Perline di sport – Il mondo vecchio

La memoria non mi aiuta, più volte mi sono chiesto cosa succedeva nei pomeriggi delle domeniche prima dell’invenzione della Coppa del Mondo e della conseguente scoperta di un mondo nuovo, quello della coppa medesima. Qualcosa ricordavo vagamente e poi ho capito che c’erano solo piccole intrusioni di 5 minuti o di 5 km all’interno di programmoni importantoni. E tra questi programmi c’era quello del giornalista che dicono ha cambiato il linguaggio televisivo ma a me pare che ha solo inventato il selfie, e intervistava tutti i personaggi importanti: il cubano che gestiva una dittatura ben avviata, lo scrittore colombiano amico del cubano, il calciatore quadrupede pure lui amico del cubano, ciclisti no, ma ognuno ha i suoi gusti quindi non disputiamo. Certo non sarebbe stata un’impresa intervistare quel ciclista di Bruxelles educato e disponibile, ma lui non era amico del cubano, solo di telaisti e forse del re ufficiale del Belgio, o forse era il Re che era amico suo. E poi quel giornalista intervistava solo i potentissimi primissimi, sembrava dire Beati i primi perché saranno i primi, mentre nel ciclismo c’è sempre stata attenzione anche per quelli che arrancano, quelli che non vincono mai, gli eterni secondi o gli eterni ultimi, con maglia nera o senza, e anche Het Nieuwsblad sta dedicando una rubrica agli ultimi nell’ordine d’arrivo delle grandi classiche. Poi ci sono le sorprese, i vincitori occasionali, quelli che sporcano l’albo d’oro, come René Martens che, dopo i problemi meccanici del campione del mondo in carica Freddy Maertens (aggiunta o sottrazione di vocale a seconda del punto di vista) vinse il Giro delle Fiandre 1982, una di quelle corse che la RAI non trasmise perché c’era un importante programma filo-cubano.

Ronde Van Vlaanderen 1982

Però almeno un’intervista alla cubana Arlenis Sierra si poteva fare, se era Cuba il problema.

Fake Bike

Rubrica a cura della redazione di Het Fakenieuwsblad

Mercoledì 22 marzo. Se il calcio è la continuazione della guerra con altri mezzi, il ciclismo al contrario lancia messaggi di pace, anche i ciclisti quando non sono troppo impegnati a prendersi a spallate, a stringersi alle transenne o a tirarsi le borracce. Prima ci fu l’ormai famoso ciclista sanmarinese che invitò gli appassionati di armi a non fare la guerra ma a sparare ai gatti. Mercoledì lo starter della Brugge De Panne è stato ancora più radicale perché la sua pistola non ha sparato e ai ciclisti perplessi ha dato a voce il permesso di partire.

Domenica 26 marzo. Stiamo vivendo mesi che potrebbero rimanere nella storia e nella memoria, se l’umanità avesse un futuro. Da dicembre a gennaio nel ciclocross è stata una continua e spettacolare battaglia tra i tre grandi, anche se Pidcock a un certo punto è caduto e ha smesso con il cross anzitempo, anche per preparare la stagione delle classiche, nella quale è caduto e ha smesso anzitempo. Ma gli altri giganti superbig tenori e chi più ne ha più ne spari, finora hanno battagliato tra loro con l’apoteosi provvisoria all’E3Prijs in cui, sotto lo sguardo attento delle paperelle gialle, Van Aert ha battuto in volata Van Der Poel e Pogacar.

Ma al fiammingo si chiedono le vittorie importantissime, tipo il Fiandre, e nel frattempo alla Wevelgem si è ritrovato di nuovo in testa alla corsa col fido Laporte. Successe già un anno fa proprio all’E3Prijs e Van Aert ringraziò pubblicamente il compagno ma intanto passò per primo sul traguardo. Stavolta Wout ha lasciato la vittoria al francese così sono pari, anche se viene da pensare che se fossero stati rivali il belga l’avrebbe seminato. I due jumbi hanno parlottato parecchio negli ultimi km e i commentatori si chiedevano che cosa si stessero dicendo. E’ semplice, Van Aert diceva a Laporte: Vedi, io ti faccio vincere, non so se Van Baarle (altro jumbo, NdZ.) avrebbe fatto lo stesso. Perciò al Fiandre non fate i scemi e aiutate me, non Van Baarle.

Laporte in leggerissima difficoltà a tenere il ritmo di Van Aert.

Domenica 26 marzo bis. Prima o poi doveva succedere ed è successo alla Wevelgem femminile. Prima o poi doveva succedere che la forte passistona svizzera Marlen Reusser, che finora in carriera ha vinto soprattutto a cronometro, andasse in fuga da sola in qualche classica e non la riprendessero più. Forte anche della squadra fortissima che ha marcato le avversarie, o così dicono, ha accumulato un tale vantaggio che nel finale aveva sbagliato percorso ma non avendo motivo di farsi prendere dal panico è tornata sulla retta via senza bestemmiare. Sembra che a farle sbagliare strada siano stati degli hackers analogici filo-russi.

Uomini che crollano le borse

Quando scrivono cose tipo: “Le Borse europee chiudono in pesante rosso dopo il rimbalzo della sessione precedente: sono tornate le vendite sulle banche, con la pressione che si è abbattuta ancora sul Credit Suisse e su tutto il settore europeo. (…) L’azionista Saudi National Bank ha detto che non fornirà ulteriore liquidità non potendo andare oltre la quota del 10%. (…) Il titolo era stato fortemente sotto pressione già nella seduta della vigilia, dopo che la banca aveva ammesso di aver trovato «concrete debolezze» nelle relazioni finanziarie degli ultimi due anni a causa di controlli interni inefficaci” e anche cose più oscure, chi ne capisce di finanza capisce cosa è successo, chi non ne capisce può più opportunamente capire che le bombe non sono l’unica mostruosità creata dal genere umano.

Un tipo di cucina tipica

Oggi in tutto il mondo si celebra (non so se è corretto dire così ma con tutte queste giornate si rischia di confondersi) la giornata dei disturbi alimentari. Se mi chiedessero a me, io risponderei che quello che più mi disturba nel campo alimentare è l’arroganza spaziale, nel senso dello spazio occupato, dei locali ristoratori, che nascono si trasformano si moltiplicano, spesso sospetti lavandai e prestigiatori di partite IVA. A volerne pensar bene, con molta fantasia però, sono comunque in numero ingiustificato anche se sbarcassero in Italia tutti gli affamati terracquei. L’ultimo, che già sarà almeno terzultimo, un locale che si annuncia come pizzeria gourmet cucina tipica, e l’altroieri sulla soglia il proprietario, intento alle ultime rifiniture, si prendeva una pausa e si ristorava con una bustona gigante di patatine: tipico.

Ideologie rotanti

Il Ministro della Titubanza Energetica ha detto che il divieto totale delle auto fossili è una scelta ideologica, sottintendendo tutto uno scenario di comunisti, terroristi ambientalisti di quelli che vanno nei musei a mangiarsi le banane di Cattelan, Poteri Forti tipo Greta e la potente lobby delle previsioni del tempo. 12 anni sembrano tanti ma passano in un attimo, sono appena sufficienti per trovare un nome scemo per una nuova vettura. Ci vuole un po’ di flessibilità e i coraggiosi imprenditori non la predicano solo per i lavoratori, ma sono i primi a praticarla e proprio nell’ambito delle ideologie, perchè bisogna adattarsi. Ad esempio quando c’è da guadagnare si è liberisti, quando invece ci sono problemi allora nessun problema: arriva la bella stagione dello statalismo e si vanno a raccogliere i sussidi.