convinto di quello che aveva detto Kirill rispose: Io sono Soryan, lo zar della foresta. La gatta pensò: Accidenti, è lo zar. Questa è l’occasione della mia vita e non devo farmela scappare. E iniziò a dire che uno zar doveva avere degli eredi e che casualmente lei aveva l’apparato riproduttivo in esclusiva, come avrebbero potuto confermare anche le altre gatte, che infatti quando la vedevano così commentavano: Quella sembra che ce l’ha solo lei. Lo zar, cioè il gatto Soryan, acconsentì e sposò la gatta Chikova senza tante cerimonie perché tra gli animali non si usa. Il giorno dopo i due sposini si svegliarono con appetito ma con niente da mangiare e Soryan disse che si sarebbe aspettato che gli altri animali avessero omaggiato i regnanti con doni, e la gatta concordò: E’ davvero disdicevole, ma ora ci penso io. Chikova si incamminò per il bosco e a ogni animale che incontrava diceva di essere la zarina e che lo zar si attendeva di ricevere doni dai suoi sudditi, altrimenti avrebbe potuto offendersi e condannare tutti a morte, e lo disse allo scoiattolo e alla gazza, alla volpe e al gufo, poi anche al lupo Drago che in verità avrebbe voluto sbranarsela ma a quelle parole si trattenne. Lo stesso accade con l’orso Yago. Qualche animale ritenne prudente portare un dono allo zar, e anche Drago si incamminò più che altro perché incuriosito e incontrò Yago che aveva pensato la stessa cosa, volevano vedere chi era questo zar, doveva trattarsi di una bestia importante e potente. Drago diceva: Avrà almeno 100 denti. Yago rispondeva: Sarà enorme come un olmo. Ma quando arrivarono nei pressi del covo del gatto e sentirono Chikova chiamare quel grasso ma comunque piccolo animale “mio Zar” i due si guardarono sollevati e all’unisono dissero: E questo coso sarebbe la bestia potente e feroce? Ma ora ci divertiremo un po’. E afferrato il gatto iniziarono a usarlo come palla, uno lo passava all’altro che lo afferrava anche con le unghie e poi lo tirava al compagno e andarono avanti così tutto il pomeriggio, poi quando iniziò a imbrunire e si era fatta ora di tornare ognuno alla propria tana, l’orso Yago afferrò il gatto palla e lo scagliò verso le alte fronde di una quercia dove rimase impigliato in un ramo. Quando all’alba del giorno dopo riuscì a liberarsi e scese dall’albero, Soryan trovò Chikova che lo guardava delusa e che gli disse: Ma lo sai che in natura la femmina si accoppia col maschio che assicura la prosecuzione della specie? E tu invece guarda come sei ridotto. Come potresti un giorno difendere i tuoi figli se malauguratamente ne avessi? Mi cercherò un altro maschio, beninteso non lo faccio per me ma sempre per la prosecuzione della specie. Addio. La gatta Chikova uscì allora dal bosco per cercare fortuna e solo mezzora dopo fu catturata da un’aquila. Il gatto Soryan quando si riprese imparò a procurarsi il cibo da solo, a stare sempre in guardia e imparò anche che non era vero che la gatta Chikova era l’unica ad avere l’apparato riproduttivo, ed ebbe tanti figli di cui un paio sopravvissero felici e contenti.
