Bisogna avere umiltà in tutte le cose. Invece di criticare gli altri bisogna imparare da loro. Ad esempio nel campo della scrittura, ascoltando lo scrittore parlante al Giro d’Italia e sentendo e leggendo gli scritti più apprezzati dal pubblico, credo di aver capito che per scrivere un testo, in prosa o in versi, che abbia valore poetico, lirico, occorrono alcuni elementi che sono naturalmente poetici: i fiori meglio se uno, il mare, il tramonto meglio se sul mare, i sogni, soprattutto i sogni di bambino che poi si realizzano, il volo e i gabbiani. Allora ho pensato di provare a scrivere un breve racconto che contenga tutti questi elementi e vedere se viene bello poetico.
E’ sabato ed è una giornata di fine primavera che è quasi già estate e allora decidiamo di andare al mare, partiamo di mattina per passarci tutta la giornata. In questo periodo molti sono impegnati con i matrimoni e le comunioni e non possono venire al mare e quindi è quasi deserto. A Rosmarina piace più correre sulla spiaggia che farsi il bagno, però io le consiglio di non togliersi le scarpe, ma lei niente, dice che sulla spiaggia bisogna correre a piedi nudi, c’è più gusto, va bene, ma c’è pure tanta spazzatura, e dopo pochi metri di corsa caccia un grido, ha centrato dei cocci di bottiglia, una volta i cocci si mettevano sui muri degli orti ma ora gli orti non ci sono più e li buttano in spiaggia. Ci vuole tempo per togliere i pezzetti di vetro dal piede e poi per medicarlo, e meno male che, dopo una precedente esperienza simile, abbiamo portato il kit del pronto soccorso. Ecco, ho fatto proprio un bel lavoro, potrei fare l’infermiere se c’avessi lo stomaco, ma a proposito di stomaco nella concitazione del momento è gocciolato il disinfettante sui panini che ormai si possono solo buttare, e tra una cosa e l’altra la mattinata è già andata e si è fatta ora di pranzo. Poco male, siamo al mare, approfittiamone una volta tanto per una bella frittura di pesce freschissimo. In passato non potevamo permettercelo ma adesso neanche, però non abbiamo alternative, e chiediamo informazioni a qualcuno del posto se c’è una trattoria. Ci consigliano “Lo Scorfano Orfano”, ci dicono che ha tre stelle, ma non costerà molto? Ma no, è solo un modo per riconoscerlo: ha tre stelle marine disegnate sul muro vicino all’ingresso. Chiediamo pure se c’è una scorciatoia perché Rosmarina zoppica e meno cammina meglio è. E con la scorciatoia passiamo per un vicoletto e arriviamo al ristorante da dietro, passando vicino al bidone della spazzatura, in cui notiamo delle confezioni di surgelati Frodest, beh, qualcosa dobbiamo pur mangiare. Ci siamo solo noi e un cliente in un angolo che scrive sui tovagliolini di carta. Il proprietario si presenta come “Il patrone” e ci fa sedere con vista sul mare, ma all’improvviso vedo pure le stelle, e non sono né quelle della guida michelin né quelle dipinte sul locale: un bambino mi ha dato un cazzotto sul braccio e mostrandomi il pugno dice di essere Iron Fist. Accorre subito la madre che si presenta come “la patrona” e dice: “Scusatelo mio figlio, quello a volte la notte si sogna di essere un supereroe e poi per tutto il giorno dopo ripete le cose che fanno nei giornaletti, sono ragazzi”. Interessante, il giorno in cui sognerà di essere Superman e spiccherà il volo dal sesto piano di quell’albergo di fronte spero di essere nei paraggi, non vorrei perdermelo. Il tipo in fondo al locale alza lo sguardo dai tovaglioli e rivolgendosi a noi, almeno credo, esclama: “Eh, i sogni dei bambini!” E poi, come se la cosa gli avesse causato un’ispirazione, riprende a scrivere e la patrona ci spiega: “Quello è un poeto, c’ha una testa così. Scrive sui tovaglioli perché dice che così aumenta l’importanza delle sue poesie.” Sapevo i caffè letterari, ma le trattorie di pesce letterarie me l’ero perse. Rosmarina sembra preoccupata, sicuramente starà pensando a quello che ci costerà questo pranzetto, infatti guarda il mare e l’orizzonte e inizia a lamentarsi del prezzo degli ortaggi, ed è così presa da questi pensieri che quando si avvicina un indiano con una rosa per vendercela, anche perché siamo gli unici nel locale, lei sovrappensiero gli chiede: “Hai i fiori di zucca? A quanto li fai, che vorrei farci una frittatina?” Ma l’indiano non capisce la domanda e offeso se ne va. Per fortuna dopo poco arriva il pesce, ma praticamente in contemporanea iniziano a svolazzare dei gabbiani, e il patrone ci rassicura che ci pensa il gatto Gionatàn. Infatti i gabbiani cercano di planare sulla nostra tavola ma il gatto si alza sulle zampe posteriori e cerca di artigliarli dando vita a una lotta che sarebbe spettacolare se solo si svolgesse sull’altra sponda dell’oceano. Il bambino sognatore guarda orgoglioso il suo gattone e ci rivela che è stato lui, il gatto, che ha insegnato a volare a quei gabbiani. Se lo dice un supereroe non lo metto in dubbio, ma mi sa che il gatto poi si aspettava di essere pagato, vista l’acrimonia con cui cerca di colpire gli uccelli. Però ho detto “acrimonia”, io non l’avevo mai detto, mai neanche pensato, sarò stato contagiato da quel poeta in fondo, che non so se è un poeta maledetto ma in ogni caso lo maledico io e non se ne parli più. Finiamo di mangiare, il patrone ci porta il conto, guardo la cifra e commento solo: “Però, è salato.” E lui un po’ si arrabbia ma non con noi e ad alta voce: “Io ce lo dico sempre a mògliema di starci accorta con il sale che aumenta la pressione e se ce ne mette poco sparagnamo pure noi.” Senza neanche la possibilità di lamentarci perché i patroni manco ci capirebbero, paghiamo e usciamo, il sole ormai sta tramontando, bello ma si è fatta ora di tornare. Ci avviamo verso il paese dove abbiamo lasciato l’auto, piano perché lei zoppica ancora, le chiedo se ha notato che a un certo punto i gabbiani sono spariti, si vede che il gatto a qualcosa è servito. Beh, se è stato merito del gatto non lo so, ma arrivati all’auto tornerei indietro per farmelo prestare se la trattoria non fosse così lontana, perché ora vediamo dove sono volati i gabbiani: due sul tetto della nostra auto e uno sul cofano.
Eh, che ne dite? E’ venuto poetico?