Hat ta Dam!

Oggi ci sono state delle sorprese per niente sorprendenti nella quarta tappa del Giro degli Emirati Arabi e pure Uniti. In una corsa con ventagli e cadute Valverde a un certo punto si trova nel gruppetto di testa e potrebbe dare un bel distacco al leader Roglic, ma nessuno collabora e il campione del mondo finisce per arrabbiarsi, ma del resto se, parere di tutti, Valverde è un signore non può essere pure uno sceriffo, e lo chiameranno pure Don Alejandro ma nessuno sembra calcolarlo. E alla fine sul ripido muretto della diga di Hatta Dam il ragazzo del muretto di quest’anno è Caleb Ewan che rimonta e batte Moschetti, l’unica vera sorpresa della giornata. Se qualcuno credeva che Calebino fosse solo un piccolo sprinter che fa le volate di gruppo e a volte perde e a volte vince, più le prime, e spesso con l’aiuto di spallate e cornate, oggi avrà visto che Ewan può puntare più in alto, può essere lui e non Matthews l’erede di Gerrans. Già dalla arrivo della Sanremo dell’anno scorso, da quando passarono i primi due sulla linea del traguardo, lo vedevo come favorito per l’edizione di quest’anno, e in seguito ho azzardato per lui anche la possibilità di fare bene a Liegi. Può ancora crescere, intendo nel senso sportivo, e forse un giorno potrebbe addirittura affrancarsi dalle volatone che a volte vince più spesso perde, ma poi perché fare a testate quando potrebbe benissimo passare sotto agli avversari?

L’ultimo supereroe

Non bastavano i supereroi americani, tra i quali è stata reclutata anche una giovane politica statunitense, ora ci sono anche quelli italiani, parodie o semplici versioni non importa. E allora se qualcuno inventasse un supereroe che l’unica azione supereroica che fa è quella di salire su un’altura della città con maggiore densità di supereroi, da cui lo possano sentire tutti, difficile con tutto il rumore urbano, ma almeno un superpotere deve averlo e allora c’ha quello del superurlo, e con questo potere da lassù mandare a quel paese tutti i supereroi, ecco, quello sarebbe il mio supereroe preferito.

La Zeriba Suonata – un gruppo non sospettato

“Quassù vive gente che / Non sospetta del piano di sotto e viceversa”, così cantano i Gomma in Fantasmi, tratto dal loro secondo album Sacrosanto, uscito a gennaio per V4V Records.

Eh, ma neanche io sapevo che in questa città che non è una metropoli c’è un gruppo che chi non gli vuole molto bene li etichetta come emo-punk, ma piuttosto molti li avvicinano ai Prozac +, io ci aggiungo gli Altro, e però quando poi fanno dal vivo una cover scelgono un pezzo dei Wilco. Per ora non sono ancora scappati, come molti casertani che fanno un po’ di successo, ma forse si allenano a farlo correndo, come nel video di Tamburo, nell’ex zona industriale, lì dove hanno costruito il set de L’amica geniale.

 

 

Statistiche illustrate – lo studio dei fenomeni

Il complesso delle discipline che studiai all’università e di cui ormai ricordo pochissimo è detto Scienze umane e sociali e studia appunto i fenomeni umani e sociali. E allora volevo proporre una piccola tabella riguardante due umani che sono ritenuti due fenomeni e a volte sono i loro avversari a essere definiti “umani” in relazione alla loro superiorità agonistica. Si tratta di Mathieu Van Der Poel e Wout Van Aert, che per ora fanno principalmente ciclocross ma domani chissà. Intanto Van Aert su strada ha ottenuto i risultati più importanti, mentre Van Der Poel si cimenta soprattutto nella mtb, specialità in cui vorrebbe gareggiare alle Olimpiadi di Tokyo, ma pure su strada ha vinto più volte, in genere in gare di livello minore rispetto a quelle che disputa il rivale, che però ha preceduto agli Europei pop di Glasgow, e quest’anno non ha neanche finito la stagione nei campi che subito ha vinto sulle strade turche. Nella tabella, limitata al ciclocross che è il loro terreno di scontro principale, ho messo a confronto le vittorie nei principali campionati (Mondiale ed Europeo) e nelle principali challenge (Coppa del Mondo, Superprestige e Trofeo DVV ex BPost Bank). Infine, come fece decenni fa Claudio Ferretti nel libro Tutto il ciclismo, in cui provò a fare una classifica totale di tutti gli stradisti di tutti i tempi, ho moltiplicato il numero di vittorie per una specie di coefficiente di difficoltà in base al prestigio e all’internazionalità della gara e ho assegnato arbitrariamente questi punteggi: 10 al Campionato Mondiale (CM), 9 alla Coppa del Mondo (CdM), 8 al Superprestige (SP), 7 al Campionato Europeo (CE), 6 alla challenge dal nome cangiante (DVV). Risultato: vince nettamente Matteo, fratello di Davide, figlio di Adriano, nipote di Raimondo.

Cadere e rialzarsi

Stanotte c’è stata la cerimonia della consegna degli Oscar e per la prima volta si è svolta in autogestione per l’impossibilità di trovare un presentatore asessuato e che non avesse mai detto una frase che potesse sembrare sessista e discriminatoria al più fondamentalista dei politicamente corretti o suonasse come un doppio senso al più accanito spettatore di Bagaglino/Zelig/Colorado. Il premio consiste in una statuetta che è più facile da alzare e mostrare rispetto al Trofeo senza fine che punisce i vincitori del Giro d’Italia. Come da pronostico, credo, la Signora Germanotta ha vinto nella categoria “miglior canzone non protagonista” e nelle dichiarazioni che uno deve fare perché altrimenti pare brutto che prende il premio e se ne va subito, oltre alla solita cosa di lottare per i propri sogni, vabbe’, ha detto che non importa quante volte cadi ma quante volte ti rialzi. E di primo acchito ti sembra che possa valere pure per il ciclismo, se la prima ciclista che ti viene in mente è Annemiek Van Vleuten, ma se poi pensi a Richie Porte o a tutte le crossiste ostacolate dai rituali scivoloni di Ellen Van Loy, allora vedi la differenza e pensi che nel ciclismo invece importa stare lontani da quelli che cadono tante volte.

La Zeriba Suonata – sopravvivere al capo

Quante volte ci hanno raccontato, in storie di finzione o di fatti veri o verosimili, di eserciti o tribù cui nascondere la morte del capo per non farli smarrire. L’ultima volta mi è capitato pochi giorni fa leggendo Köllwitz 1742, una storia di Sergio Toppi inclusa nell’albo intitolato Passaggi per Cosmo editoriale, che sta riproponendo molte cose di Toppi, in piccolo formato ma in bianco e nero, senza le colorazioni fasulle aggiunte in passato da altri editori. Qui un generale invincibile si rivela essere un automa all’insaputa dei soldati, e l’unica volta che perde una battaglia è quando gli ufficiali perdono la chiave che lo aziona. Ma cosa succede invece con  un gruppo musicale? A volte se il gruppo continua a suonare diventa quasi la cover band di sé stesso. The Blockheads sono il formidabile gruppo che per decenni ha accompagnato Ian Dury. Dopo la sua morte hanno anche inciso dei dischi. Questa però è una versione live di Dance Little Rude Boy, uno degli ultimi pezzi incisi da Ian Dury che purtroppo spesso veniva associato solo a Sex and Drugs and Rock and Roll.

 

Cose che succedono nelle figure

Un giorno ho capito che in libreria posso tranquillamente girare tra i libri per bambini, quelli con le figure, e l’ho capito quando alla cassa mi hanno chiesto se volevo una confezione regalo, perché ormai pensano che il libro sia per figli o nipoti. L’ultimo libro che ho comprato senza averne titolo è Otto di Tomi Ungerer, tradotto per Oscar Junior e ristampato nel 2018. Ungerer è un narratore e disegnatore alsaziano, anche satirico, e questa è una storia raccontata da un punto di vista particolare, quello di un orsacchiotto con cui avevano giocato un bambino ebreo e uno tedesco prima della deportazione per l’uno e della guerra per l’altro. L’orso e i bambini si ritrovano quando ormai sono vecchi e malandati, e qui nella penultima figura c’è una cosa che non so se sia voluta: nella stanza in cui i protagonisti stanno di nuovo insieme, e che non è specificato di chi sia, al muro sono appesi dei quadri con donne nude, una cosa strana in un libro indicato per bambini dai 7 anni in su. Forse la morale della storia è che i tedeschi, gli ebrei (e lo diceva proprio un ebreo austriaco famoso) e tutti gli altri uomini, compresi quelli che leggono i libri per bambini, in testa hanno una cosa su tutte.

La Zeriba Suonata – buone nuove da Kortrijk

Uno dei nomi che da anni sono più pronosticati per le corse sul pavé è stato un migliaio di giorni senza vincere: questo si potrebbe chiamare “Paradosso di Vanmarcke”, e c’è voluto il Tour du Haut Var per rompere questa specie di incantesimo e far tornare principe del ciclismo quel brutto rospo di Sep da Kortrijk (in francese Courtrai). Questa vittoria va festeggiata con una canzone e cadono a fagiolo i Balthazar, che sono proprio della zona di Kortrjik e sono attivi da una quindicina d’anni, però io li ho scoperti solo col recente Fever (Pias, 2019), da cui vi faccio ascoltare Phone Number, e, per avere un’idea della loro musica, più che pensare ai connazionali dEUS e Girls in Hawaii, prendete uno di quei poetoni che sprizzano allegria da tutti i pori, tipo Leonard Cohen o Nick Cave, e immaginatelo più ballabile, anche con un pizzico di latino o afro, che alla fine dev’essere un po’ come ballare sul pavé scivoloso delle Fiandre. A volte, forse per il timbro di voce del cantante, finiscono per ricordare quegli altri allegroni degli Arab Strap che, per dire, quando pubblicarono un’antologia la intitolarono Ten Years Of Tears. Ma del resto se per caso i Balthazar sono tifosi di Vanmarcke non hanno molte occasioni di gioire.