LA ZERIBA SUONATA – Si fa presto a dire Bartali

A un certo punto in Italia si sono messi tutti a scrivere canzoni sui ciclisti: su Girardengo, Coppi, Gimondi, Pantani. Come se ognuno cercasse di scrivere un’altra “Bartali”, ma sono venute fuori canzoni stucchevoli, piene di facile retorica, quando invece sarebbe meglio partire dai paracarri. Paolo Conte ha parlato più volte nelle sue canzoni di biciclette o di sax che spingevano a fondo come ciclisti gregari in fuga. E un’altra volta la canzone ha preso il titolo da un ciclista, o meglio dal suo soprannome, ma in realtà Diavolo Rosso parla delle campagne di Asti, e Giovanni Gerbi, ciclista astigiano di un secolo fa,  ci finisce dentro giusto nel ritornello, come quella volta che, in fuga con la sua maglia rossa, finì in mezzo a una processione, e il prete gridò Chi è quel diavolo? , da cui derivò il suo soprannome.

Vi ricordate la prima ondata di ciclisti sovietici giunti in Italia nel 1989? Tante attese e pochi risultati. Si diceva che lo sconosciuto benessere occidentale li avesse distratti, sempre lì a festeggiare e sprecare talento (Konyshev su tutti), tranne Tchmil che invece era sempre ad allenarsi. Forse qualcosa del genere deve essere capitato a Romeo Venturelli, che da giovane batté a cronometro Rivière e Anquetil, sembrava il nuovo Coppi, e poi si perse, affamato di cibo e di donne in un periodo, i primi anni 60, in cui la fame vera c’era ancora. A lui Guido Foddis, scrittore e cantante, accompagnato dai Pedali di Ferrara e da due ospiti d’eccezione, ha dedicato una specie di inno, La Dieta di Venturelli, inserito nello spettacolo La Repubblica delle biciclette, un pezzo di combat-folk potremmo dire, altro che Springsteen, quasi a rivendicare il diritto di ognuno a rovinarsi come meglio crede (ma la gente quella vera è tale e quale a te/ quando la vita va in discesa se la complica da sé). Iader Fabbri Go home!

Tornando a Bartali, il suo nome è così popolare in Italia che lo conoscono anche gli artisti decadenti con lo spleen incorporato. Un gruppo marchigiano degli anni 80 scelse di chiamarsi, non mi chiedete perché, Baciamibartali . Erano quei gruppi new wave che allora ci piacevano tanto perché suonavano uguali ai gruppi inglesi, e che poi abbiamo dimenticato perché suonavano uguali ai gruppi inglesi. Il brano che vi propongo, allegro fin dal titolo, Mother Rust, ha però meno deboscia e più ritmo.

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