I lati positivi, compresi quelli negativi

Trafilati

Delle persone bisognerebbe guardare i lati positivi più che quelli negativi, poi ci sono quelli che ne sono sprovvisti, ma sorvoliamo. Anche dei ciclisti bisognerebbe guardare i lati positivi, non si può rimproverare Filippone Ganna di non staccare tutti in salita né Nairo Quintana di non buttarsi nelle volatone di gruppo, ma pure Primoz Roglic non dovrebbe essere criticato perché non attacca da lontano come fanno i fenomeni del ciclismo spettacolare, ammesso che sia spettacolare una gara in cui il favorito attacca a 50/100 km dal traguardo e sai già che è finita lì. Quello che sa fare Roglic lo fa benissimo e con puntualità, quelle progressioni in salita all’interno dell’ultimo chilometro, ne ha infilate due al Delfinato, e poi dove lo trovate un ciclista che inizia la carriera più tardi degli altri, cade spesso, ma vince più di 80 corse e quasi sempre importanti? Eppure anche lui era reduce dalla caduta ai Paesi Baschi, non si è fratturato ma scorticato al punto che l’industria farmaceutica tedesca ha appositamente realizzato un cerotto di un metro e mezzo per due. Ma Roglic è anche uno dei bersagli dei trafilisti, dei trafilati, cioè gli integralisti per i quali il ciclista è tale se fa tutta la trafila fin dai giovanissimissimi, e invece lui viene dal salto con gli sci. Tra parentesi, si dice che il segreto degli sloveni è che nelle scuole slovene fanno dei test per vedere qual è lo sport che più si addice a uno scolaro, ma ai tempi di Roglic o questo sistema non c’era ancora o hanno sbagliato alla grande, perché a uno che si sfracella dal trampolino e poi, passato al ciclismo, cade anche due volte al giorno avrebbe dovuto consigliare gli scacchi, poi se cadeva la scacchiera pazienza, non si faceva male nessuno. Quelli non trafilati sono visti come dei pericoli in gruppo perché non avrebbero le basi, e un altro cui si contesta questa lacuna è Remco Evenepoel, che non si perde mai una caduta e però è uno di quelli che corrono in maniera spettacolare. Bimbo Remco così giovane ha già un palmares che varrebbe due carriere, ma è incostante e ultimamente ha mostrato anche sintomi di cuneghite, e ha detto che correva il Delfinato solo per testarsi e si è lamentato che non lo capivano, ma forse il primo a non averlo capito era lui perché alla prima crisetta in salita è arrivato con una faccia come se gli avessero detto che Roglic aveva dato fuoco alla sua casa.

Incompreso.

Abbracci e vaffa

Evenepoel a volte si deprime, più spesso si arrabbia, chi invece non si arrabbia è Marianne Vos che quando perde corse importanti ha gesti di stizza, piange, ma poi col suo calvinismo-zen subito si pacifica, le tirano male la volata e dice che ha sbagliato lei, la squalificano per una fesseria e dice che è giusto perché è il regolamento, poi anche se dentro di sé pensasse ^ç%# costituirebbe comunque un bell’esempio di civiltà e sportività. Ma alla prima tappa della Vuelta a Catalunya si arrivava in volata, con Wiebes Kopecky e Kool in Gran Bretagna e Balsamo infortunata poteva vincere facile, e invece è stata preceduta da Ally Wollaston, una emergente neozelandese che l’anno scorso ha battuto l’ultima Bastianelli e ora la penultima o terzultima Vos, solo che stavolta si è aiutata con una scodata e per la prima volta Marianna ha mandato a quel paese un’avversaria, ma non c’è stata squalifica forse perché si cerca di contrastare lo strapotere della brabantina con l’applicazione saltuaria dei regolamenti, a Vårgårda 2022 sì e qui no. Poi lei reagisce a modo suo, e così il giorno dopo c’era un arrivo in salita, dopo i problemi del 2015 Vos in salita ha spesso cercato di tenere finché ha potuto poi si è defilata, invece sabato a sette chilometri ha staccato tutte come faceva da giovane. Per un curioso caso di telepatia distorta, mentre lei vinceva per la 254esima volta, durante la diretta dal Delfinato Garzelli e Rizzato parlavano degli juniores che oggi sono come professionisti e rischiano di stufarsi presto o di perdersi, ma… rianne a 16 anni correva nel cross contro le élites, a 19 vinceva i suoi primi mondiali cross e strada, e nel frattempo sono passate tante forti cicliste che hanno vinto si sono ritirate e lei è ancora qua. Per un altro caso di telepatia nello stesso giorno è tornata a vincere su strada Lucinda Brand, che è stata una sua allieva ma si distraeva durante le lezioni. Ma già che ci siamo menzioniamo anche la più singolare delle allieve di Marianne, se non altro perché più anziana di lei: Annemiek Van Vleuten, anche se non ha fatto niente, anzi proprio per questo. Quando correva e stravinceva, qualche avversaria, forse per rabbia invidia o semplicemente per un’uscita infelice, diceva che era un’aliena e che non aveva nient’altro nella vita. Ebbene, dopo essersi ritirata voleva correre il mondiale gravel, poi ha rinunciato per il suo ennesimo infortunio, e, al contrario del suo ex compagno di squadra che ora fa l’Embatido sullo sterrato, non ha più corso, non ha commentato niente, non si è fatta viva, significa che qualcos’altro nella vita l’aveva. 

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More parvulos

Dopo Pogacar al Giro, per i bambini abbiamo anche un’idola: è Lotte Kopecky che in Gran Bretagna ha regalato i fiori a una bambina mentre un bambino cui aveva fatto un autografo ha voluto abbracciarla, creando un altro pericoloso precedente, e la prossima volta bene farebbe Lotte a chiedere i documenti all’abbracciante per accertarne l’età, che con questi amanti delle borracce non si sa mai.

Almeno l’abbraccio non potrà venderlo su ebay tra 10 anni.

Scene finali

Anche i giornalisti sportivi praticano il salto sul carro del vincitore e il cinico e antispettacolare Roglic diventa il più grande interprete delle corse di una settimana e forse non solo di questo periodo, praticamente imbattibile, dimenticando che a volte gli viene la crisi dell’ultima tappa, e ieri era una di quelle volte, ma Primoz è riuscito a conservare il primo posto per soli 8 secondi. Coerentemente con i giornalisti, Roglic, dopo aver sempre detto che l’importante è il Tour e che era al Delfinato solo per verificare la condizione, ha dichiarato che non capita tutti i giorni di vincere una corsa così prestigiosa e che bisogna apprezzare il momento.

Lotte Kopecky era in vena di regali anche per le sue compagne, che una borraccia già ce l’hanno e allora regaliamole una tappa, l’ultima del Tour of Britain. Tira la volata così forte che, grazie anche a una serie di curve, esce nettamente in testa e potrebbe vincere lei, pure facile, ma rallenta che se potesse si fermerebbe, e si guarda indietro, dove pure Lorena Wiebes si trattiene per regalare la vittoria a Christine Majerus, preziosa gregaria forse all’ultimo anno di attività, ma l’australiana Ruby Roseman-Gannon dice: ragazze, mentre voi vi decidete questa tappa me la vinco io, e beffa sulla linea la Majerus che, come ormai è usanza nella SDWorx, festeggia troppo presto e resta senza regalo. La prossima volta che vuole farne uno, Lotte Kopecky farebbe meglio a regalare alle sue compagne qualche disco di musica schlager.

Marianne Vos vorrebbe prendersi la rivincita sulla Wollaston, ma la tappa breve e senza difficoltà favorisce la pistard oceanica che stavolta vince pulito, e la ragazza del Brabante si consola con la classifica, che sarebbe la vittoria n. 255. Ma forse ora è meglio smettere di contarle, lo facciamo a consuntivo a fine carriera, quando avrò più tempo perché ormai è chiaro che in pensione ci andrò prima io.

Ubi Majerus Minor Vincit.