La Zeriba Suonata – A 50 anni dalla morte di Picasso

“Well some people try to pick up girls
And get called assholes
This never happened to Pablo Picasso
He could walk down your street
And girls could not resist his stare and
So Pablo Picasso was never called an asshole”

(Jonathan Richman)

The Modern Lovers – Pablo Picasso

Visibìlia – Come Bosch

Dopo qualche anno di pausa il gruppo anglomisto Ladytron è tornato a pubblicare un disco che non ho ancora ascoltato, ma non mi aspetto molto perché il loro genere synth-dark è ormai usurato. Nel 2005 erano nel loro periodo migliore e pubblicarono l’album Witching Hour da cui fu tratto un singolo accompagnato da una clip particolare diretta dal videoartista Adam Bartley. Infatti nella realizzazione del video il regista si ispirò a Bosch e i quattro musicisti sono sia intrepidi viandanti tra montagne innevate e insidie varie che parte del paesaggio stesso.

Destroy Everything You Touch

artificiale Intelligenza

Nel mondo in continua evoluzione dell’intelligenza artificiale rientrano dei programmi per creare immagini come Midjourney. Per quel poco che ne so c’è poco da fare, nel senso che basta fare una richiesta con un testo e il programma crea un’immagine attingendo all’immenso archivio di internet. Si può chiedere di immaginare “un suv nero parcheggiato in seconda fila vicino a una pizzeria nella Città ideale di Piero della Francesca” oppure “una ragazza come l’avrebbe disegnata Picasso mentre passava dal periodo blu a quello rosa e contemporaneamente correva dietro alla modella con i pantaloni abbassati”. Il programma può essere utile o divertente, ma per chi vuole fare il disegnatore non credo dia soddisfazione creare così. Comunque l’Uomo, avendo un’alta considerazione di sé stesso, non gradisce che si dica in giro che ci sono robot o software o programmi più intelligenti di lui, e allora ne parla sempre male ed è convinto di essere più intelligente, anche se a vedere la gran parte dei personaggi che vivono in tivvù o sui social si direbbe proprio l’esatto contrario. Però nessuno vieta di lanciare una sfida a questi programmi, ma non la solita partita a scacchi. Ecco, si potrebbe sfidare Midjourney a fare il percorso inverso: guarda questa immagine e dimmi cosa ti sembra. Ad esempio, prendiamo la copertina di Pocket Revolution, album del 2005 della band belga dEUS, ricordato di recente dal blog myspiace, un disco che io manco conoscevo perché ho solo The Ideal Crash.

L’immagine è di Don Lawrence, fumettista inglese che disegnò Storm, il tipico fumetto adatto a Lanciostory. L’illustrazione non si capisce bene cosa rappresenti, un edificio gigantesco, una città, un centro direzionale, un rione popolare, un centro commerciale, che ne so. Ma appunto per quello la mostriamo al programma intelligente e gli chiediamo questa cos’è e vediamo cosa ci risponde. Io per contro direi che è “uno di quegli edifici, spesso fabbriche abbandonate, che si possono vedere in Belgio lungo il percorso delle corse ciclistiche, come l’avrebbe dipinto Hieronymus Bosch se fosse vissuto ai tempi di Métal Hurlant”.

La Zeriba Suonata – Musica colorata

Diciamo la verità, ormai la numero 2 d’Islanda fa canzoni più gradevoli mentre quelle della numero 1 sono ostiche e sperimentali, anche perché Bjork non ha mai voluto ripetersi. Ma la musica di Emiliana Torrini è diventata ancora più colorata da quando fa comunella con questa banda di sciagurati belgi un po’ acustici e un po’ elettronici. Il nuovo album si chiama Racing The Storm, lo pubblica Bella Union, e al suo interno c’è un libretto formato leporello di sei pagine in andata e 6 pagine in ritorno senza parole, solo con forme colorate, che sarebbe piaciuto alla buonanima di Mondrian.

Emiliana Torrini & The Colorist Orchestra- Mikos

Emiliana Torrini & The Colorist Orchestra- Right Here

Zeriba Awards 2023 per il 2022

Quest’anno niente playlist, il 2022 dal punto di vista musicale è stato finora scarsino e voi direte: Finora? Guarda che è finito, e io vi risponderò: Sì, ma può darsi che i dischi migliori non li abbia ancora ascoltati. Per cui, per ripercorrere le cose positive più una negativa dell’anno appena trascorso, ho deciso di assegnare degli Awards come se fossero premi ad alcune categorie in vari ambiti, più o meno quelli di cui si occupa questo blog, e non perdiamo altro tempo in preamboli che rischiamo di finire nel 2024.

Disco dell’anno: KENDRICK LAMAR – Mr. Mobile and The Big Steppers
Togliamoci subito il pensiero e parliamo di musica. Complici Burial e Kelly Lee Owens datisi all’ambient, le Warpaint che iniziano a invecchiare, Bjork che non collabora più con Arca e Weyes Blood che non mi ha convinto, il mio preferito era Warm Chris della neozelandese Aldous Harding, ma poi ho finalmente deciso di ascoltare Kendrick Lamar, superando i miei preconcetti sui rappers di successo che si credono padreterni e vanno in giro con le limousine tempestate di diamanti, categoria alla quale non so se appartiene il musicista in questione, e ho constatato che c’hanno ragione i giornalisti che ne parlano benissimissimo. Non saprei dire se questo è il suo album migliore, ma è un grande disco con il valore aggiunto di una featurata di Beth Gibbons.

Rich Spirit

Libro dell’anno: Eldorado di TOBIAS TYCHO SHALKEN
Sembra ieri che si discuteva – e si distingueva – di cultura alta e cultura bassa e invece è ancora oggi, visto l’abuso dell’espressione graphic novel perché parlare di fumetto sembra brutto. Ma il ragazzo del Brabante esordisce con un libro che è allo stesso tempo un catalogo d’arte e un’antologia di fumetti come non se ne leggevano dai tempi di Pazienza.


Copertina dell’anno: SEAN HELLFRITSCH per Let’s Turn It Into Sound di Kaitlyn Aurelia Smith

Le illustrazioni di Sean Hellfritsch per la copertina del disco di sua moglie, per me uno dei migliori album dell’anno, viste da lontano in penombra con un occhio solo possono ricordare Depero ma si tratta di diavolerie non di caucciù ma digitali.

Foto dell’anno: MARTA CAVALLI che vince l’Amstel Gold Race
Ormai per documentare un avvenimento una foto può essere sostituita da uno screenshot e forse non riusciamo neanche più a distinguere l’una dall’altro. E della prima vittoria importante della Cavalli, ottenuta con un gran colpo da finisseuse in una gara che non ha creato grandi distacchi, con tante cicliste sparpagliate sul rettilineo d’arrivo, abbiamo visto tante immagini che differivano di poco.

Quella sensazione di essere seguiti.

Collaborazione dell’anno: ORBITAL e SLEAFORD MODS
I fratelli Hartnoll hanno smesso di litigare tra di loro ma con qualcuno dovevano prendersela, e allora si sono arrabbiati con i padroni del vapore, con i poteri forti, insomma con quelli là, però i due non cantano e per la bisogna, invece di rivolgersi a uno di questi gruppetti post-punketti sospetti fighetti che racimolano qualche copertina sulle poche riviste rimaste in vita, hanno fatto le cose per bene e hanno collaborato con gli Sleaford Mods in persona. E guardate come finisce il video, con Jason Williamson che si inventa un dito medio a manovella: è proprio un bambinone.

Dirty Rat

Impresa dell’anno: Campionato Mondiale di ANNEMIEK VAN VLEUTEN
A vincere il Tour battendo Pogacar o a vincere il Mondiale maschile con una fuga da 60 km o ancora a percorrere quasi 57 km in un’ora sono capaci tutti, ma provate a rompervi un polso a cronometro il mercoledì e il sabato presentarvi alla partenza del Mondiale in linea con un tutore senza potervi alzare sulla sella, senza poter fare una fuga più lunga di quella di Evenepoel il giorno dopo, e vincere lo stesso con un colpo da finisseuse (e sono due).

A Vleuten, suo paese natìo, le hanno dedicato una pista ciclabile. Non le hanno fatto una statua per timore che cada e si rompa pur’essa.

Rivelazione dell’anno: CIRCUS MIRCUS
Questo gruppo dalla Georgia (quella caucasica, non quella on my mind) ha realizzato diversi video ma non ha ancora inciso un disco nonostante abbia partecipato all’Eurovision Song Contest. All’Europa hanno presentato un pezzo più psicotico che psichedelico che potrebbe sembrare una cosa dei Django Django che abbiano finalmente ricevuto il dono della sintesi, ma sono stati esclusi già al primo turno, ultimissimi, come se i giurati di ogni ordine e grado in coro gli avessero detto di andare a zappare. Ma infatti, i Circus Mircus frankzappano che è un piacere.

The Ode To The Bishkek Stone

Festeggiamenti dell’anno: MICHAEL VANTHOURENHOUT campione europeo di ciclocross
Abbiamo visto Biniam Girmay festeggiato in patria con un grande corteo perché è stato il primo nero africano di colore dell’Africa nera a vincere una classica sul pavé e abbiamo pensato: che cosa pittoresca in questi paesi pittoreschi. Poi per Evenepoel vincitore di Vuelta e Mondiale e Vingegaard vincitore del Tour è successo lo stesso, omaggiati coram populo a fianco dei regnanti, quello del Belgio che deve continuamente ricordare ai suoi sudditi che il Re è lui e non Eddy I, e quello di Danimarca che ogni tanto fa delle battutine, C’è del marcio in Danimarca oppure Ci sono più cose in cielo e in terra eccetera, ma ormai non fa ridere più nessuno. E abbiamo sopportato i festeggiamenti argentini in quella Napoli che se non avesse la pretesa di essere capitale di chissà cosa chiederebbe l’annessione all’Argentina. E allora votiamo Michael Vanthourenhout. La sera dopo aver vinto il campionato europeo arriva a piedi al bar dei suoi tifosi in una piazza deserta, accompagnato dalla famiglia e accolto da 1 telecamera 1 cellulare e 8 persone, qualche applauso e poi con la maglia stellata va dietro il bancone a spillare la birra.

-E gli altri quando arrivano? -Quali altri?

Video dell’anno: Stevie delle WARPAINT
Avrei potuto nominare un video di quelli di Kendrick Lamar o uno di Aldous Harding, oppure uno di quelli folli dei Circus Mircus che non so neanche in che anno li abbiano girati, ma pure il video post-estivo di Post-Malone che però, se non avessero pixellato Doja Cat che corre per i campi in topless, ho l’impressione che sarebbe venuto meglio. Ma ne scelgo uno semplice semplice: una sala vuota, forse una palestra fallita, o un cinema chiuso, o il corridoio di una scuola non ancora crollata, o una gelateria sconsacrata (questa è una citazione), ma poi che ci importa, e una ragazza che danza come solo una dilettante sa fare. La ragazzona è Emily Kocal che ci ricorda i tempi in cui ipotizzavo che le sirene di Ulisse dovessero essere tipo le Warpaint.

Stevie (the Dancer)

Vittima della Burocrazia dell’anno: MARIANNE VOS a Vårgårda
Il Sultano della Campania continua a dire che avvierà la sbburocratizzazione con due b per evitare che chi vuole costruire un albergo mezzo sulla spiaggia e mezzo nell’acqua del mare rischi di essere strangolato dalla bburocrazia, ormai sono anni che lo dice ma il problema è che i politici dovrebbero mettere mano a leggi intricate scritte da altri politici con le menti altrettanto intricate, e hai detto niente. E voi, avete un appalto bloccato da tempo? Benone, approfittatene per leggere un buon libro, magari due, però di quelli lunghi. O vi hanno tolto la pensione perché da qualche parte risultate un po’ deceduto? Eh, quante storie, pensate alla salute. Comunque, questo è niente in confronto a quello che è capitato alla ragazza del Brabante. La stagione già volgeva al termine, Marianne aveva vinto tappe qui (Giro) ou là (Tour) ma nessuna classica in linea, e capitava a fagiuolo questa corsa svedese che faceva parte della Coppa del Mondo da prima che rendessero unisex le classiche già maschili. Vos ha dominato e vinto la corsa, ma un solerte commissario dell’UCI ha notato che per tre secondi la campionessa ha tenuto gli avambracci sul manubrio, posizione molto praticata in passato tanto da diventare un gesto istintivo ma da poco vietata perché, al contrario delle transenne basculanti, è molto pericolosa. E allora Marianne poteva essere ammonita o multata ma il commissario ha pensato di punirne una che vale 100 per educarne 100 e l’ha squalificata. Alla fine la pia ragazza ha commentato che le regole sono le regole, dando uno schiaffone morale a quelli che vanno a piangere nei programmi di impegno incivile senza contaddittorio.

(E collegato potrebbe esserci anche l’award che non c’è, quello per la ricerca su internet dell’anno, ma meglio non assegnarlo perché sembrerebbe che stiamo a fare i pettegolezzi. Dunque, quando ha vinto la sua prima tappa al Tour, Marianne, persona riservata di cui è noto il fratello fotografo, ha ringraziato anche la sua compagna, e subito tutti su internet per cercare di capire chi fosse. Non è nel plotone, non più, ritiratasi senza una vittoria. Però con le prime gare gravel ufficiali cui hanno potuto partecipare tutti, Moniek Tenniglo è tornata a correre nel primo campionato dei Paesi Bassi ed è arrivata seconda precedendo pure la schiacciasassi Lorena Wiebes. Ma davanti, molto davanti, per l’ennesima volta prima, c’era quella là.)