tradizionale rudimentale

Come per tante altre cose, anche di questo congresso sulla famiglia tradizionale ne so poco, ma ho l’impressione che tutte queste critiche siano dovute ad altrettanta ignoranza, perché mi pare di capire che nella famiglia tradizionale non conta quanti matrimoni e corna abbiano i coniugi nel curriculum, quello che conta è che la donna non parli di tattica calcistica.

A ognuno il suo

La Zeriba Suonata – O? Oh!

Karen O, cantante degli Yeah Yeah Yeahs, e Danger Mouse, che tra le altre cose è stato metà Gnarls Barkley (o 1/3 se andiamo a peso), hanno fatto un disco insieme, Lux Prima, per 30thcenturyrecords.com, e il risultato, come prevedibile, è variegato: c’è ad esempio la title-track che apre il disco e dura sui 9 minuti e sembra un missaggio di almeno 3 brani diversi, c’è soprattutto downtempo, che sia triphop morcheebato o lounge pinkfloydelica cioè tipo gli Air, poi c’è il brano più black e quello più dance (Turn the light), e pure Karen  diversifica il suo canto, al punto che in Woman sembra un incrocio tra Duffy e P.J. Harvey.

Un senso insensato

A pensarci ci si dovrebbe quasi meravigliare che i ciclisti non portino il cilicio sotto la divisa e che dopo le gare e gli allenamenti si facciano massaggiare e non fustigare, perché sembra che in quel mondo ci sia un senso di colpa diffuso e permanente e ci sia sempre qualcosa da farsi perdonare. L’ultima è di Bonifazio Niccolò, che nella Sanremo si è buttato giù dalla Cipressa con una discesa spericolata, e il pericolo, che era solo del ciclista che disputava una competizione, è stato ampliato dalla RAI, con i commentatori che hanno detto che Bonifazio stava rischiando molto e, come spesso accade, metteva in difficoltà anche le moto, quando semmai è il contrario e sono le moto a stare sempre troppo vicine ai corridori, a volte forse costituendo un punto di riferimento per chi va in fuga ma altre volte frenando l’azione di chi in fuga sta cercando di andarci se cortesemente fate spazio. Siamo al punto che se uno spettatore si distrae un attimo, e può succedere soprattutto con i commenti anestetici della RAI, può credere di stare vedendo una gara di keirin e cercare Awang in mezzo al plotone. Ma dato che spesso quelle moto così vicine sono proprio quelle della tivvù meglio dire che sono i ciclisti a rischiare troppo. Comunque sia Bonifazio si è sentito in dovere di scrivere un lungo messaggio social in cui invita i cicloamatori a non imitarlo e ricorda pure che durante la stagione dei cicloamori il traffico è aperto. Pare che qualcuno abbia davvero cercato di imitarlo, forse suoi ammiratori, e del resto non ci sarebbe da meravigliarsi se è vero che sono stati alcuni suoi tifosi ad accendere su Capo Berta i fumogeni che hanno provocato un incendio. Insomma Bonifazio non vuole emuli, e invece sarebbe meglio se li avesse, però non emulatori in bicicletta, ma sui social, e non tra i ciclofili ma tra i piloti di auto e moto, che ricordassero anche loro che nella vita vera il traffico è aperto.

A ciascuno il suo gossip

Che la cosiddetta “rosea” fosse un giornale di gossip ne avevamo il sospetto, anche per quel luogo comune sul rosa le donne eccetera. Però a fugare gli equivoci ci ha pensato il giornale stesso che ha lanciato un inserto settimanale con chiacchiere sugli atleti fuori dall’agonismo. Ma anche sul sito roseo, tra video più o meno futili, bisogna mettere qualcosa di pepato, e allora ecco la chiacchiera vagante e inevitabilmente fumosa sull’inchiesta in corso in Austria, sacche di sangue, forse 40, dividiamole tra gli sport coinvolti, diamone di più allo sci da cui è partito tutto e al ciclismo resta ben poco, eh no, ci sono ciclisti coinvolti, non si sa chi, ma di quelli che fanno i grandi giri, accidenti, allora stiano tranquilli i tifosi di Totò e Scartezzini. Uno potrebbe anche cascarci se non fosse che di casi sgonfiati ne abbiamo visti tanti, ma questi polveroni possono nuocere alla carriera di qualche ciclista eventualmente coinvolto e al ciclismo in generale perché possono allontanare gli sponsor. Però non si può parlare neanche di polverone visto che della faccenda non ne parla nessun altro, neanche il sito italiano di gossip per radical chic. Tantomeno ne parlano in Belgio, dove però non possono bastare solo i brontolii di Lefevere che non è mai contento nonostante abbia la squadra più vincente. Insomma Het Nieuwsblad è in difficoltà, le poche cicliste forti del paese non stano attraversando un gran periodo, ma per fortuna in Belgio, nella Lotto Ladies che non è all’altezza della squadra maschile, c’è l’olandesina poco volante Puck Moonen, fidanzata di Eli Iserbyt, ciclocrossista di belle speranze con la faccia da rockstar mezzo sfigato. E Puck si è finalmente incazzata di essere considerata solo per il suo aspetto estetico e di essere stata criticata per i suoi continui ritiri in gara. Però è lei che posta su instagram e twitter tutte quelle foto con la divisa aperta sul davanti o in costume da bagno e cosa si aspettava? E poi è grazie a questo che si è meritata il suo ruolo in squadra, che è quello di presentare la divisa del club all’inizio della stagione. Ma Puck non ci sta e sfida i suoi denigratori, provassero ad allenarsi con lei. La ciclista si fa forte di un lusinghiero 71esimo posto alla Nokere-Koerse ma viene quasi il sospetto che quelle poche volte che arriva in fondo venga spinta dal pubblico, che del resto può trovare più gratificante spingere lei piuttosto che Stijn Vandenbergh, ma non pensate a male, solo perché l’ex gregarione di Boonen è pesante. E poi un invito del genere è pericoloso perché la sfida potrebbe davvero essere raccolta dai suoi fans e le strette stradine del Benelux avrebbero difficoltà a contenere un gruppone degno della maratona dolomitica.

Puck Moonen in azione sul pavé.

Statistiche illustrate – I primi di contorno

Una cosa che volevo proporre come una curiosità mi sembra che ci dica in realtà qualcosa di interessante, cioè che la mondializzazione del ciclismo fa un passo avanti e poi uno indietro. Dopo l’entusiasmo per le corse in Africa, arriva la Milano Sanremo e non ci sono né etiopi né eritrei, del resto sembra già terminata l’esperienza nel professionismo di due bandiere come Teklehaymanot e Debesay, e il primo degli africani all’arrivo è il sudafricano bianco Reinardt Janse Van Rensburg, buon 26esimo. Il primo dei baltici è il lettone Neilands 35esimo, che l’anno scorso iniziò l’azione proseguita da Nibali. Non convocati giapponesi e cinesi, il miglior asiatico è il giovane kazako Gidich 88esimo. Gli israeliani non si sa mai a quale continente appartengono, nello sport mi sembra che stiano prudentemente in Europa, comunque l’unico era Sagiv 136esimo. Subito dopo c’è un gruppetto di diabetici che hanno partecipato in massa alla fuga di giornata ma, una volta ripresi, non si sono abbattuti e hanno continuato fino all’arrivo con in testa lo spagnolo Lozano 138esimo, che però la fuga l’ha mancata. Non è stato più vario il Trofeo Binda dove la sudafricana Moolman è arrivata 12esima dopo aver lavorato per Marianna, e neanche qui c’erano cicliste dell’africa nera, però c’era la solida giapponese Yonamine 27esima, mentre le kazake si sono ritirate. Infine l’israeliana Shapira è arrivata 46esima. In chiusura vi propongo pure un gioco: scoprite qual’è il personaggio presente in tutte e tre le vignette sottostanti, cioè nelle foto degli ultimi tre podi della Sanremo. Avete indovinato? Bravi.