La zucca del notaio

Negli anni 60 Halloween era una festa sconosciuta in Italia e quando si trattò di tradurre le strisce dei Peanuts in cui Linus aspettava “The Great Pumpkin”, il notaio Franco Cavallone preferì “cocomero” a “zucca”. Ma non si sa bene come andarono le cose, qualcuno dice che fu la redazione di Linus a preferire una parola maschile per indicare questa sorta di divinità. Sta di fatto che oggi, piaccia o meno quella che il Sultano della Campania definì “immensa stupida americanata”, Halloween è una festa nota ma, mentre del sottosuolo di Dostoevski si pubblicano sia “i ricordi” che le “memorie” e i “casi” di Charms possono diventare “disastri”, i nuovi traduttori dei Peanuts continuano a utilizzare l’espressione “il grande cocomero”.

Fiaba vintage

Quando per l’ennesima volta lo specchio le disse che la più bella del Reame era Biancaneve, la Regina Grimilde si arrabbiò moltissimo che non ne poteva più, e allora prese la sua corona, un ferrovecchio che secondo lei manco le donava, e la scagliò contro lo specchio con tale violenza da romperlo in mille pezzi. Quando si calmò si rese conto che aveva bisogno di uno specchio nuovo e allora andò al mercatino delle pulci dove comprò uno specchio e anche un cappellino rosso. Ma alla povera Grimilde, se si esclude il fatto di essere diventata regina, per il resto andava tutto storto e non sapeva che quello specchio era stato per anni in un circolo di intellettuali di sinistra e si era impregnato di quell’atmosfera.

La Zeriba Suonata – Si e no

Ho letto recensioni divergenti su Giant Palm, primo disco di Naima Bock pubblicato di recente per Sub Pop: disco sì, disco mah, voce espressiva, voce monocorde. Nell’album c’è jazz folk rock e pure bossa nova dato che il padre di Naima Iliana Redina-Bock è brasiliano, e quella voce a volte mi ricorda Weyes Blood, come nella title track che sembra un brano degli Stereolab in cui Laetitia Sadier sia stata sostituita da Natalie Mering, di cui tra l’altro aspettiamo nuove da tre anni.

Giant Palm

Come musicista Naima Bock con il nome d’arte Naima Jelly ha iniziato suonando il basso nelle Goat Girl, un gruppo definito postpunk perché adesso fa figo questa etichetta, ma già ai tempi del primo album (Goat Girl, Rough Trade, 2018) non erano male, anche se a volte finivano per ricordare quel gruppo inutile che erano le Elastica.

Slowly Reclines

Però poi le Goat Girl con il loro secondo disco On All Fours (Rough Trade) sono migliorate, suonando più variegate e psichedeliche, solo che Naima era già uscita dal gruppo. Per quello che può interessare, secondo discogs quest’album è del 2021 ma sulla mia copia c’è scritto 2020, e, per quello che può contare, On All Fours entra retroattivamente nella mia playlist dell’anno pandemico.

Anxiety Feels

Un vecchio film

Dimenticate le morti sul lavoro, non è difficile, basta non parlarne più e dedicare l’attenzione a problemi più seri come quello dei barconi che minacciano il Paese. Però io tutta questa novità non la vedo, mi sembra di averla già sentita questa storia che lo Stato non deve disturbare chi vuole fare, cioè se uno vuole costruire un ponte con un’isola o un parco giochi in mezzo ai templi o un albergo sulla battigia o sotto un costone di roccia non si può andare lì a rompere le scatole con la scusa dell’ambiente, o se uno vuole far lavorare gli operai sui ponteggi senza protezione, che c’è più adrenalina e un domani potrebbe venire la De Filippa a dire tu si que vales, non si devono mandare ispezioni pretestuose, a vedere se il casco c’è o non c’è, anche perché se un lavoratore è a nero non sarebbe neanche corretto dargli un casco, sarebbe un paradosso, oppure se uno c’ha un bar o un ristorante di 5 metri quadri e vuole giustamente compensare con mezzo chilometro di suolo pubblico tutto a tavolini non si può andare a guardare il capello che non c’è spazio per camminare o per far passare un’ambulanza: mors tua vita mea. Ecco, dicevo questo storia di non disturbare mi sembra di averla già sentita, forse da un comico toscano?

truci e franchi

Per i 60 anni di Diabolik il collezionista Alessandro Tesauro ha pubblicato per le edizioni omonime il volumetto Diabolik Archive in cui sono riprodotte le copertine dei 51 numeri della prima serie francese del fumetto, con in aggiunta qualche altro cimelio e qualche nota storica. Le edizioni francesi differivano da quelle originali proprio per le copertine ma anche per le rubriche di contorno, come le vignette della serie “enfant terrible” che, come potete vedere dall’esempio nell’immagine sotto, erano abbastanza ciniche e truci. Dato che mi trovo in argomento e che di recente mi è capitato di vedere sia una versione per la vendita abbinata ai giornali sia una ristampa maggiorata per le librerie, ho verificato che in entrambe manca una delle cose migliori dell’albo, cioè la quarta di copertina con ritratti della protagonista femminile della storia, e che qualcuno, come Alessandro Baronciani, considera pop art, e io condivido.

La Zeriba Suonata – Le Mille e Una Nota

Nei giorni scorsi sui blog ho visto e sentito vari video di pianisti classici o classicheggianti, e allora pure io voglio postarne uno, o forse credete che non ne sono capace solo perché di questa musica non me ne intendo? Anzi, voglio pure esagerare proponendo un piano a due piazze, un’esecuzione in combutta di due dive del pianoforte, la pechinese Yuja Wang e la georgiana Khatia Buniatishvili che qui eseguono Hungarian Dance No. 5 di Johannes Brahms. A giudicare dalle immagini sembra che le due non siano in competizione o reciprocamente gelose o invidiose, e in fondo si completano: l’una scosciata l’altra scollata. Mi chiedo solo quanto riescano a essere obiettivi i critici musicali che le elogiano.

Brahms – Hungarian Dance No. 5

The women in red.

Perline di Sport – Forza Amy

Qualche giorno fa ho proposto le immagini della vittoria al buio in una vecchia Paris-Tours dell’olandese Peter Pieters. Sua figlia Amy dieci mesi fa ebbe un incidente in allenamento e restò in coma per mesi. Ora Amy sta facendo terapia per recuperare tante funzionalità, ancora non parla ma ieri ha fatto i primi passi, e per l’occasione volevo postare una delle sue vittorie più importanti. Su pista è stata tre volte mondiale nell’americana insieme alla colossale Kristen Wild, su strada ha vinto qualche classica e il campionato europeo del 2019 che si disputò ad Alkmaar nei Paesi Bassi. E allora ripropongo proprio gli highlights, insomma il sunto, di quel campionato, in cui andarono in fuga Pieters Cecchini e Klein, le arancioni secondo le loro tattiche incomprensibili per un pò inseguirono poi Marianne andò in testa a calmare le acque fiduciosa nello sprint della compagna di squadra, e ancora una volta aveva ragione lei. Seconda fu Elena Cecchini che sabato scorso si è alfine sposata con Elia Viviani il quale – coincidenza – il giorno dopo vinse l’Europeo maschile.

Europeo Strada Donne 2019

Le 5 stagioni

Tra i tanti luoghi non solo comuni ma pure abusati c’è quello che non ci sono più le mezze stagioni, che non so come si può dire una cosa del genere senza rendersi conto di quello che significa, solo per pigrizia mentale, oppure fatemi capire dove abitate se per voi marzo è come il resto dell’inverno o ad aprile è già come luglio inoltrato. Invece le mezze stagioni, quelle che non sai come vestirti ci sono, anzi, contando bene, le stagioni sono cinque: Inverno, Primavera, Estate e fin qui non ci piove, anche in senso letterale vista la recente siccità, poi c’è l’Autunno, che però in molti paesi del mondo termina già a metà novembre, quando inizia la quinta stagione, il Natale, che con la sua baraonda e le sue luci artificiali e artificiose guasta la suggestione naturale stagionale, recuperabile solo scappando via dalla pazza folla e dagli altoparlanti che diffondono le canzoni natalizie di Michael Bublé. E così quando arriva in Europa la Coppa del Mondo di ciclocross, disciplina soprattutto autunnale, sembra che l’autunno abbia già i giorni contati. Eppure a Tabor troviamo di nuovo il sole che ha asciugato il terreno di gara dalla pioggia del giorno precedente, e dopo le due gare americane è la terza tappa all’asciutto. I commentatori RAI non si fanno scappare l’occasione di dire che non c’è più la mezza stagione, è un concetto rudimentale alla loro portata, mentre a capire che Eli Iserbyt e Michael Vanthourenhout facciano gioco di squadra proprio non ci arrivano. E meno male che Laurens Sweeck ha cambiato squadra altrimenti non ci sarebbe stata storia, e invece la gara è stata combattuta e Sweeck alla fine ha sofferto gli attacchi ripetuti dei due ex suoi compagni, mentre a infilarsi tra i tre litiganti è venuto fuori sparato Lars Van Der Haar, che in passato partiva forte e si spegneva per strada e ora fa il contrario, ed è arrivato secondo dietro Iserbyt alla terza vittoria su tre. Forse la prova delle donne è stata ancora più spettacolare, con Puck Pieterse che guadagnava grazie al fatto di essere l’unica a passare le tavole senza scendere dalla bici, ma questo non le bastava per staccare Annemarie Worst e Fem Van Empel, e più volte si sono infilate a vicenda all’interno delle curve, e alla fine ha vinto Fem Van Empel, anche lei alla terza vittoria su tre e anche lei del team Pauwels come Iserbyt e Vanthourenhout. Poi se torneranno a gareggiare i crossisti part-time, Van Aert Van Der Poel e Pidcock, le corse potrebbero diventare meno combattute, a meno di scontri frontali tra di loro, mentre Marianne Vos, impegnata a vincere il campionato nazionale gravel, potrà solo aumentare lo spettacolo. Ma un altro luogo comune dice che gli assenti hanno sempre torto: pure Lucinda Brand che ha mandato il certificato medico perché si è rotta un metacarpo durante la perlustrazione?

Attenzione a Puck Pieterse che in bici è capace di scavalcare pure la fila al supermercato.