La Zeribuffa – Tragicommedie

Solo ora scopro che nel 1977, quando iniziavo ad andare al cinema, I nuovi mostri ebbe varie candidature a vari premi compreso l’Oscar per il miglior film esotico, cioè in lingua straniera, ed è strano visti i film pesanti e l’intellighenzia del tempo. Ma, nonostante la candidatura e il fatto che gli autori fossero gli stessi, solo più incarogniti, il film non è all’altezza dell’originale I mostri, che insieme a I soliti ignoti è uno dei capolavori della cosiddetta commedia all’italiana. L’episodio che preferisco è quello finale, L’elogio funebre, in cui i residui umani di una compagnia di avanspettacolo seppelliscono il loro capocomico, e la spalla ne fa l’elogio funebre ricordando qualche sua gag, poi un po’ tutti si fanno prendere la mano e improvvisano uno spettacolo nel cimitero. Il protagonista è Alberto Sordi che iniziò proprio con il varietà e al cinema ha impersonato il lato cinico e carognone degli italiani, un lato divenuto sempre più prevalente soprattutto da quando siamo usciti migliori. E bisogna dire che non tutti si meritavano Alberto Sordi, non quelli che facevano cinema per sé stessi e i loro amici anche politici e finirono a fare patetici girotondi. L’episodio mi piace anche perché si può interpretare in vari modi, come ennesima manifestazione di cinismo, o come celebrazione di un mondo ormai andato o della comicità, o più in generale come una visione del mondo e della vita. E mi è tornato in mente nei giorni scorsi durante la disgraziata tappa del Giro dei Paesi Baschi, quando una dozzina di ciclisti sono caduti e alcuni sembravano gravi, e manco a farlo apposta la telecronaca era affidata al più melodrammatico degli uomini RAI. Dopo una mezzora la corsa è più o meno ripartita e il cronista ha detto che a lui la tappa non interessava, forse dimenticando che non stava scrivendo sui social ma facendo un servizio pubblico, poi quando i sopravvissuti, da comprendere pure loro perché gregari in cerca di una giornata di gloria – tra cui l’ancora giovane Vacek che ha trovato un contratto a stagione già iniziata – che quando gli ricapita, e se fossero caduti loro invece dei big ci sarebbe stato meno clamore, insomma quando i residui ciclisti hanno iniziato ad attaccare anche il cronista ha progressivamento alzato il tono della voce e commentato la corsa fino all’arrivo, e poi è stato tolto dall’impaccio perché avevano sforato l’orario previsto e allora è calato il sipario.

L’elogio funebre

La zeribuffa – Una tradizione sacrosanta

Già in passato ho ricordato che almeno fino alla metà degli anni 90, con meno canali televisivi e senza internet in alternativa, il venerdì e il sabato santo erano di penitenza e il divertimento era bandito dalle televisioni. E per ripristinare quella sacrosanta tradizione oggi qui non c’è niente da ridere.

Salve Regina

La zeribuffa – Violin Kaye

Forse questo video è nella rubrica sbagliata perché invece di saltimbanchi e buffoni stavolta ascoltiamo The National Symphony Orchestra. No, nessuno sbaglio, infatti a condurre l’orchestra c’è Danny Kaye. Non è l’unica volta che l’attore-cantante-ballerino ebreo-ucraino-russo-americano (se era pure musulmano accontentavamo tutti) si è divertito a dirigere un’orchestra con la sua mimica, e non neanche la sua unica esperienza con la musica diciamo colta. Infatti ai suoi inizi Kaye recitò nell’opera teatrale Lady In The Dark, uno spettacolo di cui non esisterebbero registrazioni, ma dal quale fu ugualmente inciso Tschaikowsky And Other Russians, un brano di Kurt Weill e Ira Gershwin, in cui la sequenza di nomi di musicisti russi diventa una specie di scioglilingua.

Danny Kaye + The National Symphony Orchestra

La zeribuffa – i comici quelli bravi

Stasera un canale nazionale trasmetterà un programma con dei comici. Qualcuno che vorrà fare satira e stare sull’attualità farà una battutina su Equitalia, anche se l’efficientissima agenzia non esiste più dal 2017 per volontà del comico stilnovista. Apro una parentesi: non ho mai capito l’ostilità degli italiani verso Equitalia, dato che di più vecchio di quelle battute c’erano solo le cartelle lasciate invecchiare in fusti di rovere in attesa che un’emergenza o un accidenti qualunque fornisse il pretesto per una rottamazione di massa. Comunque ora si possono rottamare anche quelle battutine perché il governo ha dichiarato ufficialmente l’Italia paradiso fiscale. Ma ai comici resta comunque il grosso del loro repertorio: cenni di complicità col pubblico sulle droghe, prostituzione, escrezioni preferibilmente addosso, dimensioni dei genitali e alla fine, per attirare una bella standing ovation, un “vaffanculo” anche a gratis. Del resto ognuno conta sulle sue risorse, i comici quelli bravi possono far ridere anche dicendo poco o niente.

L’homme orchestre (le loup et l’agneau)

La Zeribuffa – Oggi la comica (con la “a” finale)

Questo video l’ho già proposto qualche anno fa, ma lo mando in replica in questa rubrica con la scusa che finora abbiamo visto solo comici maschi. In effetti il video non è proprio una “comica” ma uno spot pubblicitario, e non è neanche in bianco e nero ma a colori. E a dirla tutta neanche l’attrice è un’attrice, per lo meno non ancora, poi bisognerà vedere cosa vorrà fare da grande, per ora è presto perché ha solo 31 anni, intanto si guadagna da vivere facendo la campionessa olimpica in carica di mtb. Difficile che si riconfermi a Parigi contro tutte le giovani emergenti ed emerse e la vecchia arcirivale Pauline che corre in casa, ma quando si stuferà di rischiare l’osso del collo nelle sue discese spericolate (la milza è già andata e non c’è niente da ridere) potrà trovare lavoro nel mondo dello spettacolo.

Goldilocks And The Three Bears

La Zeribuffa – Ingenui si diventa

La parabola artistica di Henry Philmore Langdon è più o meno uguale a quella di tanti altri colleghi: dal vaudeville passò al cinema muto e declinò con il sonoro, dedicandosi poi alla fotografia, come Harold Lloyd, e a scrivere gag per altri comici. Ma prima ancora del vaudeville Harry Langdon iniziò da ragazzino al seguito di un medicine show (uno spettacolo itinerante con la vendita di preparati spacciati per miracolosi), ed è paradossale che dal lavorare per un ciarlatano farabutto imbroglione finì per impersonare l’ingenuo innocente romantico timido alle prese con un mondo di ciarlatani farabutti imbroglioni.

There He Goes (frammento)

Marinetto e l’Igiene

Farsa carnevalesca in poche battute.

I personaggi sono due maschere della filiera della Commedia dell’Arte italiana: Marinetto e la sua servetta Colombina.

M: Guarda come è sporco questo lavandino. Serva grossolana, vieni a nettarlo! Sgrass splash! Voglio che sia così pulito che potrei anche mangiarci dentro i bocconi simultaneisti e cangianti. Gnam gnam!

C: Subito, Sior!

M: Ma… cosa vuoi fare con quello schioppo?

C: Sparò al lavandìn. L’ha ga dito Lu che la guera xe l’unica igiene del mondo, ostrega!

Pim Pum Pam!

M: Donna maledetta, ti disprezzo: schif sput! Hai distrutto un lavandino forgiato dalle multicolori officine elettriche e pure polifoniche!

C (indicando il fucile): Se le serve na man quando se lava el gropón me ciama.

M: No, grazie, faccio da me.

Patatrac! (è caduto il sipario).

La Zeribuffa – Velocità chiassosa

Cento anni e più fa non so perché non c’ero, ma ai tempi di Oggi le comiche Tontolini non se lo ricordava nessuno, Cretinetti era solo un epiteto offensivo che Franca Valeri rivolgeva al suo marito “vedovo” Alberto Sordi, mentre Ridolini era ben più famoso, anche se non quanto Chaplin, Keaton e soprattutto Laurel e Hardy che lavorarono entrambi con lui prima di fare coppia. Ridolini era il nome con cui era noto in Italia Lawrence Semon detto Larry che veniva dal vaudeville. Il suo personaggio si caratterizzava per la faccia infarinata e i pantaloni a vita altissima a ricordare i clown, e i suoi film per le gag movimentate e veloci, e allora che velocità sia.

Kid Speed

Per essere un film muto è fin troppo chiassoso