La Zeriba Suonata – Halloween on the beach

Secondo me è antipatico e anche offensivo paragonare qualcuno a qualche personaggio del passato e dire ecco il nuovo Merckx, il nuovo Saronni, il nuovo Marangoni, oppure il nuovo Dylan, i nuovi Lennon-McCartney e via innovando. E chissà quanti avranno paragonato la bassista scalza Paz Lenchantin a Kim Deal che la precedette nei Pixies, ma bisogna dire che lei ci mette pure del suo quasi imitandola. Comunque a volte Paz risulta coautrice dei brani assieme a Black Francis, ad esempio in Los Surfers Muertos dal recente Beneath The Eyrie, in cui pure il leader da parte sua sembra ricordare un po’ Paul Roland.

La Zeriba Suonata – un album da record

L’unico album che io ricordo di aver avuto in tutti e tre i formati materiali (non considero gli stereo8 perché è successivo a quell’epoca) è The Clock Comes Down The Stairs dei Microdisney, irlandesi di Londra appassionati di mezzi pubblici: sulle copertine dei loro pochi dischi c’erano foto di binari, stazioni, tram, autobus, hanno girato il video di Town to town su un veicolo non meglio precisato, e in quegli anni prendevo spesso il treno e mi affascinava il mondo ferroviario, ma se questo è tuttora uno dei miei dischi preferiti dei favolosi 80’s non è tanto per la copertina ma per la musica di un gruppo di pop eclettico con al centro il giornalista strumentista Sean O’ Hagan, futuro High Llamas, e il cantante poeta maledetto, da chi non sappiamo, Cathal Coughlan. Tornando alla faccenda dei formati, l’avevo in cassetta diciamo non ufficiale, mi regalarono il disco, ma quando trovai il cd lo presi e ne valeva la pena perché ci sono le bonus track con brani dalle John Peel Sessions. Questa è Genius, versione ufficiale, meno veloce che nelle Peel sessions.

Populismo per i più piccini

Lo so che mi ripeto, ma politicamente sono sempre disinformato e non so in questo periodo cosa dicono le testate politicamente e finanziariamente corrette, se c’è ancora il populismo o è stato debellato. Di certo il premier al suo secondo mandato o forse al primo ha detto che non ci sarà la tassa sulle merendine, ma il punto è che qualcuno l’ha pensata e soprattutto tanti l’hanno condivisa almeno per l’aspetto educativo. E sì, perché le stesse persone che si lamentano dell’invadenza dello Stato che tormenta il cittadino con le tasse e la fantomatica Burocrazia poi vorrebbero che lo stesso Stato manovrando abilmente le tasse medesime insegnasse ai bambini a mangiare correttamente sollevando i genitori da un compito che non spetta certo a loro. Strano che nessuno però abbia pensato che molte di queste merendine si producono in Italia e una decisione del genere da un punto di vista economico danneggerebbe le aziende, i lavoratori e soprattutto il PIL, la produzione, e dal punto di vista dei costi sociali, quelli che dovrebbero diminuire con la riduzione di colesterolo e diabete, aumenterebbero invece per i licenziamenti la disoccupazione e le malattie conseguenza della cattiva alimentazione cui sarebbero costrette le famiglie coinvolte e quindi a corto di soldi. Ma se si vuole comunque puntare all’obiettivo della salute, non limitiamoci alle merendine dei bambini che sembra l’obiettivo più facile e che fa più effetto, in fondo cosa dicono i dietologi e i medici parlanti, che bisogna anche fare moto, e allora costringiamo la gente a camminare, diamo un bonus scarpe ai pedoni, aboliamo le strisce bianche e i parcheggi gratis, aumentiamo le tasse sui motorini che contribuiscono all’inquinamento atmosferico e acustico, e le tasse sulle auto, sulla circolazione, e soprattutto sulla benzina che ci rende ancora più dipendenti dai petrolieri arabi che prima li si arricchisce e poi ci si lamenta che comprano compagnie aeree e squadre di calcio (stranamente sembra che siano più loro che differenziano le loro attività e si  cautelano per quando il petrolio finirà). Per ora il governo a tasso variabile di populismo i soldi che occorrono li prenderà con la lotta all’evasione, e una legge che sia davvero efficace, per lo meno dal punto di vista del ritorno elettorale, dato che gli elettori in fondo sono creduloni più dei bambini, deve contenere l’inasprimento delle pene, insomma il carcere. La minaccia del carcere è un deterrente efficace, credo, poi bisognerebbe vedere i risultati delle tante altre leggi recenti che c’avevano il carcere dentro. Per esempio è stato istituito il reato di omicidio stradale, bisognerebbe verificare se l’investimento di tanta scienza giuridica, l’investimento di tanto impegno politico, l’investimento di tante energie anche dal lato pubblicitario, se tutti questi investimenti hanno prodotto effetti, e nel caso continuare a investire.

Tutta colpa del testosterone

C’è una donna imprenditrice che sponsorizza la più importante squadra italiana di ciclismo femminile più altre cose. Tra queste un premio che per il 2019 è stato assegnato in questi giorni. C’è stato il premio per il miglior under 23 uomo, per il miglior junior uomo, per il miglior direttore sportivo uomo, e tra i tanti uomini presenti, compreso un cantante con lo sguardo furbacchione della folta scuderia di Cantando Ballando, c’era una donna perché anche a lei toccava un premio. E perché è stata premiata Alessandra Cappellotto, che è stata la prima italiana a vincere un mondiale e ha vinto anche un campionato italiano e tappe al Giro dove è stata due volte seconda in classifica e al Tour dove è stata una volta terza, e ora si impegna per la salute delle cicliste giovanissime inimicandosi anche il cittì supermedagliato, cosa ha fatto di buono per meritarsi il premio? Semplice, è stata simpatica. E poi dicono che è colpa del testosterone.

La Domenica della Zeriba – Il topo di campagna e il topo di fogna

Prosegue la nuova rubrica di racconti domenicali rigorosamente con le figure.

Il topo di campagna e il topo di fogna

C’era un topo che viveva in campagna e conduceva una vita grama perché il poco cibo che c’era doveva contenderselo con gli altri animali. Un giorno suo cugino il topo di fogna gli scrisse una lettera invitandolo ad andare in città, dove il cibo si trovava facilmente e i topi erano tanti e per questo assai temuti. Ma il topo di campagna strappò quella lettera e la buttò via, perché il topo di fogna gli aveva sempre fatto schifo.

La Zeriba Suonata – con sottofondo musicale

Il poeta deve declamare i suoi versi. Si abbassano le luci. Perché, si vergogna? C’avrebbe pure ragione. O forse per lui la poesia è come il sesso? Ma no, è per creare l’atmosfera, come fosse il chiaro di luna, la notte, che ben si addicono alla poesia, lo sanno tutti. Boh, sarà. E ci vuole un sottofondo musicale, un accompagnamento. Ci vorrebbe un quartetto d’archi, o un pianoforte, insomma roba seria, che si capisca che qui si sta facendo poesia e non si sta scherzando. Se poi il poeta sa strimpellare la chitarra può fare il cantautore e così la gente direbbe macché cantante, quello è un poeta, dategli il Tenco, il Nobel per la Letteratura, anche il Nobel per la Pace. E già, perché il poeta è sensibile ai problemi del mondo, firma l’appello a favore di qualcosa e la petizione contro qualcos’altro, e poi aiuta i gatti a insegnare alle gabbianelle a volare. I gabbiani poi è facile che finiscano nelle sue poesie. In realtà i gabbiani tutta questa attenzione del poeta nei loro confronti la trovano un po’ sospetta e quando gli capita gli scacazzano sull’auto. La poesia dopo si parla di cavalli, tié, niente più gabbiani. Ursula Rucker è una poetessa. E’ afroamericana, come dicono quelli che non sono razzisti. Si, ma se non sono razzisti perché sentono il bisogno di sottolinearlo? Direbbero di un poeta europeo che è un poeta bianco caucasico? Ma no, è per dire il milieu, il retroterra culturale. Bah, non sarà il caso della Rucker, ma chissà quanti neri negli USA li chiamano afroamericani ma sono statunitensi da diverse generazioni e con l’ignoranza che c’è da quelle parti forse non sanno neanche bene da che parte sta l’Africa, e se ci andassero forse si meraviglierebbero di non trovare leoni e facoceri che cantano in allegria come nei cartoni animati. Torniamo a Ursula Rucker che è meglio, anzi non è meglio, perché non deve essere una poetessa seria. Infatti è da un po’ che non incide ma in passato si è fatta accompagnare non da archi e pianoforti ma da gruppi hip hop come The Roots, nu jazz come i Jazzanova, drum’n’bass come i 4 Hero e addirittura da una star delle discoteche come Lil Louie Vega.

Endoscopia del Giro d’Italia

E’ stato bello ma è durato poco, intendo il periodo in cui la presentazione del Giro d’Italia era trasmessa solo da Gazzetta TV e uno mica si metteva a cercarla, anzi aveva l’occasione di evitare un sacco di chiacchiere e si trovava direttamente davanti al fatto compiuto: il disegno della corsa e via. Invece da qualche anno c’è di nuovo la diretta RAI e uno che fa, non la vede? E così ecco lo spettacolino impettito e dignitoso (fonte: sempre Jane Fonda in A piedi nudi nel parco), con direttori e autorità varie che dicono banalità, ma almeno stavolta non ci sono banchieri, mentre a condurre c’è Antonello Orlando che continua a incespicare quando parla ma è sempre meglio di Simpatia Fabretti che resta tra il pubblico a scrivere sullo smartufone. E a Orlando è affidato anche il servizio iniziale con una valanga di retoricissimi luoghi comuni. Dopo un discorsetto sul Giro biodegradabile c’è stato un servizio sul villaggio partenza in cui si è detto che ci sarà pure un po’ di inquinamento acustico a causa degli spettacolini ma in fondo fa parte della festa, e qui io personalmente non sono d’accordo e non capisco perché da qualche anno gli eventi sportivi devono essere sempre accompagnati da  musica ad altissimissimo volume, per non parlare del fatto che quando c’è pure un dj è sempre qualche d********* che fa battutine degne di lui. Poi c’è un momento RAI 5 o meglio la vocazione del Giro RAI a fare doposcuola con un servizio culturaloide su Budapest. Poi c’è la presentazione dei due ospiti, il vincitore uscente Richard Carapaz, che per l’occasione somiglia più a Pozzovivo che a Chiappucci, e per tenersi buono anche il pubblico del pomeriggio televisivo c’è un servizio al limite del lacrimoso sulla famiglia Carapaz. Poi c’è l’altro ospite, forse più atteso, Peter Sagan e dopo la precedente mezzora piena di discorsini insulsi e noiosi a Sagan è bastata una parola una per fare l’elettroshock a un pubblico già addormentato: dato che lui stesso aveva anticipato che avrebbe fatto un annuncio importante tutti si aspettavano che confermasse la sua partecipazione al Giro e invece quando Orlando gli ha chiesto se verrà lui ha risposto semplicemente: “Vediamo”, anche se poi ha specificato che possono succedere tante cose, una frase che avrebbe dovuto consigliargli gli autoscongiuri. L’impressione è che Sagan non sia uno che vuole fare il simpaticone a tutti i costi, come certi conduttori radiofonici e dj’s, tantomeno vuole fare il trasgressivo come certi musicisti trasgressori, è semplicemente una persona intelligente che può quindi trovarsi a disagio in queste tristi circostanze. E insomma dopo altre chiacchiere si è fatto tardi e c’è stata finalmente la presentazione delle tappe in fretta e furia, con Andrea De Luca incaricato di leggerla velocissimamente con l’ausilio di un video inquietante per la presenza di un cursore, una specie di biscia rosa o di verme solitario schifoso o di sonda endoscopica, che serpeggiava sul percorso in 3D e non faceva capire nulla delle altimetrie. Si parte dall’Ungheria e qui c’è la prima sorpresa, il ritorno in Italia penserete voi è in Trentino in Friuli o nei paraggi? No, è in Sicilia e senza giornata di riposo in mezzo, e si sorvola sul trasferimento, ma nel Tardis non c’è posto per tutta la carovana. Le tappe in Sicilia ormai sono obbligatorie per incentivare Nibali a partecipare perché se non ci fosse neanche lui per chi dovrebbero tifare gli italiani? Poi si passa in continente e dopo un paio di km sul Tirreno si passa sullo Ionio e poi sull’Adriatico e anche per stavolta niente Campania né ci sarebbe motivo di passarci dato il nullo interesse delle amministrazioni locali. E qui Antonello Orlando dice quella cosa che dovrebbe essere proibita per legge o almeno per regolamento RAI, cioè che dopo la prima settimana non sapremo chi vince ma forse sapremo chi non potrà vincere. Nelle successive due settimane ancora mare e c’è da sperare che ci sia anche vento perché checché ne dicano i pantanisti che già hanno criticato il percorso meglio i ventagli che certe salite, quindi una tappa partirà dalla base delle Frecce Tricolori e il loro  capo dice che hanno tante cose in comune col ciclismo, spero bene di no, e poi si sale a Nord, ci sono un po’ di montagne anche famose anche francesi, le cronometro stranamente sono quasi normali e non cronoscalate, c’è una tappa che va verso sud e infatti arriva a Asti, e alla fine si arriva a Milano. Il Gran Capo di RAI Sport Auro Bulbarelli dice che si deve arrivare a fare meglio del Tour, sarà, ma alla presentazione del Tour è pieno di ciclisti mentre qui oltre ai due ospiti citati non ci sono altri ciclisti vivi, cioè no, volevo dire in attività, non si vede neanche Cassani, e c’è il capo del sindacato Gianni Bugno ma cosa può dire, “vediamo” l’ha già detto Sagan e gli ha rubato la battuta.

La Zeriba Suonata – un po’ di Pace

Kazu Makino realizza il primo disco solista a 50 anni e si potrebbe dire che in confronto a Kim Gordon, che quasi in contemporanea esordisce in proprio a 66 anni, Kazu è una ragazzina, una baby, e infatti il suo disco si intitola Adult Baby ed esce per la sua etichetta Adult Baby, uguale, distribuita dalla !K7. Lei non doveva dimostrare niente a nessuno dato che nei Blonde Redhead è anche autrice, ma sembra che volesse dimostrare a sé stessa di potercela fare da sola, anche se non è la tipa che fa proprio tutto tutto da sola come certe musiciste che suonano tutti gli strumenti, ci sono vari collaboratori famosi tra cui Ryuichi Sakamoto e Mauro Refosco e poi il marito Amedeo Pace che è anche un po’ autore, mentre manca il gemello Simone Pace.  Il disco a tratti ricorda il gruppo originario, ma in genere è un campionario di musica lenta che va dal dream pop al trip hop, che fa pure rima, come potete ascoltare voi stessi nel brano intitolato Undo.