“Quelli che” pure io

Quelli che vogliono l’Uomo forte al comando.

Quelli che certi dittatori gli stanno simpatici, ma non tutti, solo quelli che stanno antipatici a quelli che gli stanno antipatici.

Quelli che il russo e il milanese che simpatiche canaglie.

Il mese breve

Molti si chiederanno perché il mese di febbraio è più breve degli altri. Una spiegazione c’è: il calendario in uso è quello introdotto da Papa Gregorio XIII che secondo la storia ufficiale era nato a Bologna, perché allora si preferiva che il Papa fosse romano oltre che cattolico e apostolico, ma in realtà era nato nelle Fiandre Orientali a Lokeren, cittadina nota soprattutto per aver dato i natali a Greg Van Avermaet. Poiché secondo un’antica tradizione nel weekend a cavallo di gennaio e febbraio si disputano i Mondiali di ciclocross e nel weekend a cavallo di febbraio e marzo inizia la stagione belga su strada, Greg XIII, che non amava le corsette nei paesi mediorientali per di più mussulmani, volle che questo mese vuoto durasse poco per abbreviare l’attesa. Così quando si riformò il calendario in una villa sul Porziokatonenberg, una ripida salita in pavé con pendenze fino al 20%, si stabilì che febbraio durasse 28 giorni, con la variante bisestile negli anni olimpici affinché i ciclisti riposassero un po’ di più in previsione del supplementare impegno pentacerchiato.

Porziokatonenberg: il classico pavé e un antico e sibillino cartello stradale risalente al 50 D.C. (= Democratico Cristiano).

E anche se i mondiali campestri non li ha corsi, Wout Van Aert ha riposato un po’ e, così come accaduto nella stagione del cross, appena montato in sella ha stravinto la gara di apertura della stagione fiamminga. Tale corsa è di proprietà del giornale di cui attualmente porta il nome: Omloop Het Nieuwsblad (dove “omloop” sta per “circuito”), il cui sito in tutta la settimana di attesa ha pubblicato molti articoli sull’evento, e parliamo di un quotidiano generalista, mentre il giornale roseo pur essendo sportivo ne dedica forse un decimo alle corse che organizza. In passato la corsa si chiamava Omloop Het Volk, perché era di proprietà di un altro giornale, poi Het Volk e Het Nieuwsblad, un tempo rivali, si fusero e la corsa cambiò nome. Una particolarità dell’Omlooop Coso è che nacque nel 1945 quando il Belgio fu liberato dai nazisti, per cui speriamo che l’anno prossimo si disputi una “omloop” anche a Kiev.

Il Belgio è un paese poco appariscente che bada alle cose essenziali della vita come il ciclismo i fumetti e il cioccolato. Per questo al vincitore, invece di un inutile mazzo di fiori, che poi è la specialità dei cugini rivali ex olandesi, è stato donato un mazzo di ortaggi. Il piccolo Van Aert, all’arrivo con la mamma, paventando un minestrone ha iniziato a piangere.

Casi colonici

Dramma coloniale in un atto.

Scena vuota. Personaggi: un ucraino (U) e un italiano (I).

Colonna sonora: The Penguin Cafè Orchestra – From The Colonies

U: E’ atroce essere succubi di un paese straniero. Non si è liberi di fare quello che si vuole.

I: Io posso capirti.

U: Non si è liberi di agire, non si è liberi neanche di vivere. E da voi?

I: Da voi non si è liberi di vivere, da noi non si è liberi di morire.

Amen, cioè no, sipario.

L’arrivo dei russi tra le rovine

Questo è un post cinico che parla di storie dell’est

Ai microfoni di un tg amico, cioè tutti, un alto stilista lancia l’allarme dalle giornate della moda: le sanzioni all’URSS danneggeranno il settore della moda. Senza voler fare di tutta l’erba uno sfascio questi italo-imprenditori dal grande al piccolo hanno affinità di lamentela. Il piccolo barista, se costretto da un’ordinanza del comune a chiudere alle 2 perché c’è gente che di notte vorrebbe dormire, piange il danno rilevante come se fino a quell’ora vedesse solo qualche sporadico cliente ma dopo le 2 il suo locale fosse invaso come l’Ucraina. E così il sarto dei ricchi con gli italiani i monegaschi e gli americani ci guadagna giusto gli spicci per il caffè, ma i russi si riempiono i silos di capi firmati, e ne hanno mai comprato uno quegli straccioni ucraini in fuga? E poi qui c’è in ballo il gas e con il gas non si scherza, lo dicono pure i vigili del fuoco. Il gas russo ad esempio sponsorizza una squadretta di ciclismo di seconda fascia, il cui nome del resto non lascia dubbi sull’attività: Gazprom, che finché puntava sui russi vinceva poco, tranne qualche meteora puzzolente, non nel senso del meteorismo ma del sospetto. Sono lontani i tempi in cui i sovietici dominavano tra i dilettanti grazie al professionismo di stato, per cui anche i trentenni correvano contro i ragazzini, e agli aiutini di stato, settore in cui del resto già negli anni 80 vennero superati dai paesi occidentali con in prima fila anche l’Italia che si scoprì paese di mezzofondisti e sciatori di fondo. Poi la squadra a poco a poco si è arricchita di ciclisti e personale italiano, per vincere qualche corsetta e sperare di essere chiamata a correre il Giro, ma non ci speravano prima e credo che ora possono sperarci anche meno. E pure in una corsa come il Tour degli Emirati Arabi si sono posti obiettivi minori ma alla loro portata, ad esempio la maglia nera che non è per l’ultimo come ai tempi di Malabrocca ma per la classifica dei traguardi volanti. Però ci si sono messi con impegno e in ogni fuga del giorno invece di infilare un uomo solo ci andavano in tre e tra loro Strakhov faceva punti. Però ieri è successo che il gruppetto in fuga è stato più corposo del solito, 6 anziché 4 o 3 (sì, a volte la fuga era monocolore), e poi era una tappa particolare, la passerella nella capitale Dubai. Anche se gli organizzatori hanno preferito chiudere oggi con un arrivo in salita determinante per la classifica, la tappa di Dubai è come la tappa di Parigi per il Tour, e gli emiri ci tengono a mostrare le loro sfarzose e discutibili architetture che immagino già tra non molti anni saranno maestose rovine, perché con i loro soldi avranno utilizzato i migliori materiali, risparmiando sulla manodopera che è quasi schiavitù, ma lì stanno nell’oceano, alcuni isolotti sono artificiali, e non potranno fermare l’acqua che un giorno si innalzerà e travolgerà quegli edifici che solo nel disfacimento potranno acquistare un po’ di fascino. Dicevo che la tappa era vistosa ed era l’ultima per i velocisti, e quindi davanti era l’ultima occasione per gli avventurieri che ci hanno dato dentro, mentre dietro un po’ hanno sottovalutato la fuga e un po’, come succede in questi casi, si sono rimpallati la responsabilità di inseguire, gli shampisti potevano dire che avevano già vinto due tappe con Philipsen e stavano a posto così, gli avversari potevano replicare che non avevano intenzione di portarli in carrozza alla terza vittoria e visto che gli alpecini sono i più forti lavorassero loro, e la fuga è arrivata, ma non ha vinto un russo. Probabilmente per una squadra è preferibile la vittoria di un atleta della stessa nazione dello sponsor, questo vale soprattutto per quella scombinata squadra qazaqa che continua a irretire gli italiani, ma la priorità è vincere comunque e, dopo che il vecchio Kotchekov ha lavorato molto e Strakhov si è speso per i traguardi parziali, per la Gazprom a battere il giovane e pimpante francese Lapeira ci ha pensato il possente e ancor più giovane ceco Mathias della premiata famiglia Vacek. Mathias non ha ancora compiuto 20 anni, e il suo fratello maggiore Karel, neanche 22 anni, era ancora più atteso tra i prof ma venne ingaggiato dalla Qhubeka che ha dovuto chiudere per mancanza di sponsor nonostante l’anno scorso abbia vinto tre tappe al Giro, e la cosa strana, che dimostra l’importanza degli agenti nel ciclismo, è che degli orfani della squadra africana l’ancora promettente Vacek, a meno che in questo ciclismo evenepoelizzato non si sia già vecchi così giovani, è finito in una squadretta austriaca, mentre il comunque lodevole 39enne Pozzovivo, nonostante una tendenza a cadere che mette a rischio l’incolumità sua e degli altri, ha trovato un ingaggio nel world tour. Nella fuga vittoriosa c’era pure l’italiano Tonelli che è arrivato quarto e nel 2018 vinse una corsa in Croazia, ma rischia di essere ricordato soprattutto perché in una corsa nella non tanto vicina Cina ebbe un infortunio serio che per oltre un mese ne impedì il trasferimento in Italia, per cui rimase solo in un ospedale di un paese di cui non conosceva la lingua. Visti i risultati si può dire che l’hanno curato bene, ma dovette per forza di cose essere abbandonato, ma solo momentaneamente perché i Reverberi che non ci pensano due volte a liberarsi dei corridori che non gli garbano confermarono invece il buon Tonelli che è diventato un punto di riferimento della squadra. E, come dice il saggio, chi si contenta gode, da cui si deduce che Putin non gode mica tanto.

Per la cronaca, sempre ieri l’ucraino Budyak ha vinto nel Rwanda, in cui sul finire del secolo scorso ci fu una guerra etnica con due o tre milioni di morti, ma poi si sono calmati e ora vivono in pace, così dicono.

Sorrisi e Sanzioni

Le sanzioni dell’Europa alla Russia non si sono fatte attendere e più di tutti l’Austria ha usato il pugno duro. Il Maestro di Musica Gergiev avrebbe dovuto dirigere la Filarmonica di Vienna in tournée ma gli austriaci gli hanno posto un aut-aut perché non gli piacciono i doppiogiochisti: o filo-Putin o filo-armonico e l’hanno sostituito. E adesso vedrete che si cambia musica.

La Zeriba Suonata – La modella e i suoi modelli

Qualche giorno fa ho accennato a Rosie Vela, poi mi sono accorto che non ho mai postato niente su di lei, ho verificato facendo la ricerca col nome negli articoli pubblicati perché non è facile ricordarsene con certezza dopo oltre 3500 post in 8 anni, che ormai questo mi pare un secondo lavoro e quel che è peggio non retribuito.

La texana Roseanne Vela non è stata la solita modella che non sapendo cosa fare da grande si è messa a cantare, come ad esempio provò a fare Naomi Campbell con esiti insignificanti. Lei in realtà aveva iniziato a studiare musica, poi ebbe l’opportunità di fare la modella, sarà stato forse per la sua bellezza? E nel 1986 a 34 anni incise un disco intitolato Zazu. I suoi musicisti preferiti erano gli Steely Dan che nel suo disco non si limitarono a essere dei modelli di riferimento ma suonarono entrambi, Donald Fagen e Walter Becker, nonostante avessero sciolto il gruppo già da qualche anno. E il produttore scelto da Rosie, autrice di tutti i brani, fu lo stesso Gary Katz che aveva prodotto i dischi degli Steely Dan. L’album fu ben accolto dalla critica e per quanto riguarda il pubblico soprattutto da quello europeo. Non piacque proprio a tutti, probabilmente non a quello che se ne disfece permettendomi di trovarlo usato. O l’avevo comprato già in offerta? Eh, a distanza di tanti anni non è facile ricordarsene.

Magic Smile

Musica elegante verrebbe facilmente da dire, ma il “caso” Naomi Campbell dimostra che non era scontato. Vela avrebbe in seguito registrato un secondo disco ma non fu mai pubblicato, erano anni in cui c’era in giro musica pop jazzata, a iniziare dagli Style Council, ma forse se la ragazza fosse arrivata qualche anno dopo, ai tempi del Grande Revival Generale, avrebbe potuto avere maggiore fortuna. Rosie ha anche recitato in qualche film, poi avendo avuto una relazione con Jeff Lynne cantò nell’album Zoom della Electric Light Orchestra e nel tour connesso, e poi niente, la storia con Lynne durò 7 anni e si sa che a quel punto c’è la famosa crisi del settimo anno e smentirla pareva brutto.

E.L.O. – Evil Woman (live)

Mi faceva ridere quell’adesivo in copertina con la scritta “Do yourself a favour: BUY THIS RECORD” su cotanto “sfondo”.

Vanishing Gala

Alla fine Putin ha invaso l’Ucraina incurante del fatto che i blog italiani fossero a favore della Pace, ci deve essere stato un problema di comunicazione. La guerra creerà un grosso disagio per gli italiani perché dopo essere diventati esperti di epidemiologia e virologia devono ripartire daccapo e farsi una cultura su strategie politiche e militari, anche se le due materie sono in qualche modo collegate perché questa è la prima guerra da quando abbiamo capito che in certi laboratori si scherza con i virus con quel che ne può conseguire. Comunque spero che gli italiani si impegnino perché di qualcuno che ne capisce di cose internazionali abbiamo davvero bisogno.

Sventure

(Questo post fa pendant con quello di ieri pomeriggio sulle disgrazie)

E’ annunciato un nuovo libro su Gino Bartali e questa non sarebbe una novità, la cosa sorprendente è che, dopo tanti libri sulla vicenda dei documenti nascosti nella bici per salvare gli ebrei, con ultimo un libro di storici che scrivono di mancata verifica delle fonti, finalmente si torna a scrivere di Bartali ciclista. Il problema è che a scrivere il libro è Giancarlo Brocci, inventore dell’Eroica da cui sono derivate le Strade Bianche e la moda degli sterrati. In effetti l’approccio epico-eroico può andare anche bene per raccontare il ciclismo fino alla seconda guerra mondiale perché all’epoca c’erano poche notizie e poche immagini e c’erano margini per romanzare, e forse Gino Bartali è l’ultimo rappresentante del ciclismo che si potrebbe definire puro, in quanto i suoi più giovani rivali si mossero Coppi verso la scienza e la medicina e Magni verso gli sponsor. Però l’epica sportiva in genere non mi incanta specie se devia nei luoghi comuni, è come se con il pretesto della solita accoppiata genio e follia uno psichiatra si mettesse a scrivere un libro su qualche pittore. Come dite, in edicola c’è un libro su Goya scritto da Vittorino Andreoli? Cose da pazzi.

La leggendaria sfida a scacchi tra Walter Benjamin e Bertolt Brecht

Poi succedono le disgrazie

Se un giorno un impiegato del catasto dovesse fare una strage non mi sorprenderebbe, semmai mi meraviglia che non sia ancora successo, ché per quanti ce ne possano essere che se ne fregano e casomai se la ridono, ci sarà uno che si incazza perché la sua categoria per tanti sembra il simbolo di una vita grigia e piatta. Eppure certi luoghi comuni andrebbero proprio ribaltati. Pensate ai due più immaginifici scrittori del secolo scorso: Kafka era un impiegato e Borges talvolta un bibliotecario e non so cosa abbia visto nella sua vita oltre i libri finché ha potuto vederli. Forse invece sono proprio gli sregolati o presunti tali quelli che più frequentemente non sanno andare oltre idee e immagini risapute. Ricordo ai tempi dell’università che qualcuno, solo perché giocava ai cavalli e beveva il sabato sera, pensava di poter scrivere come Bukowski. Ma credo che ormai il tipo di vita che conduce un artista non interessi più a nessuno e non conti per il suo successo, che faccia una vita bohémien o sia un ubriacone puttaniere è roba da lasciare ai maudits e a Modì, ma questo può valere per gli scrittori o per gli artisti visivi, non vale invece per il rock. Nel rock, a dimostrare quanto sia un mondo arretrato, la vita dissoluta e la fedina penale sporca fanno ancora curriculum, e ci si diverte a rotolarsi nella polvere delle autostrade americane dove è noto che nessuno passa mai l’aspirapolvere. Non voglio dire che di Tom Waits ce n’è uno tutti gli altri son nessuno, ma a volte sembra che bastino una voce roca e storie di alcool droghe puttane e qualche omicidio e il più è fatto. Sono questioni che ripropone la morte di Mark Lanegan, quello che non credo che tu lo conosca, era il cantante degli Screaming Trees, e dispiace, poi era del 1964 e già da tempo mi colpisce quando muore uno più “giovane” di me. Lanegan non ha avuto onoreficenze come Jagger, non era fasullo come Pelù che gridava parolacce a un pubblico che voleva sentire parolacce, ma per me era lo stesso, più che un simbolo, un sintomo di questa idea del rock, e non so se il rock è morto, sarebbe bello poter sentire ancora qualcosa di nuovo e vitale, ma se non è morto soffre comunque di una cirrosi epatica grave. Poi può arrivare qualcuno che ammucchia insieme tutti i cliché del rock e così succedono le disgrazie e ti trovi che i Maneskin diventano rockstar.

La Zeriba Suonata – lavatrici

Sui blog in queste ore si parla di scrittura, di guerra ma anche di lavatrici e se qualcuno storce il naso vuol dire che è uno zozzone. Ci sono modelli recenti che hanno una musichetta, la sigla di apertura e di chiusura dei programmi, programmi di lavaggio ovviamente. Della fantasia di un carillon che suoni Sunday Morning ho già scritto, ora mi chiedevo se qualche azienda che produce lavatrici ha mai pensato di usare come musica Washing Machine. Si dovrebbero dare some royalties alla fu gioventù sonica, però non è quello il problema principale ma il fatto che la canzone dura quasi quanto un programma di lavaggio.

Sonic Youth – Washing Machine

Queste t-shirt con quale programma vanno lavate?